Draghi: “Putin non deve vincere, non vuole la pace ma serve il dialogo”

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BRUXELLES – “È essenziale che Putin non vinca questa guerra”. Mario Draghi prende la parola nella prima giornata del consiglio europeo di Bruxelles, scandendo una linea netta. Il presidente del consiglio, giovedì scorso, aveva sentito il leader del Cremlino, senza vedere, aveva spiegato, “spiragli” per una pace. Una convinzione ribadita oggi davanti ai leader europei. Draghi si è detto “scettico” sull’utilità di queste telefonate, che “dimostrano che è Putin a non volere la pace”. Ma allo stesso tempo, ha aggiunto, “ci sono ragioni per farle”, a partire dalla necessità di risolvere il problema del grano bloccato nei porti ucraini.

Prima dell’inizio dei lavori, di questo il premier aveva parlato in un trilaterale con il presidente francese Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, condividendo “preoccupazione”: “Il rischio di una catastrofe alimentare è reale e se non ci sarà una soluzione, dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin”, ha detto il presidente del consiglio, secondo cui “l’Onu può giocare un ruolo importante” ma occorre “accelerare” o “rischiamo di arrivare tardi”.

“Dobbiamo vincere la battaglia sulla sicurezza alimentare – ha sottolineato – è anche un modo per mostrare ai Paesi più poveri, ad esempio in Africa, che siamo dalla loro parte”. Draghi ha preso la parola ieri pomeriggio dopo che, in videocollegamento, era intervenuto il presidente Volodymyr Zelensky. Un discorso di 10 minuti, senza domande, in cui il leader ucraino, con la consueta t-shirt verde militare, aveva rivolto un appello ai 27. “Non dividetevi, restate uniti”, ha detto, invitando ad approvare “prima possibile” il nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. Una linea ripetuta dal presidente del Consiglio italiano, in un Consiglio che deve affrontare diverse vedute tra gli Stati membri sulle sanzioni.

“Dobbiamo mantenere unità. L’Italia è d’accordo sul pacchetto”, ha assicurato, precisando però che non ci devono essere “squilibri” tra gli Stati membri. Avanti quindi con il sostegno a Kiev, senza però ingerenze né invasioni di campo perché “deve essere l’Ucraina a decidere che pace vuole” altrimenti “non può essere sostenibile”. E proprio per ribadire l’appoggio a Zelensky e al suo Paese, ha proposto, potrebbe essere un gesto “simbolico” ma “importante” offrire all’Ucraina lo status di Paese candidato a entrare nell’Ue.

Infine un accenno al tema dell’energia, uno dei più spinosi per il consiglio, viste le diverse posizioni dei membri. Sulla proposta italiana di un tetto al prezzo del gas non ci sono passi avanti significativi: nella dichiarazione finale, al massimo, potrebbe essere inserito un ‘mandato’ alla Commissione a esaminare il tema. Per quel che riguarda il petrolio, potrebbe esserci un accordo per lo stop al greggio russo, ma in due passaggi: un blocco, entro l’anno, di quello che arriva via nave (i 2/3 del totale), un altro, senza una data, per fermare anche quello via oleodotto, che in particolare riguarda l’Ungheria.

Un compromesso su cui è stato raggiunto un accordo di massima tra gli sherpa, che però deve essere ancora discusso in Consiglio. Quel che è certo, è stata la conclusione di Draghi, è che “non possiamo immaginare che dopo il conflitto la nostra politica energetica tornerà come prima. Quello che è successo è troppo brutale. Dobbiamo muoverci ora per cambiare i nostri fornitori di energia nel lungo periodo”.