Due anni dopo usciva il loro primo 45 giri, “Donna la prima donna”. L’anno dopo iniziava la collaborazione con un altro emiliano all’epoca sconosciuto, di nome Francesco Guccini. Noi non ci saremo; Dio è morto: non solo canzoni, ma dei veri e propri stendardi per milioni di giovani. Poi arrivano gli anni Settanta: Io Vagabondo, ancora oggi la canzone simbolo della band e un inno per diverse generazioni. La scalata poi non si ferma più. Un romanzo che non conosce mai l’ultimo capitolo. Una storia sempre aperta al futuro, con il cuore «gonfio di curiosità, affacciati su quel che sarà». Dice Beppe Carletti: «Sto per suonare “Ma che film la vita”. La mia storia, la nostra storia, è stata per davvero un film: uno di quelli con i buoni, i cattivi, i buoni che diventano cattivi, le comparse, i momenti belli, le sequenze drammatiche, le tragedie, i colpi di scena».
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