Cristiana Capotondi: “Essere la mamma del Cristo è tanta roba”

453

Cristiana Capotondi don Marco Pozza

L’attrice romana sarà ospite della della terza puntata del programma ‘Ave Maria’ condotto da don Marco Pozza a Tv2000 in programma martedì 30 ottobre alle 21:05

ROMA – “Essere la mamma del Cristo come si dice in Romagna è tanta roba. Mi affascina di Maria l’idea che diventa figlia del suo figlio”. Lo afferma Cristiana Capotondi nella terza puntata del programma ‘Ave Maria’ con Papa Francesco, condotto da don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova, in onda su Tv2000 martedì 30 ottobre alle ore 21.05.

“Deve essere stata molto dolorosa la vita di Maria come mamma – prosegue la Capotondi – se la pensiamo come mamma, se la pensiamo come donna che aveva compreso un quadro divino. Deve essere stata una vita straordinaria, piena, colma di felicità però dato che era queste due cose insieme credo che abbia avuto sia un momento sia l’altro cioè un momento di dolore nel distacco di Gesù bambino, non Gesù neonato, ma quando Gesù da bambino si è allontanato e poi nel vedere morire il proprio figlio. Credo e spero che in quella seconda parte abbia abbracciato l’idea che fosse un disegno divino”.

“Penso che la figura di Maria – aggiunge la Capotondi – sia un simbolo di un certo tipo di femminilità anche in relazione con il mondo maschile se ritorniamo al fiat voluntas tua, quindi tu sei benedetta fra le donne è chiunque acceda alla femminilità così come Maria ci ha indicato è benedetta fra le donne ma non lo è lei in quanto storicamente ha portato il Cristo ma è il modo in cui ti determini donna oggi che determina il fatto che tu sia benedetta, non benedetta fra le donne”.

Da bambina, ricorda la Capotondi, “ero sicuramente un ibrido. Sono sempre stata molto femminile ma dall’altro lato anche molto attratta dalle amicizie maschili. Per esempio il mio primissimo amico era un bambino che si chiamava cristiano ed era un bambino col quale giocavamo con i lego, con i camion con le macchine, i treni, i trenini. Ho avuto questa educazione di rapporto con il maschio, era quasi necessario per me confrontarmi con il mondo maschile. È sempre stato così. Sono sempre stata molto curiosa del mondo maschile, sicuramente una bimba maschiaccio poi si dice no? È un maschiaccio. Io ero un po’ così”.

La Capotondi ai microfoni di Tv2000 affronta anche la questione delle molestie sulle donne: “Se una donna viene molestata non vince la donna su un uomo se poi questa donna riesce ad ottenere giustizia. C’è un dolore e c’è anche una vita addolorata che è quella dell’uomo che deve avere a che fare per tutta la vita con sé stesso, che è stato in grado di fare una cosa così meschina, così violenta, così riprovevole. Sono comunque due vite che provano dolore, non c’è una vittoria. E il desiderio di non mettere l’uomo all’angolo per me è stato determinante nel dire quello che ho detto (‘dentro certe battaglie bisogna stare un filino indietro perché non sempre è necessario trovare un mostro o un capro espiatorio’ ndr) perché mi piace che i generi siano in dialogo costante continuo e che non si faccia di tutta l’erba un fascio”.