Brexit, Boldrini: “Una notizia grave per tutta l’Europa”

120

Laura BoldriniROMA – Questa la dichiarazione della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, in seguito al referendum che ha sancito l’uscita dell’Inghilterra dall’UE:

“Il sì alla Brexit è una notizia grave per tutta l’Europa. Ora si apre un lungo e complesso periodo di negoziati per definire le modalità con le quali la Gran Bretagna si separerà dall’Unione, e c’è il rischio che in parallelo prenda forza la richiesta di altri Stati di uscire o di rinegoziare le condizioni della loro permanenza. Ma la vittoria del leave è soprattutto la dimostrazione degli esiti ai quali ha condotto l’europeismo timoroso e incoerente di questi anni, insieme ai disastrosi effetti delle politiche di austerità. Non si può dimenticare, infatti, che per consentire alla Gran Bretagna di restare le erano state fatte concessioni che comunque intaccavano i principi e i valori fondamentali dell’Unione: era stata pericolosamente messa in discussione la libertà di circolazione e l’eguaglianza di trattamento sul lavoro tra i cittadini di un Paese e quelli degli altri Stati Ue, così come il godimento delle stesse prestazioni sociali. Neanche questo è servito.

Il referendum britannico può tuttavia diventare un’opportunità di rilancio della costruzione europea se prevarrà la consapevolezza che è giunto invece il momento di una svolta strategica. Alle grandi sfide del presente – dal lavoro ai flussi migratori, dal terrorismo al cambiamento climatico – può rispondere solo un’Europa politicamente più unita e più forte. I Paesi che non avvertono l’urgenza di procedere verso una maggiore integrazione europea, ma sono disponibili a condividere soltanto il mercato interno, non devono sentirsi costretti in un percorso che non li convince. Però non possono pretendere di frenare tutti gli altri. E’ il momento, dunque, di lavorare ad un’Europa a due cerchi. Il primo, più ampio, caratterizzato da una dimensione prevalentemente economica, come era la vecchia Comunità Economica Europea. Il secondo, più ristretto, che faccia perno sui Paesi dell’Eurozona, integrato politicamente, con una piena condivisione di responsabilità, la cui anima, superando l’assetto intergovernativo, sia il Parlamento europeo, eletto direttamente con liste transnazionali, che, oltre a fare le leggi, dia la fiducia ad un vero Governo europeo.

E’ con questo obiettivo che nel settembre scorso, insieme ai miei omologhi di Francia, Germania e Lussemburgo, ho sottoscritto a Montecitorio la Dichiarazione “Più integrazione europea: la strada da percorrere”. Oggi sotto quel testo ci sono le firme di ben 15 Presidenti di assemblee parlamentari di 13 Paesi dell’Unione. Chiediamo attenzione all’impatto sociale delle scelte economiche e puntiamo a costruire un’Unione federale di Stati. Soltanto così l’Europa potrà uscire dalla palude nella quale sta affondando”.

Sull’argomento è intervenuto anche Aldo Patriciello, europarlamentare molisano e membro del Partito Popolare Europeo: “L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea – afferma – segna di sicuro un passaggio storico i cui effetti politici ed economici sono impossibili da prevedere. Bisogna prendere atto dell’esito del referendum e rispettare fino in fondo la scelta democratica compiuta dal popolo britannico. E’ il momento della riflessione e della responsabilita’: isterie collettive e derive populiste non farebbero bene a nessuno in questa delicata fase”.

“L’Unione europea deve ora gestire nel migliore dei modi il recesso della Gran Bretagna da tutte le istituzioni europee ma soprattutto – aggiunge Patriciello – deve saper rinnovarsi e recuperare la spinta propulsiva per rilanciare con forza un nuovo progetto di integrazione. E’ nel Dna dell’Europa superare i momenti di difficolta’ e saper trovare le soluzioni giuste per invertire la rotta. Abbiamo dunque il dovere di raccontare un’altra Europa, con la convinzione che soltanto una Ue pienamente democratica, pacifica, inclusiva e solidale puo’ reggere la sfida di un mondo sempre piu’ globalizzato. L’esperienza inglese insegna che non e’ la somma dei singoli interessi nazionali a fare dell’Europa una vera Unione”.