Moda, la nascita del pret-à-porter

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La risposta del sistema della moda alla richiesta proveniente dai giovani di un abbigliamento più libero e democratico è stata una semplificazione del tradizionale stile opulento e barocco dell’alta moda, ma soprattutto lo sviluppo del pret-à-porter.

Tale termine è stato coniato negli Stati Uniti nel 1948 (read to wear), ma il primo Salon du pret-à-porter femminile si è tenuto a Parigi nel 1957, mentre il tipo di abbigliamento ad esso relativo si è sviluppato soprattutto in Francia nel corso degli anni sessanta.

Il concetto che si trova alla base del pret-à-porter è la proposta di abiti economicamente accessibili, ma innovativi sul piano stilistico e ben curati sul piano delle caratteristiche tecniche.

Per la prima volta, è stato così possibile abolire la tradizionale distinzione tra gli abiti di serie della confezione industriale e gli abiti prodotti su misura dall’alta moda, dando vita ad una formula intermedia.

Negi anni sessanta, il pret-à-porter si è dato una identità specifica e persino trasgressiva per adeguarsi alle creative proposte provenienti dal mondo giovanile. Ha reso così possibile l’affermarsi di una nuova generazione di creatori di moda: Daniel Hechter, Jean Cacharel, Mary Quant ecc.

Inizialmente le grandi case di moda erano contrarie al pret-à-porter e il primo couturier a entrare in questo settore è stato Pierre Cardin, che nel 1959 ha presentato la prima collezione di questo tipo nei grandi magazzini Printemps di Parigi. E’ stato seguito da Yves Saint Laurent, un allievo di Dior che nel 1957 gli era subentrato alla sua morte e che nel 1966 ha inaugurato Rive gauche, la prima boutique di pret-à-porter femminile aperta da un couturier.

Tra i giovani, Courreges si è fatto conoscere introducendo uno stile corto e geometrico che ha suscitato notevole scalpore. Ha liberato il corpo della donna dal reggiseno, dai tacchi alti e dagli abiti stretti.

La minigonna era già stata presentata nel 1963 in Gran Bretagna da Mary Quant, ma a svilupparne lo stile è stato soprattutto Courreges, il quale, nel 1968, ha proposto il bianco totale per abiti cortissimi da abbinare a stivaloni di plastica dello stesso colore.

Va ricordato inoltre Paco Rabanne, probabilmente colui che nelle storia dell’abbigliamento ha fatto più ricorso a materiali insoliti per realizzare abiti. A partire dalla prima provocatoria collezione della fine del 1964, con abiti in alluminio e rhodoid (acetato di cellulosa), Rabanne ha utilizzato di tutto: carta, plastica, metalli ecc.

Ma, con il successo del pret-à-porter, l’alta moda ha incominciato a perdere progressivamente terreno rispetto alla dinamica evolutiva del settore. Ha accolto, per esempio, l’uso dei pantaloni per le donne quando queste li avevano già adottati in massa.

L’alta moda ha incominciato cioè a codificare semplicemente, aggiungendovi il suo prestigio, qualcosa che è già massicciamente utilizzato dalle donne, anziché proporre qualcosa di nuovo.

Anche oggi non propone abiti all’ultima moda, ma mira al’immagine di eternità, tentando di perpetuare la tradizione del lusso.

Il suo obiettivo, in realtà, è la promozione delle linee di pret-à-porter e di cosmetici e profumi prodotti su licenza, perchè il suo mercato relativo all’abbigliamento è composto da soltanto 5.000 capi venduti in tutto il mondo.