Attualità

Fermo, migrante ridotto in fin di vita dopo un’aggressione

FERMO – “E’ stata una provocazione gratuita e a freddo, ritengo che si tratti dello stesso giro delle bombe davanti alle chiese”. Così mons. Vinicio Albanesi a proposito dell’aggressione a un migrante nigeriano, di 36 anni, richiedente asilo, ora in coma irreversibile a Fermo dopo essere stato preso a pugni da un ultrà della locale squadra di calcio, che è stato denunciato.

Il presidente della Comunità di Capodarco si riferisce agli ordigni piazzati nei mesi scorsi di fronte a edifici di culto di Fermo e annuncia che si costituirà parte civile in quanto presidente della Fondazione Caritas in Veritate. Per il 36enne, che aveva reagito a degli insulti rivolti alla compagna, i sanitari hanno chiesto l’espianto degli organi.

Il nigeriano, ospite con la moglie del seminario vescovile di Fermo, è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato aggredito a pugni da un fermano di 35 anni, conosciuto come ultrà della locale squadra di calcio, che avrebbe avvicinato la coppia per strada e avrebbe insultato la donna chiamandola “scimmia”.

Secondo una prima ricostruzione della polizia, il nigeriano ha reagito agli insulti sradicando un palo della segnaletica stradale e picchiando l’italiano, facendolo cadere a terra. Questi si è rialzato e si è scagliato contro l’africano, riducendolo in fin di vita a forza di botte. L’episodio è avvenuto in via Veneto. Le indagini sono ancora in corso.

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Redazione L'Opinionista

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