Come nasce un gioiello? Intervista all’orafo Emanuele Cannoletta

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Primo tra gli italiani ad un contest mondiale di gioielleria, il suo stile é influenzato da street art e scultura contemporanea

emanuele cannoletta

GENOVA – Quello dell’orafo é uno dei più dei mestieri più antichi nella storia. Grazie a un mix di creatività, precisione e immancabile passione, competenza, professionalità e attenta cura dei materiali in un laboratorio orafo, ieri come ai giorni nostri, prendono vita gioielli preziosi dal valore inestimabile, non solo economico ma spesso anche affettivo. Tra gli artigiani gioiellieri di nuova generazione c’é anche il sanremese Emanuele Cannoletta, laureato in Architettura Urbanistica all’Università di Barcellona in Spagna (Specialistica), e Università di Genova (triennale), che lo scorso anno si é classificato primo tra gli italiani ad un Contest mondiale di Gioielleria contemporanea svolto in Cina. Noi de “L’Opinionista” lo abbiamo incontrato: ecco cosa ci ha detto.

Come nasce la tua passione per l’oreficeria?

La mia passione per l’oreficeria è nata quasi inaspettatamente. Nonostante sia cresciuto immerso nel mondo dei preziosi, essendo figlio e nipote di gioiellieri, non ho mai avvertito il richiamo di questa disciplina. Le cose sono iniziate a cambiare durante gli anni di università: la distanza dal mio paese e l’avvicinamento al mondo dell’arte hanno suscitato in me il desiderio congiunto di contatto diretto con la materia e di riscoperta delle radici. Lo studio della scultura ha costituito un ingrediente fondamentale per stimolare la mia creatività che d’improvviso non riusciva più a limitarsi alla fantasia ma spingeva per trovare il modo di prendere forma. Questa voglia di fare unita alla necessità di riscoprire i valori delle tradizioni, sia familiari che nazionali, mi hanno fatto vedere il mondo del gioiello non più come bene commerciale ma come frutto di una tradizione artistica millenaria che si stava perdendo. Così, unendo l’utile al dilettevole, ho deciso di andare a rispolverare i vecchi attrezzi di mio nonno per mettermi alla prova e cercare di apportare nuova linfa ad una nobile ed antica disciplina”.

Qual è il tuo percorso formativo?

Finito il liceo mi sono iscritto alla facoltà di architettura dell’università di Genova, ero affascinato dall’aspetto progettuale e speravo di poter vedere concretizzate le mille fantasticherie che mi ronzavano per la testa.

Mi sono specializzato in Urban Design (progettazione dello spazio pubblico) presso la facoltà di belle arti dell’università di Barcellona. Fu proprio durante gli anni di specializzazione che le materie collaterali che mi vennero proposte mi fecero cambiare idea riguardo a quello che sarebbe stato il mio futuro.

I laboratori di scultura e modellazione fecero emergere in me l’inappagabile desiderio di lavorare con le mani, immaginare e progettare era diventato improvvisamente insufficiente, non riusciva più a bastarmi, avevo l’inestinguibile voglia di sporcarmi le mani, di sentire la materia plasmarsi tra le mie dita.

Le ore passate immerso nella più silenziosa ed ovattata concentrazione mi erano diventate ormai indispensabili e capii che passare il resto della mia vita davanti allo schermo di un computer non poteva essere la mia strada.

Decisi quindi di iscrivermi all’accademia di arti orafe LAO di Firenze, dove per due anni ho frequentato i corsi di oreficeria, gemmologia, incisione e storia del gioiello. I due anni di accademia hanno sicuramente rivoluzionato la mia percezione dell’arte, dell’artigianato e della gioielleria, inserendo questioni di tipo filosofico, sociale e stilistico, facendomi percepire il gioiello non solo come accessorio ma altresì come mezzo espressivo e strumento di comunicazione sociale”.

A cosa ti ispiri durante il processo creativo? Quale stile segui?

“Il mio lavoro consiste principalmente nel dare forma ai sentimenti ed alle emozioni dei miei clienti. Fare gioielli su misura, cuciti addosso alle esigenze dei committenti, è una costante sfida poiché ogni progetto è diverso. Non esistono due storie che si rassomiglino, così come non esistono due messaggi uguali che devono essere trasmessi tramite il gioiello. Il processo creativo che porta alla nascita di un nuovo pezzo è ogni volta stimolato dai racconti delle persone che lo commissionano. Se dovessi fornire un’immagine allegorica, potrei dire che come un rampicante, la mia creatività si ancora ed erge aggrappata ad una solida struttura composta dai racconti e dalle vite dei clienti che mi interpellano. Il mio compito è elaborare e trasformare in monile alcuni frammenti di storia personale, mischiandoli ai sentimenti, alle speranze e alle emozioni. Non sento di poter dire che le opere che realizzo mi appartengano appieno, esse sono piuttosto il frutto di un lavoro congiunto tra i clienti che ne forniscono l’essenza e le miei mani che ne plasma la forma. Sicuramente in questo processo l’estetica è influenzata da quelle che sono le mie passioni ed i miei interessi, specie in ambito artistico. In questo senso direi che nel mio stile si può sentire una forte influenza derivante dalla street art, dall’arte dei tatuaggi e dalla scultura contemporanea, anche se capita a volte che ci siano dei pezzi che evidenzino maggiormente un gusto liberty o neobarocco. La verità è che ogni gioiello necessita di valutazioni a sé, basate sulla ricerca del linguaggio più efficace per trasmettere il suo messaggio, ma risente anche dell’esigenza di sposarsi in maniera coerente con la persona che lo vestirà”.

Quale messaggio vuoi trasmettere con le tue creazioni?

Il mio lavoro è sicuramente spinto da un grande desiderio di riscatto. La mia volontà è quella di voler far riscoprire e diffondere il grande valore simbolico e poetico del gioiello inteso non solo come mero oggetto decorativo. Nella storia, il gioiello ha avuto significati ben distinti da quelli che gli sono attribuiti oggi: è stato talismano, è stato feticcio, è stato icona sociale, è stato baluardo di ideali… addirittura il gioiello è stato il mezzo attraverso cui Giuseppina di Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte, ha veicolato e manipolato importanti eventi politici influenzando e stravolgendo i costumi di una società. Nel mio lavoro cerco di dare nuova enfasi ai mille volti della gioielleria e risvegliare al contempo il fascino e l’apprezzamento per tutti i mestieri d’arte, poiché solo restituendo ad ogni opera la propria dignità saremo in grado di ritrovare i valori culturali che per centinaia di anni sono stati il motore della nostra tradizione artistica.

“Un gioiello è…”

“Un gioiello è un racconto che parla di noi e ci sopravvive, è il mezzo attraverso il quale restiamo legati ai nostri antenati, è un sentimento infinito intrappolato in una forma definita”.