500 anni viaggio Giovanni da Verrazzano, discorso integrale di Mulè a New York: “Fece scoccare la scintilla della connessione umana tra Europa e America”

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NEW YORK – Di seguito il discorso integrale pronunciato dal Vicepresidente della Camera dei deputati Giorgio Mulè a New York, in rappresentanza della Presidenza della Camera, per le celebrazioni dei 500 anni dell’impresa che portò Giovanni da Verrazzano a scoprire la baia dove sarebbe stata costruita New York.

Saluto e ringrazio il presidente della Niaf Robert Allegrini, il console Generale d’Italia a New York Fabrizio di Michele, il presidente della regione Toscana Eugenio Giani, il presidente della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, il comandante dell’Istituto geografico militare generale Massimo Panizzi, l’amico Alan Friedman, il regista Giuseppe Pedersoli e voi tutti che con la vostra presenza oggi onorate e siete testimoni di un appuntamento con la storia.
Ma soprattutto buon pomeriggio New York e un inchino a Giovanni da Verrazzano che 500 anni fa entrava in una baia a poca distanza da qui fermandosi di fronte all’isola dove oggi sorge la statua della libertà. Era “un sito gradevole” – uso le sue parole – “situato tra due piccole ma prominenti colline tra le quali scorre al mare un fiume molto grande”.
500 anni dopo ecco sua maestà New York che, grazie all’ingegno e all’intraprendenza di chi la abita, è diventata capitale del mondo e dell’umanità.
Celebrarlo con un film – frutto anche del risultato di una approfondita ricerca storica – ci consegna la figura di un esploratore assai diverso dagli altri suoi colleghi…. Colombo è il mistico, Caboto l’avventuriero, Vespucci l’uomo d’affari….e Verrazzano? Lui è l’umanista, che proprio per questa sua caratteristica stava molto a suo agio in quella corte del re Francesco di Francia che sembrava più una Firenze in miniatura popolata da giganti visto che Leonardo da Vinci per lui dipingeva, Benvenuto Cellini scolpiva, Luigi Alamanni componeva endecasillabi sciolti. E potrei continuare perché italiane erano le principesse, italiani i generali; italiani gli uomini di affari; italiani i cosmografi e italiano – appunto – un grandissimo navigatore quale fu Giovanni da Verrazzano.
Mi piace pensare a Giovanni da Verrazzano come al papà della connessione. Oggi la connessione è il motore principale della società. Senza connessione, senza connettività siamo isole nel mondo e isolati dal mondo. Sei secoli fa la connessione era desiderio di conoscenza, ansia di scoperta. Significava tentare di unire i mondi, legarli, tenerli assieme. Giovanni da Verrazzano riuscì nella straordinaria impresa di connettere due mondi. E scoccò la scintilla di quella che sarebbe diventata la connessione umana tra l’Europa e l’America, una dimensione stabile nell’eternità che, al pari di quella corte unica nel grande romanzo della storia dell’umanità, viveva di rapporti dialettici e dinamici: Giovanni da Verrazzano fu precursore di quella connessione che avvicina tutti noi pur tenendoci distanti e accorcia, fino ad eliminare, la lontananza: due continenti autonomi, diversi, due punti di vista, lontani nello spazio ma congiunti. La sua fu connessione umanistica e non virtuale, fatta cioè di autentica umanità. Fu sentimento fatto di tormento, gioia, palpitazione.
A me che oggi rappresento qui a New York il popolo italiano rimane la fierezza di condividere con voi i frutti virtuosi di quella connessione che 500 anni fa cambiò la storia dell’umanità, grazie a un italiano che spalancò le porte del mondo al più grande laboratorio di civiltà che si è alimentato e si alimenta di quello spirito che fa tormentare, palpitare, gioire milioni di italoamericani che con la loro opera quotidiana onorano al meglio qui a New York, e in terra d’America, le gesta e il coraggio di Giovanni da Verrazzano.
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