Aurora e la storia del tragico incidente sull’autostrada

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ragazza sola

Era rimasta sola, Aurora, dopo quel tragico incidente sull’autostrada. Aveva vissuto i suoi primi dodici anni felice con la sua famiglia. Figlia unica, desiderata e amata. Ora non sapeva proprio come andare avanti. In un attimo aveva dovuto accettare molte perdite. La solitudine la spaventava molto.

Era sempre stata al centro dell’attenzione con premurose cure. Per molti giorni rimase chiusa in casa a piangere. Stremata si addormentava e quando si svegliava ricominciava a piangere. Temeva di fare la fine della piccola fiammiferaia.

Quante volte, la sera, aveva pregato la mamma di leggerle quella favola preferita, prima di addormentarsi. Tempi feliici, dove anche la più piccola cosa aveva un senso. Un sorriso, una carezza.

Ora solo silenzio e desolazione.

Tutto era diverso nella sua casa: la colazione, il pranzo, affacciarsi alla finestra, salutare la vicina, rispondere al telefono. Tutto era diverso, anche la sua cameretta, i suoi giochi. Nessuna sfumatura di colore. Solo grigiore. Pochi giorni e poi sarebbe andata in collegio a vivere insieme ad altre ragazze. Ma aveva paura, non conosceva nessuno. Doveva anche cambiare scuola.

Troppe cose tutte insieme, pensava proprio di non farcela.

Quando il cibo della dispensa iniziò a scarseggiare decise di uscire alla ricerca di qualcosa, ma neanche lei sapeva bene che cosa, e dove o chi andare a cercare.

Si sentiva triste e pensava che la gioia non l’avrebbe oiù abbracciata. Non aveva motivo per farlo. Camminava per le strade della sua città senza riconoscerle. Tutto era diverso adesso, si ripeteva nella mente. Era immersa in quei pensieri cupi quando inciampò e cadde col muso du qualcosa di strano. Era un piccolo libro rilegato con dei nastrini colorati con su la scritta: poesie, “una vita un mondo”.

Aurora incuriosita lo raccolse. Lo aprì e lesse:

C’è un giardino non lontano da qui
libero a tutti
chi vi entra ne resta incantato
e non vuole più uscire di lì.
Sempre più grande sta diventando
questa oasi verde di pace e feicità.
Dove sia
non so
ma dicono che sia
non lontana da qui.

Girò un’altra pagina e trovò:

Due ibischi rossi fiammanti
sono sbocciati in giardino
uno accanto all’altro
uniti per l’eternità
che solo un giorno durerà
ma questo il fiore non sa.
Lui vive
nudamente
e altro non chiede
altro non ha.

Aurora guardò sull’altra faccaciata:

Amiamo la vita
triste o allegra che sia!
Il suo peso
nel corpo c’è già.
Sorridenti facciamo il cammino
pesante o leggere che sia!

Con gli occhi incollati alla pagine lesse:

E quando non ci saremo
come faremo ad amare
a toccare il cuore
a sfiorare la pelle
a sorridere ancora.
Saremo presenti
ombre nel buio
luce nel sole.

Un miscuglio di emozioni nuove la invase. Come una calamits era stata catturata da quelle parole. E arrivò fino alle ultime pagine:

Amare
non lo si può spiegare
nessuna frase
sarebbe illuminante.
Vedere
questo sì
potrebbe essere accecante.

Il difficile non è morire
giorno per giorno
caduta per caduta
ma rialzarsi
ogni volta
a nuova vita.

Aurora, dopo tanto dolore, intuì che non si sarebbe più sentita sola. In quelle parole aveva trovato per davvero un mondo, una vita. Mai avrebbe immaginato che qualcuno, chissà chi, chissà dove, scriveva cose così vicine al suo sentire. Perchè non iniziare da lì? Perchè non iniziare una nuova vita? Perchè non poteva scrivere anche lei per gli altri? Perchè non tentare di scrivere ciò che provava? Questa scoperta la fece vibrare tutta. Fu invasa da un sentimento di appartenenza.

Chiuse il libro se lo posò sul petto e si avviò verso casa.