Addio ai portalettere, gli anziani si sentono più soli

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ROMA – Addio ai portalettere. Quei postini tanto amati di una volta che, soprattutto nei comuni piccoli o medi, oltre a portare la posta fungevano anche da figura quasi amicale per alcuni destinatari, specialmente i più anziani. Secondo l’US Bureau of Labor Statistics questa professione andrà a scomparire, conseguenza del crollo dell’invio di lettere e pacchi sostituiti da Internet e droni, oltre al fatto che la digitalizzazione porterà nel 2020 anche all’eliminazione delle cassette delle lettere sostituite da hub tecnologiche. In un paese come l‘Italia, composto da migliaia di comuni medio-piccoli, la progressiva assenza di queste figure ha anche precise ripercussioni sociali.

Secondo un recente studio di The European House Ambrosetti – Openjobmetis, in Italia gli over 65 rappresentano ormai il 22,8% della popolazione (gli over 75 sono l’11,7%) e oltre il 46% di questi vivono da soli. L’agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co., in collaborazione col pool di psicologi dell’associazione ‘Donne e qualità della vita’, guidato dalla dottoressa Serenella Salomoni, ha svolto, per conto di City Poste Payment, società di servizi postali privata con 200 agenzie in tutta Italia, fondata dall’imprenditore Bachisio Ledda, una ricerca su 800 anziani che vivono in comuni sotto i 5.000 abitanti.

È emerso che molti pensionati si sentono più soli a seguito della diminuzione del numero dei portalettere che periodicamente si recava a casa loro a recapitare lettere, cartoline, pensioni o pacchi. Non era necessario che il destinatario fosse l’anziano stesso ma anche qualche vicino di casa. Ma l’occasione era sempre buona per scambiare due parole. Un buon 56% rimpiange la presenza di questa figura sparita anche a causa del taglio di un centinaio di uffici postali sul territorio nell’ultimo decennio. Il portalettere offriva l’occasione di parlare di notizie, pensioni, sicurezza, politica, figli e nipoti e anche di acciacchi. Secondo la ricerca tra le figure ‘professionali’ che nei paesini avevano una funzione sociale e che andavano a esercitare fino a qualche anno fa il lavoro anche a domicilio e sono più rimpianti ci sono: il lattaio 27%, il fruttivendolo 18%, il panettiere 16%, il giornalaio 15%, il parrucchiere 13% e il sacerdote o la suora 11% che facevano visita spontanea.

Ora sta venendo meno anche il portalettere. Ma l’azienda City Poste Payment non ha rinunciato alla figura del portalettere. “Purtroppo non si può invertire la tendenza ma è anche vero che nessuno vuole più fare questo lavoro e meno che mai andare in bellissimi ma sperduti paesini dell’Italia soprattutto al Centro e al Sud. Il problema”, spiega Bachisio Ledda, a capo di City Poste Payment, “è che per colpa del reddito di cittadinanza non trovo più chi vuole lavorare, c’è il rischio concreto che siano disertati i colloqui di lavoro. Con questo provvedimento non c’è più convenienza a cercare un impiego. Il timore concreto è che i famosi 780 euro (contributo massimo previsto), portino in dote un effetto dissuasivo nella ricerca di lavoro, soprattutto nei lavori a basso reddito. Il rischio è che si disincentivi la ricerca, come per gli impieghi part-time”, conclude Bachisio Ledda.

Ma perché il portalettere suscitava simpatia e fiducia? Secondo la ricerca, con il tempo i ‘destinatari’ imparavano a conoscerli e i portalettere, a loro volta, oltre ad avere dimestichezza dell’area di consegna nei piccoli comuni, conoscevano anche chi ci abitava e se altri famigliari vivevano allo stesso indirizzo. Se il destinatario si trasferiva sapevano persino dove andare a recuperarlo. Spesso veniva offerto loro il caffè perché il portalettere diventava un punto di riferimento a cui a volte chiedere anche delle informazioni o semplicemente ci si sfogava”.