Papa Francesco nel Regina Coeli del 26 aprile: il testo del discorso

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“Solo smettendo di orbitare nel proprio io e guardando alla realtà più grande e vera della vita, si passerà dalla tristezza alla gioia”

ROMA – Papa Francesco, nel commento al Regina Caeli dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, ha sottolineato come il passaggio dalla tristezza alla gioia sia possibile solo se si cambia prospettiva, se si smette si smette di guardare il proprio io, se si accetta il cambio di passo che solo l’incontro con Dio può generare.

Il discorso del Pontefice

“Cari fratellie sorele buongiorno. Il Vangelo di oggi, ambientato nel giorno di Pasqua, racconta l’episodio dei due iscepoli di Emmaus. Una storia che inizia e finisce in cammino. C’é infatti il viaggio di andate sei discepoli, che tristi per ll’epilogo delle vicende di Gesù, lasciano Gerusalemme e ritornano a Emmaus. Undici chilometri in salita e poi in discesa è quanto i discepoli di Emmaus percorrono insieme al Signore, che prima vedono ma non riconoscono e poi pur non vedendolo più, ma sentendolo vicino, fanno la strada a ritroso per andare a portare agli altri la bella notizia dell’incontro con Gesù Risorto. Sono le due direzioni opposte della vita. C’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto sé stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita, cioè i fratelli che attendono che noi ci prendiamo cura di loro. Ecco la svolta: smettere di orbitare attorno al proprio io, alle delusioni del passato, agli ideali non realizzati, a tante cose brutte che sono accadute nella propria vita. Ma tante volte noi siamo presi a orbitare, orbitare. Lasciare quello e andare avanti guardando alla realtà più grande e vera della vita: Gesù è vivo, Gesù e mi ama. Questa è la realtà più grande, e io posso fare qualcosa per gli altri. È una bella realtà, positiva, solare, bella!

L’inversione di marcia è questa: passare dai pensieri sul mio io alla realtà del mio Dio; passare con un altro gioco di parole dai se al sì. Dal se ai sì: cosa significa? Se fosse stato Lui a liberarci, se Dio mi avesse ascoltato, se la vita fosse andata come volevo, se avessi questo e quell’altro, in tono di lamentele. Questo se non aiuta, non è fecondo, non aiuta noi né gli altri. Ecco i nostri se, simili a quelli dei due discepoli. I quali passano però al sì: sì, il Signore è vivo, cammina con noi. Sì, ora, non domani, ci rimettiamo in cammino per annunciarlo. Sì, io posso fare questo perché la gente sia più felice, perché la gente migliori, per aiutare tanta gente. Sì: sì, posso. Dal se al sì, dalla lamentela alla gioia e alla pace, perché quando noi ci lamentiamo, non siamo nella gioia; siamo in un grigio, in un grigio, quell’aria grigia della tristezza. E questo non aiuta, neppure ci fa crescere bene. Dal se al sì. Dalla lamentela alla gioia del servizio. Questo cambio di passo dall’io al Dio ,d al se alsi coe  avvenuto. I discepoli, incontrando Gesu, prima gli aprono il cuore, poi lo ascoltano mentre racconta le Scritture, poi lo invitano a casa.

Sono tre passaggi che possiamo compiere anche noi nelle nostre case: primo, aprire il cuore a Gesù, affidargli i pesi, le fatiche, le delusioni della vita, affiargli il sè. Secondo passo, ascoltare Gesù, prendere in mano il Vangelo, leggere oggi stesso questo brano, al capitolo ventiquattro del Vangelo di Luca Tererzo, pregare Gesù, con le stesse parole di quei discepoli: Signore, resta con noi, resta con me, con tutti noi, perché abbiamo bisogno di Te per trovare la via- E senza di te c’é la notte. Nella vita siamo sempre in cammino e diventiamo ciò verso cui andiamo. Scegliamo la via del Dio e non dell’io, del si e non del sé e scopriremo che non c’é imprevisto, salita, notte che non si possano affrontare con Gesù. La Madonna, Madre del cammino, che accogliendo la parola ha fatto di tutta la sua vita un sì a Dio, ci indichi la via”.