Gastronomia

Il clima taglia del 48% la produzione di pere negli ultimi 5 anni

ROMA – Clima pazzo e attacchi di patogeni fanno crollare negli ultimi cinque anni la produzione di pere italiane del 48%, attestandosi a 400 milioni di kg a fronte degli oltre 770 milioni di kg nel 2017, mentre le superfici destinate alla coltivazione diminuiscono del 15%. Sono alcuni dei dati contenuti nel report sulla pericoltura di Cai-Consorzi Agrari d’Italia, elaborato dal Centro Studi Divulga, presentato in occasione di FuturPera, la fiera in programma a Ferrara fino al 4 dicembre.

L’Emilia-Romagna, regione particolarmente colpita negli ultimi anni da gelate tardive e problemi fitosanitari, da sola produce il 66% delle pere, seguita da Veneto (11,5%) e Sicilia (6,7%). Gli incrementi sui prezzi al consumo delle varietà più coltivate, come Kaiser (+36%), Abate Fetel (+31%) e Decana del Comizio (+22%), secondo l’analisi, non compensano in alcun modo il drastico calo della produzione che si è abbattuto sui bilanci delle aziende agricole.

Ad aggravare la situazione è la crescita del volume delle importazioni (+5,4%), intorno ai 90 milioni di kg e del valore (+25,4%), che arrivano per lo più da Argentina (28%), Spagna (24%) e Cile (16%). Nello stesso periodo, invece, le esportazioni per il 90% in Europa calano del 39% in volume e del 30% in valore. Bene invece i consumi procapite degli italiani, che nel 2020 tornano ad aumentare del 39%, segnala ancora l’analisi, che mette in evidenza come il frutto rappresenti il 7% del valore della spesa media relativa al comparto, nonostante rientri tra i prodotti maggiormente interessati dai rincari.

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Redazione L'Opinionista

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