Se già sono all’orizzonte altri viaggi legati, in particolare, alla guerra russa in Ucraina – l’ipotesi di Kiev, il progetto del Kazakhstan – è però nei fatti che Francesco, 86 anni, non si muoverà più come prima. Una realtà che rende ancor più significativa la determinazione con la quale Jorge Mario Bergoglio ha voluto, non senza suscitare qualche apprensione nell’entourage, confermare questa impegnativa visita al circolo polare artico.
Un viaggio irrinunciabile, insomma: perché il Papa, raccontano, è rimasto particolarmente colpito dalle delegazioni di Prime nazioni, Inuit e Metis che ha voluto ricevere, dapprima singolarmente poi tutte assieme, tra fine marzo e inizio aprile, dai racconti degli anziani, dalle storie di abusi fisici e sessuali avvenuti nelle ‘scuole residenziali’ che lo Stato canadese ha fatto gestire alle Chiese, tra di essere la Chiesa cattolica, dai danni compiuti in questa parte di mondo dal colonialismo culturale europeo. Vero, ma in Canada Bergoglio sembra anche intravedere l’occasione per sviluppare, e radicare, almeno tre concetti che gli stanno a cuore e che ritiene cruciali per il cattolicesimo degli anni a venire.
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