A tu per tu con Angelo Rossi, autore de “Le leggende del Napoli”

211

Nel libro si racconta la storia azzurra con aneddoti e gesta dei personaggi più rappresentativi, con un capitolo speciale dedicato a Maradona

le-leggende-del-napoli

NAPOLI –  Si chiama “Le leggende del Napoli” ed é il  libro di Angelo Rossi, giornalista professionista. Un testo in cui é raccontata la storia azzurra con aneddoti e gesta dei suoi personaggi più rappresentativi: da Sallustro a Mertens passando per Vinicio, Sivori, Juliano, Pesaola, Ferrara, Careca, Maradona, Hamsik, Cavani. Passione, sogni, speranze, miracoli e delusioni di una città dove il calcio viene sentito diversamente rispetto a Milano, Torino, Roma, Genova perché la squadra é solo una. E vanta nel palmares nientemeno che due scudetti, cinque Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, e milioni e milioni di tifosi sparsi per il mondo. Noi de “L’Opinionista” abbiamo incontrato l’autore: ecco cosa ci ha detto.

 Come è nata l’idea di scrivere questo libro?

“Su proposta della casa editrice (Diarkos) abbiamo deciso di non fare il solito libro sulla storia di un club ma di soffermarci su quei grandi campioni che a Napoli sono diventati leggende”.

Lei ha avuto il privilegio di raccontare gli anni trionfali del Napoli di Maradona: da giornalista e tifoso cosa ha rappresentato per lei questo grande Campione?

“Come giornalista Maradona ha dato tanto a me e ai miei colleghi. Per una città che vive di calcio, è stato un rivoluzionario che ha trascinato Napoli portandola a vincere”.

C’e un aneddoto di quegli anni che ricorda particolarmente?

“Ne ho tantissimi e tutti belli. Ricordarne uno solo significa far torto ad altri momenti indimenticabili”.

Nel libro vengono ricordati tanti giocatori che hanno scritto la storia del Napoli: da Vinicio a Pesaola, da Hamsik a Mertens passando per Cavani. Tutti stranieri. E’ cosi difficile “essere profeta in patria”? Insigne ha le carte in regola per diventare l’eccezione?

“Beh, c’è Totonno Juliano, napoletano, che è gran parte della storia del Napoli. E’ difficile sì ma non impossibile se si possiede carisma e personalità. Per intenderci, Insigne non è Juliano…”

Come è cambiato il calcio negli ultimi anni ?

“E’ semplicemente un altro sport. Le doti fisiche prevalgono su quelle tecniche, la velocità di palleggio e di pensiero è aumentata, il business ha preso il posto dei sentimenti”.

Come è cambiato invece negli anni il rapporto tra Napoli e tifosi napoletani?

“E’ scemato un po’ perché è scemata la passione della gente per via dei troppi interessi: ma questo è un discorso che vale per tutte le piazze. Per fortuna a Napoli la passione resta alta”.

Come vede il Napoli di Spalletti? Dove può arrivare?

“E’ una buonissima squadra in 13-14 elementi, da Champions più che da Scudetto: avrebbe bisogno di una rosa più qualitativa”.