Coldiretti, a Roma il più grande mercato delle specialità contadine sopravvissute al sisma

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ROMA – Sono centinaia gli agricoltori, gli allevatori e i pastori terremotati della Coldiretti che ieri mattina hanno lasciato le proprie aziende per raggiungere il centro della Capitale e offrire in piazza di Sant’Anastasia, al Circo Massimo, i propri prodotti nel più grande mercato delle specialità contadine sopravvissute al sisma che hanno sconvolto la vita e il lavoro di ampie zone delle regioni del centro Italia. Un’occasione per aiutare la lenta ripresa dei territori colpiti, ma anche per fare un bilancio a tre anni dalle scosse dell’ottobre 2016, con la situazione attuale, gli interventi ancora attesi e le storie di chi con grande coraggio e dignità è rimasto a vivere e lavorare nelle campagne ferite.

Dal pecorino di Farindola al pecorino di Campotosto, dalla patata turchesa ai salumi teramani insieme al ciauscolo marchigiano, le lenticchie di Castelluccio di Norcia e il pecorino laziale: sono questi solo alcuni dei prodotti scampati al sisma e portati al maximercato di Campagna Amica in cui viene preparata la pasta all’amatriciana cucinata dagli agrichef (i cuochi contadini degli agriturismi terremotati) e offerta ai cittadini proprio per ricordare che nelle zone devastate è ancora lontano il ritorno alla normalità. Un grande striscione per ricordare che “La terra non trema – Il coraggio dei contadini”, a simbolo della tenacia degli agricoltori che con grande coraggio e dignità – sottolinea la Coldiretti – sono rimasti a vivere e lavorare nelle campagne ferite nonostante i ritardi nella ricostruzione e le perduranti difficoltà quotidiane.

In piazza con i produttori c’era Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, che ha voluto dedicare alla solidarietà la ricorrenza del 75esimo anno dalla propria Fondazione avvenuta proprio a fine ottobre 1944. Presenti inoltre il ministro delle politiche agricole, Teresa Bellanova, e la sindaca di Roma, Virginia Raggi. I pesanti ritardi della ricostruzione con le difficoltà abitative delle popolazioni locali e i problemi a far tornare i turisti hanno determinato – sottolinea la Coldiretti – un crollo delle vendite dei prodotti locali che gli agricoltori, a prezzo di mille difficoltà, sono comunque riusciti a salvare dalla macerie garantendo la continuità produttiva e, con essa, una speranza di ripresa in un territorio a prevalente economia agricola che al terremoto ha pagato un conto salato.

In difficoltà ci sono 25mila aziende agricole e stalle censite nei 131 Comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, dove – continua la Coldiretti – c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo. Tra i settori più colpiti c’è sicuramente quello dell’allevamento, ma in difficoltà si trovano anche le altre attività a partire dall’agriturismo dove è ancora lenta la ripresa per le 444 strutture che secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat operano nell’area dei quali 42 in Abruzzo, 40 nel Lazio, 247 nelle Marche e 115 in Umbria.