“L’obesità non è una colpa individuale e neppure una condizione, è una malattia e come tale deve essere trattata e curata – afferma Iris Zani, presidente di Amici Obesi – Purtroppo, spesso viene considerata come una responsabilità del singolo, una scelta di stile di vita dovuta a una scarsa auto-disciplina e a una mancanza di motivazione. Lo stigma sociale legato a questa malattia sfocia in tutti gli ambiti della vita delle persone, dalla scuola al lavoro, dall’emarginazione sanitaria alla disapprovazione sociale. Il non riconoscere all’obesità un percorso clinico‐terapeutico‐assistenziale specifico è altrettanto una forma di discriminazione. Oggi, come associazione di tutela dei diritti delle persone con obesità, insieme a tutti i rappresentati del mondo scientifico, lanciamo un appello ai nuovi parlamentari italiani, affinché non venga abbandonata la strada tracciata della vecchia legislatura”.
Nel “novembre del 2019 è stato raggiunto un grande traguardo con l’approvazione all’unanimità alla Camera dei deputati della mozione per il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica – ricorda Paolo Sbraccia, vicepresidente Ibdo Foundation e ordinario di Medicina interna dell’Università di Roma Tor Vergata – si pensava che ciò desse il via a numerosi cambiamenti e avanzamenti nella cura e nel trattamento della malattia. Ma ad oggi sono ancora pochi gli operatori sanitari specificamente formati per la cura e la gestione dell’obesità, c’è ancora molto da fare per contribuire alla formazione ed educazione di tutti gli attori coinvolti verso una maggiore consapevolezza dell’obesità e dei molti rischi di salute associati a essa, ma soprattutto, le persone che ne soffrono sono ancora vittime di stigma sociale e medico”.
L’obesità porta a una maggiore probabilità di “sviluppare malattie all’apparato cardiovascolare, digerente, respiratorio e alle articolazioni – sottolinea Luca Busetto, presidente della Società italiana dell’obesità, Università di Padova – Provoca il 44% dei casi di diabete tipo 2, il 23% dei casi di cardiopatia ischemica, il 41% di alcuni tumori e sono circa 57mila le morti annuali in Italia causate dalla malattia. Eppure, nonostante i dati allarmanti, non è ancora stato definito un percorso di assistenza e di cura da parte del nostro sistema sanitario, l’obesità non è inserita all’interno dei Lea, nel sistema nazionale delle linee guida e nelle reti regionali di assistenza”.
Andrea Lenzi, coordinatore Italia dell’Obesity policy engagement network, non ha dubbi: “Le persone con obesità hanno il diritto di vivere una vita sociale, educativa, lavorativa alla pari delle persone non obese e ciò deve essere considerato l’obiettivo primario, sul piano socio-culturale, delle azioni di governo a livello nazionale e regionale”. È “fondamentale – rimarca Lenzi – riprendere il lavoro interrotti con la diciottesima legislatura, rinnovando il patto di legislatura sull’obesità, in particolare sull’inserimento della patologia nella lista delle malattie croniche, e agendo di conseguenza unitariamente e subito per garantire alla persona con obesità il pieno accesso alle cure e ai trattamenti farmacologici”.
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