Paolo Fresu e Annamaria Ajmone al Tones on the Stones 2020

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Tones on the Stones

Il festival piemontese si svolgerà dal 19 al 26 luglio a Baveno e in una cava di granito in Val D’Ossola, Piemonte

Tones on the Stones, il festival piemontese dedicato alla creazione contemporanea con particolare attenzione all’Opera, e Nextones, la sezione dedicata alle sperimentazioni elettroniche, annunciano la conferma dell’edizione 2020, che si svolgerà dal 19 al 26 luglio nella cava dismessa di Oira, una piccola frazione della Val D’Ossola. Un’edizione speciale, la XIV, che avrà come titolo Before and After e che nasce dal rifiuto della logica della cancellazione e dalla volontà di trasformare realmente la crisi in opportunità di cambiamento e sviluppo.

Fra i primi ospiti confermati, il jazzista italiano più conosciuto al mondo, il trombettista Paolo Fresu (in collaborazione con Musica in Quota), e Annamaria Ajmone, coreografa e danzatrice fra le più apprezzate esponenti della danza contemporanea europea (in collaborazione con Cross Festival).

Come sempre, ci sarà la musica e ci saranno le performance. Ci saranno i talk di approfondimento e le escursioni guidate fra le meraviglie naturalistiche della Val D’Ossola. Ma non sarà un’edizione “come sempre”. E non soltanto perché il festival si svolgerà nel pieno rispetto delle regole sanitarie, del distanziamento sociale e del contingentamento del pubblico. Ma perché più che un festival tradizionale sarà un percorso di ricerca, un’opera-studio, una residenza-laboratorio attorno al quale si radunerà una comunità di artisti, studiosi, professionisti e pubblico per condividere esperienze e riflessioni che nascono inevitabilmente dalla crisi pandemica ed elaborare nuove visioni per un futuro diverso. Come ridare valore a termini come “sociale” e “socialità” nell’epoca del distanziamento sociale? Qual è il senso dell’abitare? È possibile costruire una nuova relazione tra noi e l’ambiente naturale? Qual è la strada per un diverso concetto di benessere personale e collettivo? Questi, a grandi linee, i temi che si affronteranno a Tones on the Stones/Nextones 2020. Argomenti da sempre nel DNA di questo festival (che negli anni si è concentrato proprio sul rapporto fra creazione artistica e spazi inusuali attraverso produzioni site specific digitali e immersive) ma che in un periodo di crisi devono necessariamente cambiare segno e passo.

“Tra ciò che c’era e ciò che sarà, si è inserito con prepotenza un inaspettato presente, un tempo complicato e difficile. Questo spartiacque ce lo porteremo addosso come un tatuaggio che ci ricorda la fragilità di ciò che siamo, del nostro rapporto con la natura, del sistema di vita occidentale in apparenza così inscalfibile. Possiamo proprio ora rinunciare a visioni utopiche? Non possiamo sapere come usciremo dalla pandemia, ma è forse il momento di osare col pensiero, di consegnare modelli nuovi, focalizzati su di un futuro diverso, sostenibile” si legge nel manifesto di Before and After .

Come richiedono i tempi, il festival non sarà fruibile soltanto fisicamente: “gli spettacoli con migliaia di spettatori dello scorso anno sembrano qualcosa di molto lontano e trovare nuove modalità di fruizione, diverse da ciò che è stato fatto e in rigida osservanza di quelle che sono le disposizioni sanitarie, è assolutamente sfidante sia per gli artisti ospiti che per il nostro centro di produzione artistica” afferma la Direttrice Artistica Maddalena Calderoni. Per questo, dal 22 giugno sarà on line una piattaforma web dedicata, che consentirà a un’ampia platea di partecipare pienamente al festival. Un vero diario di bordo multimediale curato dalla scrittrice Veronica Raimo che giorno per giorno racconterà questa XIV edizione attraverso dirette web, streaming di video autoriali, contributi testuali degli studiosi e gallery fotografiche.

Infine, Before and After non sarà soltanto un cantiere di idee ma inaugurerà un cantiere vero e proprio: il festival sarà il primo atto di un processo di riqualificazione della cava dismessa di Oira che andrà avanti nei prossimi mesi, fino alla totale riconversione da ex spazio industriale a nuovo spazio permanente dedicato all’espressione creativa, abitato da artisti e da cittadini. Un vero Teatro immerso nella natura, in cui ritrovare la bellezza.

Foto di Susy Mezzanotte