Umberto Eco, dal 19 maggio il libro “Sull’arte”

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Umberto EcoROMA – In arrivo per La Nave di Teseo un nuovo saggio di Umberto Eco: dal 19 maggio, infatti, sarà disponibile il libro “Sull’arte” a cura di Vincenzo Trione, accompagnato da un’inedita galleria di ritratti di Tullio Pericoli. Un’opera destinata a diventare un riferimento per chiunque si occupi di Arte ed Estetica. Un ulteriore tassello della immensa impresa intellettuale di Umberto Eco. Il volume sarà presentato al Salone del Libro di Torino domenica 22 maggio (ore 17.15, Sala Rossa) con Vincenzo Trione, Maurizio Ferraris, Anna Maria Lorusso, Stefano Lucchini e Piergaetano Marchetti.

Quasi a sua insaputa, nel corso degli anni, Umberto Eco ha scritto un autentico trattato sull’arte. Un opus magnum frammentario, discontinuo, divagante, stratificato e, appunto, inintenzionale. Vi confluiscono saggi, presentazioni, conferenze, articoli e Bustine di Minerva. Materiali eterogenei in larga parte dispersi e dimenticati che, ora, per la prima volta, sono stati ritrovati, riorganizzati e riletti da Vincenzo Trione. È un trattato segreto e sorprendente, caratterizzato dall’inconfondibile stile di Eco: un misto di originalità interpretativa, di curiosità intellettuale, di fantasia, di erudizione e di ironia.

Vi incontriamo meditazioni estetologiche, studi semiologici, indagini sociologiche e incursioni militanti. E ancora: investigazioni sulle poetiche del Novecento, sulle avanguardie e su movimenti come l’Informale e l’arte programmata. Molte pagine sono dedicate ad artisti-compagni di strada (tra gli altri, Arman, Nanni Balestrini, Gianfranco Baruchello, Eugenio Carmi, Fabio Mauri, Ugo Mulas e Tullio Pericoli). Rivelatori i passaggi su alcune figure decisive: la bellezza, la bruttezza, l’imperfezione, il kitsch, la vertigine della lista.

Inattesi gli interventi sullo statuto della critica d’arte e quelli, d’impronta civile, sul destino del patrimonio culturale. Ne emerge un involontario e inquieto teorico-critico- storico dell’arte. Che sembra abbandonarsi a ininterrotte scorribande. In realtà, Eco tende a ritornare sempre sulle medesime ossessioni: l’opera come luogo aperto, destinato a essere abitato e continuato dallo spettatore; l’esperienza del fare come avventura fondata sulla centralità del “formare”. Infine, l’arte come problema, come interrogazione.