Intervista ad Alfonso Perugini, da dietro a davanti alla macchina da presa

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alfonso perugini
Alfonso Perugini copertina intervista – credito Bleecker Street

Lo vediamo al Cinema accanto a due straordinarie attrici e vere e proprie dive quali Toni Collette e Monica Bellucci, il bravo Alfonso Perugini. La pellicola della quale stiamo parlando è “Mafia Mamma”. Oggi è un applaudito attore ma lui si sente maggiormente un regista. Di questo e di molto altro ancora ci ha parlato il meraviglioso artista.

Alfonso, presentati ai nostri lettori con pregi, vizi e virtù…

Di vizi penso di averne pochi: ecco forse giusto le sigarette, ma una volta erano di più. Giudicarmi per i pregi lo lascio agli altri. Qualcuno lo avrò sicuramente. Mentre per le virtù certamente la pazienza.

Oggi sei al Cinema con la pellicola internazionale “Mafia Mamma” dove hai recitato accanto a due dive come Monia Bellucci e Toni Collette, ma che ricordi hai dei tuoi esordi? Come ti sei avvicinato al mondo del Cinema?

Iniziai da adolescente. Le videocamere ancora funzionavano con i nastri Mini-DV. Ebbi la fortuna di fare pratica già al liceo classico di Latina, dove frequentavo l’indirizzo di Linguaggi e tecniche cinematografiche. Avevamo un attrezzatissimo laboratorio di regia e montaggio, nel quale cercavo sempre di passare più tempo possibile. Cominciai a fare piccoli film sperimentali, a montare soprattutto, che fu la mia prima passione. Con il tempo e la costanza sono cresciuto.

Oggi molti giovani sognano di lavorare non più per il Grande Schermo ma per le piattaforme in streaming. Possibile che il Cinema abbia perso gran parte del suo fascino?

I giovani d’oggi devono capire che le piattaforme di streaming hanno cambiato la distribuzione dell’Home-Cinema, ma non la produzione cinematografica. 30 anni fa c’erano le vhs, 20 anni fa i dvd, 10 anni fa i blu-ray, oggi Netflix, Amazon Prime, Hulu negli Stati Uniti ecc.; ma il contenuto è sempre un’opera cinematografica e come tale deve sempre passare prima dalla sala cinematografica, altrimenti è un mero prodotto direct-to-video, un film mancato potremmo dire e quindi sia da un punto di vista sia artistico che commerciale una mezza incompiuta. Se i giovani d’oggi ambiscono a questo, meglio che non facciano questo lavoro. Il Cinema e la sala cinematografica sono cose superiori e quindi il Cinema avrà sempre il suo fascino per chi lo comprende.

Che ricordi hai di te bambino e ragazzino quando andavi al cinema con i familiari e gli amici?

Il primo film di cui ho memoria in una sala cinematografica è “Anni ‘90” regia di Enrico Oldoini, che purtroppo è venuto a mancare proprio in questi giorni. Era la fine del 1992 e avevo quattro anni. Era il Multisala Corso in Corso della Repubblica a Latina. È un cinema che esiste ancora e che ancora frequento. Ricordo che mi alzai dalla poltrona per toccare lo schermo. Volevo toccare l’immagine e magari nella mia immaginazione entrarci dentro.

Non hai mai pensato che un giorno saresti stato tu dall’altra parte?

Alla fine ci sono entrato dentro quell’immagine. L’ho sempre voluto. Ne sono diventato consapevole come ho detto prima in età adolescenziale.

Ti ha mai affascinato l’idea di lavorare dietro le quinte? La regia in particolare è qualcosa che ti affascina?

Ho studiato e mi sono formato negli anni per diventare un regista e mi sento tale, anche se negli ultimi anni lavoro dall’altra parte della macchina da presa.

Come mai secondo te molti attori poi, a un certo punto della loro carriera, fanno questa scelta?

Per mettersi alla prova tecnicamente, per dare compimento alla loro carriera. Nel mio caso sto facendo delle esperienze in senso inverso.

A proposito di regista, da quale regista in particolare vorresti essere diretto e perché?

Il sogno di una vita sarebbe lavorare al fianco di Carlo Verdone. Poi apprezzo moltissimo registi come Sydney Sibilia, che seguo fin dai primi corti che girava come studente del CSC ed Edoardo Leo che con disinvoltura è sia un eccellente attore che un bravissimo regista.