Covid, Toti: “Giusto l’allentamento delle misure ma restiamo vigili”

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giovanni totiROMA – “Dura dirla così, mentre alla coda del Covid da gestire e al rilancio del Paese da programmare con il Pnrr, si è aggiunta l’emergenza della guerra. Stiamo tenendo insieme molte cose. Parlo del Paese e delle Regioni, coinvolte in gran parte di queste attività straordinarie. Ma avere nel governo un interlocutore serio ci rassicura”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il presidente della Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, Giovanni Toti.

Condivide l’allentamento delle misure? “È equilibrato. Sono stati sconfitti gli opposti estremismi della drammatizzazione e della sottovalutazione. Mettiamo un punto fermo all’emergenza in cui il Paese ha vissuto per due anni. Accompagnando il nuovo corso senza smettere di monitorare il contagio. Si apre una fase di normalità condizionata”. La Liguria è una regione turistica: basterà la rimodulazione dell’obbligo di green pass a far tornare i visitatori? “Io credo che il saldo per gli operatori sarà positivo. I numeri saranno migliori di un anno fa: lo ricaviamo dalle prenotazioni e dalla voglia di investire nel settore. Ma sarà un traffico soprattutto interno. Inevitabilmente, invece, tutta Italia perderà visitatori dall’estero per via del quadro internazionale. Il prodotto interno lordo ne risentirà”.

Che pensa del ritorno alla normalità negli ospedali? “Ecco. Il 31 marzo non finiranno solo alcune restrizioni. Terminerà la vigenza di tanti strumenti straordinari che hanno difeso il sistema sanitario: il reclutamento a tempo determinato, l’impiego di pensionati e specializzandi. Sarebbe paradossale se, proprio ora che il Covid non è ancora scomparso e impone ancora il doppio registro negli ospedali, ora che ripartono le altre attività compresse dall’emergenza, ora che arrivano i profughi di guerra, ci facessimo trovare senza uomini. Non è tempo di mandare tutti a casa”.

Cosa abbiamo imparato dalla pandemia? «Abbiamo imparato che in passato, per la sanità, prima si e speso male, poi si sono operati tagli sconsiderati. Che la salute non si difende solo in ospedale ma necessita di una rete territoriale perché gli ospedali non collassino quando capita un’emergenza. Che la rigidità della pubblica amministrazione può essere un ostacolo alla generosità e anche al fare bene le cose. Infatti durante l’emergenza abbiamo prodotto più deroghe e strutture commissariali che farmaci. Alla fine mi auguro che abbiamo imparato che per il rilancio servono sì investimenti, ma anche semplificazione. Servono riforme. È questa la prossima sfida”.