A riceverlo una nutrita rappresentanza della vasta comunità che si identifica con l’elemento iscritto formata da Associazione Nazionale Città del Tartufo (Anct), soggetti riuniti in gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani (Fnati), altre Associazioni non iscritte a Fnati e singoli tartufai. All’evento non sono voluti mancare istituzioni, esponenti politici, personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo che negli anni hanno accompagnato e sostenuto il lungo percorso che ha portato a questo riconoscimento. Tra questi i “Messaggeri della Cultura del tartufo” la conduttrice Syusy Blady e il pronipote di Totò Simone Buffardi de Curtis e i parlamentari gli onorevoli Susanna Cenni e Filippo Gallinella.
“Per ogni comunità – il commento del Sottosegretario di Stato per la Cultura Lucia Borgonzoni – il percorso verso il riconoscimento UNESCO a Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità significa andare ancora più a fondo nella conoscenza di quelle che sono le storie, le tradizioni e il valore custodito dalle tantissime persone che le animano e dai territori in cui le comunità vivono. Significa arrivare alle nostre radici. E significa anche fare rete attorno a un patrimonio immenso e lavorare perché venga custodito e trasmesso alle nuove generazioni. L’importante traguardo di oggi è solo l’inizio: la strada da seguire è quella che porta alla valorizzazione di questo patrimonio nella sua condivisione e tutela”.
“Finalmente – ha dichiarato Michele Boscagli, presidente di Anct – festeggiamo nel modo che volevamo, con una grande festa di comunità, questo riconoscimento tanto auspicato e per cui abbiamo lavorato con costanza e dedizione per molti anni. La gioia di questo momento sta nella condivisione con tutti coloro che si identificano con l’elemento”.
“L’iscrizione della ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia’ nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’umanità UNESCO – ha commentato Fabio Cerretano, presidente di Fnati – deve rappresentare l’applicazione sistemica della conoscenza di noi tartufai soprattutto a tutela della biodiversità e della sostenibilità degli ambienti tartufigeni sempre più fragili. C’è un grande patrimonio immateriale da tutelare e da trasmettere alle nuove generazioni e questo importante riconoscimento deve spingere tutti noi a camminare in questa direzione”.
Il grande valore di questo riconoscimento, è stato spiegato durante l’evento, sta anche nel lavoro di ricerca e archiviazione di testimonianze e documenti che è stato fatto e che ha consentito una trasmissione formale dell’elemento, fino a oggi rimasta informale e prevalentemente affidata alla tradizione familiare e orale.
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