ROMA – “Non c’è una sola forza politica, nella maggioranza di governo, che intenda introdurre, con la separazione delle carriere, un assoggettamento del pm all’esecutivo. Non c’è motivo di drammatizzare, siamo aperti al confronto e assolutamente non animati da intenti punitivi. Oltre alla terzietà vogliamo scongiurare la mediatizzazione delle indagini, la confusione fra tesi dell’accusa e verità consacrate da una sentenza. È questa confusione che ancora oggi finisce per equiparare un avviso di garanzia a una sentenza definitiva”. E’ quanto affermato dal Presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano, in un’intervista al quotidiano ‘Il Dubbio’.
“Ovviamente non basta la riforma costituzionale per rivoluzionare la percezione della giustizia”, ha detto ancora Pagano, che ha aggiunto: “Non a caso il governo, con il ministro Carlo Nordio, ha predisposto altri interventi, che mirano ad esempio a scongiurare la pubblicazione indebita di stralci di intercettazioni, a preservare la privacy e la dignità di indagati ed estranei alle accuse. E aggiungo: un sistema più equilibrato dovrà prevedere anche l’avvocato in Costituzione, la riforma promossa dal Consiglio nazionale forense con cui si intende riconoscere al difensore un rilievo analogo a quello del pm, e un’autentica libertà nell’esercizio della funzione. Ripeto: nulla di tutto questo dovrebbe essere vissuto come un attacco all’autonomia e indipendenza della magistratura”.