“Non è un’emergenza, in tutto il mondo 200 casi in 6-7 mesi, un po’ come quelli che si vedevano prima del Covid perché casi di epatite sconosciuta in adulti e bambini ci sono sempre stati. Ci vuole tempo per chiarire alcuni punti – ha aggiunto – Non abbiamo ancora dato un nome e un cognome a questa epatite di origine sconosciuta, ma credo che l’indiziato più probabile rimanga l’adenovirus F41 o una coinfezione di questo con altro agente. Dopo di che, io credo che non è il caso di preoccuparsi: dobbiamo approfondire, ma evitiamo di creare allarmi”.
“La scoperta di un nuovo virus non è una cosa immediata – ha ricordato – Anche per l’Hiv e l’Aids ci sono voluti 2 anni. L’opinione pubblica è abituata ad avere tutto e subito, ma non è così. Anche per Covid è accaduto questo, ci vuole tempo e studi per accertare di cosa si tratta. In generale, quando si può lavorare senza le luci delle ribalta lo si fa meglio”.
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