L’allegro e vivace Astrattismo Geometrico di Gian Luca Ferrari, tra estetica cromatica e senso della vita

180

rombi incastonati gian luca ferrari

In alcuni casi l’espressione artistica diventa non solo necessità comunicativa che prescinde da qualsiasi rappresentazione della realtà osservata ma persino supera le barriere conoscitive e accademiche che sono necessarie per infondere nozioni di base ma che possono rivelarsi secondarie rispetto a un’inclinazione naturale che si manifesta improvvisamente e sorprendentemente, permettendo così all’esecutore dell’opera di dare vita a un linguaggio guidato solo ed esclusivamente da un intuito e una spontaneità creativa privi di qualsiasi schema pre-esistente. Tra molti artisti che tendono verso il caos, l’impulsività espressiva o la necessità di non avere limiti e confini, e altri che invece hanno bisogno di restare fortemente legati alla figurazione, più o meno realistica, per raccontare il proprio punto di vista interpretativo su ciò che lo sguardo coglie quotidianamente, ve ne sono alcuni che hanno bisogno dell’ordine della regolarità, della delimitazione dei confini, per essere in grado di rivelare il proprio approccio all’esistenza, equilibrato, misurato eppure coinvolgente in virtù dell’accostamento cromatico. Il protagonista di oggi appartiene a quest’ultima categoria di creativi.

Intorno ai primi anni del Ventesimo secolo cominciarono ad affermarsi movimenti pittorici sperimentali, innovativi e rivoluzionari che manifestarono l’esigenza di rompere nettamente con il passato e con le regole accademiche basate sul disegno, sulla riproduzione della realtà osservata, sulla prospettiva e sul chiaroscuro, peraltro già sgretolatisi con le teorie dei Fauves francesi, e al tempo stesso di riprendere e ampliare la tematica della scomposizione dell’immagine già accennata e sperimentata dall’Impressionismo, dal Divisionismo e infine dal Futurismo. Fu esattamente quest’ultima corrente artistica nata in Italia, a introdurre in maniera più determinante il tema della frammentazione dell’osservato attraverso una geometricità che reiterata e poi definita attraverso i colori, riusciva a infondere il senso di movimento mantenendo al tempo stesso un sottile legame con la realtà. Dalle teorie futuriste nacquero studi e approfondimenti da parte di altri artisti di tutta Europa ma anche di territori limitrofi come la Russia, in cui gli ideatori di nuovi linguaggi espressivi decisero di estremizzare quelle intuizioni adattandole al loro pensiero, quello cioè che l’arte potesse essere superiore rispetto alla realtà osservata, il gesto plastico predominante rispetto all’esigenza dello sguardo di trovare riferimenti conosciuti, e soprattutto non doveva essere soggettiva, intrisa dell’emotività dell’esecutore dell’opera bensì epurata da ogni sensazione personale. Il Suprematismo, il De Stjil, la Bauhaus e il Costruttivismo, spinsero la scomposizione al limite estremo generando un tipo di arte geometrica, fatta di colori primari, schematica pur lasciando spazio al possibilismo compositivo, come nel caso del Suprematismo, oppure al contrario delimitando completamente la libertà di azione come nel De Stijl. L’Astrattismo Geometrico ampliò la rigidità dei quadrati e dei rettangoli, così come la gamma cromatica ristretta del De Stijl, alle forme circolari, triangolari, alle linee oblique e a colori più chiari, vivaci o tenui, ma comunque più coinvolgenti.

Quadrati e in fila
1 Quadrati e in fila, acrilico su tela, 80x60cm

L’artista piemontese Gian Luca Ferrari si avvicina tardivamente all’arte, scoprendo la sua inclinazione naturale per caso eppure mostra fin da subito un particolare talento nell’accostamento dei colori grazie ai quali riesce a far percepire il suo approccio alla vita, quella capacità di osservarne le variazioni caleidoscopiche che non si fermano alla semplice combinazione geometrica delle forme attraverso cui si esprime, bensì si aprono alle infinite mutevolezze da cui l’esistenza stessa è costituita, quella modificazione cangiante che si compie nel momento in cui gli eventi si susseguono generando emozioni di volta in volta differenti e uniche.

Sole
2 Sole, acrilico su tela, 60x40cm

In Ferrari l’Astrattismo Geometrico è aperto a molteplici forme, senza regole proprio perché nel suo cammino ha probabilmente appreso che è impossibile restare legati, o per meglio dire ancorati, a ciò che si è programmato, progettato e inseguito per lungo tempo, poiché da un momento all’altro tutto può cambiare, tutto può modificarsi innescando meccanismi di cause ed effetto completamente differenti ma non per questo negativi o limitanti.

Eliche
3 Eliche, acrilico su tela, 40x40cm

I triangoli, i rombi, i rettangoli, i quadrati e i cerchi entrano all’interno delle tele accompagnati da colori vivaci, intensi, solari attraverso cui Gian Luca Ferrari lascia immaginare interazioni, intrecci di vite, vicinanze spesso impersonali e lontananze che proprio in virtù del medesimo approccio alla vita sembrano invece essere incredibilmente vicine, mostrando un’intensa attività di osservazione della realtà che lo circonda, un ascolto empatico, mai giudicante, che lo induce a spingersi oltre la geometricità per ricercare il senso più profondo.

Cunei
4 Cunei, acrilico su tela, 60x40cm

Nell’opera Cunei le figure che danno il titolo alla tela si insinuano le une con le altre divenendo metafora della quotidianità dove le vite si intersecano a volte generando dei legami indissolubili, altre invece dando vita a relazioni superficiali in cui le due parti sono costrette a fare buon viso a cattivo gioco pur sapendo di non poter mai approfondire la conoscenza o trasformarla in qualcosa di più solido. Eppure, sembra dire Ferrari, l’essere umano ha bisogno degli altri, della società, della comunità, perché è solo attraverso il contatto che riesce a restare in piedi e a non lasciarsi andare alla solitudine. Le varietà cromatica rappresenta le differenti personalità, la molteplicità e le singolarità che a volte sono complementari, altre invece dissonanti pur trovandosi a dover condividere uno spazio, una circostanza o la vita stessa.

Vai vai
5 Via vai, acrilico su tela, 80x60cm

Questo concetto è ampliato in Via vai in cui l’artista evidenzia anche il ritmo frenetico della vita contemporanea, quel costante correre verso gli obiettivi da perseguire, le cose da ottenere, che lascia poco spazio alla socievolezza, alla conoscenza più profonda o al domandarsi quale sia lo scopo di tutto quel dover andare al punto di indurre l’individuo a dimenticarsi di essere. Le persone in questo caso si sfiorano quotidianamente quasi ignorandosi, a malapena conoscendo il volto del vicino di posto in metropolitana perché l’essere umano moderno è troppo assorto nei propri pensieri per regalare un sorriso, troppo concentrato sugli obiettivi per domandarsi come sia l’esistenza di chi gli siede accanto, troppo preso dalla fretta di fare cose per chiedersi se è davvero quella verso cui sta andando la direzione che desidera prendere. Anche in questo dipinto non può non emergere la positività di Gian Luca Ferrari, quella base di partenza che gli consente di credere che tutto prima o poi volgerà al positivo, che le vite immortalate come un flash prima o poi in qualche modo si uniranno perché in fondo all’essere umano è sufficiente una circostanza, un evento improvviso, per riuscire a sollevare lo sguardo incrociando quello dell’altro e cambiando l’aspetto di una giornata altrimenti uguale alle altre. Ecco perché i colori visti da vicino hanno ciascuno la propria personalità, chi più scura e cupa chi più chiara e luminosa, ma da lontano ciò che emerge è la generale solarità, la positività che tutto possa trasformarsi in qualcosa di migliore.

maschere gian luca ferrari
6 Maschere, acrilico su tela, 80x60cm

Persino in Maschere, che potrebbe portare alla memoria quelle di Pirandello intese dunque come la caratteristica delle persone di nascondere la propria vera essenza dietro un’apparenza che molto frequentemente non gli corrisponde, la foglia oro con cui definisce i contorni dei quadrati che contengono cerchi accostati gli uni agli altri in una reiterazione infinita e la differenziazione dei colori che compongono lo schema finale, infondono nell’osservatore una sensazione diversa, non più di desiderio di nascondersi bensì di esigenza di farlo, per la tendenza innata a proteggere se stessi dalle ingerenze esterne, per il rischio di sentirsi scoperti nella parte più fragile, per paura di sentirsi rifiutati perché non sufficientemente interessanti.

Rombi allungati
7 Rombi allungati, acrilico su tela, 60x40cm

L’Astrattismo Geometrico diviene dunque mezzo per esprimere sensazioni, riflessioni, concetti che emergono alla consapevolezza di Ferrari proprio in virtù dell’osservazione e della necessità di trasmetterli su tela attraverso il linguaggio più affine alla sua indole espressiva, quella rassicurante e ordinata regolarità da cui sconfina in virtù dei colori. Gian Luca Ferrari ha cominciato solo recentemente ad ascoltare la sua inclinazione artistica ma da quel momento in avanti non è più riuscito ad arrestare la necessità comunicativa per cui la tela è diventato uno strumento privilegiato per esprimere se stesso e il proprio approccio alla vita.

GIAN LUCA FERRARI-CONTATTI
Email: ilferro@libero.it
Facebook: https://www.facebook.com/ilferro09/
Instagram: https://www.instagram.com/ilferrart/

The cheerful and lively Geometric Abstractionism by Gian Luca Ferrari, between chromatic aesthetics and sense of life

In some cases, artistic expression becomes not only a communicative necessity that disregards any representation of the reality observed, but even overcomes the cognitive and academic barriers that are necessary to instil basic notions but that may prove secondary to a natural inclination that suddenly and surprisingly manifests itself, thus allowing the executor of the artwork to give life to a language guided solely and exclusively by intuition and creative spontaneity devoid of any pre-existing scheme. Amongst many artists who tend towards chaos, expressive impulsiveness or the need to have no limits or boundaries, and others who instead need to remain strongly tied to figuration, more or less realistic, in order to tell their interpretative point of view on what the gaze grasps every day, there are some who need the order of regularity, the delimitation of boundaries, in order to be able to reveal their own approach to existence, balanced, measured and yet engaging by virtue of their chromatic approach. Today’s protagonist belongs to the latter category of creatives.

Around the early years of the 20th century, experimental, innovative and revolutionary painting movements began to assert themselves, manifesting the need to make a clean break with the past and with academic rules based on drawing, the reproduction of observed reality, perspective and chiaroscuro, which had already crumbled with the theories of the French Fauves, and at the same time to take up and extend the theme of the decomposition of the image already hinted at and experimented with by Impressionism, Divisionism and finally Futurism. It was precisely this last artistic current, born in Italy, that most decisively introduced the theme of the fragmentation of the observed through a geometricity that, reiterated and then defined through colour, managed to instil a sense of movement while maintaining a subtle link with reality. Futurist theories gave rise to studies and deepening by other artists from all over Europe, but also from neighbouring territories such as Russia, in which the creators of new expressive languages decided to take those intuitions to extremes, adapting them to their thinking, that is, that art could be superior to the reality observed, the plastic gesture predominant over the need for the gaze to find known references, and above all it should not be subjective, imbued with the emotionality of the artwork’s executor, but purged of all personal sensations. Suprematism, De Stjil, Bauhaus and Constructivism pushed decomposition to the extreme limit, generating a type of geometric art, made of primary colours, schematic while leaving room for compositional possibilism, as in Suprematism, or on the contrary completely delimiting freedom of action as in De Stijl.

Geometrical Abstractionism extended the rigidity of squares and rectangles, as well as the restricted colour range of De Stijl, to circular and triangular shapes, oblique lines and lighter, brighter or softer, but in any case more engaging colours. The Piedmontese artist Gian Luca Ferrari approached art late in life, discovering his natural inclination by chance, yet he immediately showed a particular talent in the combination of colours, thanks to which he was able to convey his approach to life, that ability to observe its kaleidoscopic variations that do not stop at the simple geometric combination of the shapes through which it expresses itself, but open up to the infinite mutability from which existence itself is made up, that iridescent change that takes place as events follow one another, generating different and unique emotions each time. In Ferrari, Geometric Abstractionism is open to multiple forms, without rules precisely because in his journey he has probably learnt that it is impossible to remain bound, or rather anchored, to what has been planned, designed and pursued for a long time, since from one moment to the next everything can change, everything can modify itself, triggering mechanisms of cause and effect that are completely different but not for this reason negative or limiting. The triangles, rhombuses, rectangles, squares and circles enter the canvases accompanied by bright, intense, sunny colours through which Gian Luca Ferrari lets us imagine interactions, intertwining lives, often impersonal proximities and distances that, by virtue of the same approach to life, instead seem to be incredibly close, showing an intense observation of the reality that surrounds him an empathic, never judgmental listening that leads him to go beyond geometricity to search for deeper meaning. In the work Wedges, the figures that give the canvas its title insinuate themselves into each other, becoming a metaphor for everyday life, where lives intersect, sometimes generating indissoluble bonds, other times giving rise to superficial relationships in which the two parties are forced to put on a good face, knowing that they can never deepen their knowledge or transform it into something more solid. Yet, Ferrari seems to be saying, the human being needs others, society, community, because it is only through contact that he is able to stay on his feet and not give in to loneliness. Colour variety represents the different personalities, multiplicities and singularities that are sometimes complementary, sometimes dissonant despite sharing a space, a circumstance or life itself.

This concept is amplified in Hustle and bustle in which the artist also highlights the frenetic pace of contemporary life, that constant rushing towards goals to pursue, things to achieve, which leaves little room for sociability, deeper knowledge or wondering what the purpose of all that having to go is to the point of causing the individual to forget to be. People in this case brush past each other on a daily basis, almost ignoring each other, barely knowing the face of their neighbour on the underground because the modern human being is too absorbed in his own thoughts to give a smile, too focused on his goals to wonder what the existence of those sitting next to him is like, too caught up in the rush to do things to wonder if that is really the direction he wants to go. Even in this painting, Gian Luca Ferrari’s positivity cannot fail to emerge, that starting point that allows him to believe that sooner or later everything will turn positive, that the lives immortalised like a flash will sooner or later somehow come together, because after all, all a human being needs is a circumstance, a sudden event, to be able to lift his gaze to meet that of another and change the face of a day otherwise the same as the others. That is why the colours seen from close up each have their own personality, some darker and gloomy, others lighter and brighter, but from a distance what emerges is a general sunny disposition, the positivity that everything can be transformed into something better. Even in Masks, which could bring to mind Pirandello’s ones, understood therefore as the characteristic of people to hide their true essence behind an appearance that very frequently does not correspond to it, the gold leaf with which he defines the contours of the squares containing circles juxtaposed to one another in an infinite reiteration and the differentiation of the colours that make up the final scheme, infuse the observer with a different sensation, no longer of a desire to hide but rather of a need to do so, due to the innate tendency to protect oneself from external interference, due to the risk of feeling discovered at one’s most fragile, for fear of feeling rejected because not sufficiently interesting. Geometrical Abstractionism thus becomes a means of expressing sensations, reflections, concepts that emerge to Ferrari’s awareness precisely by virtue of observation and the need to convey them on canvas through the language most akin to his expressive nature, that reassuring and orderly regularity from which he trespasses by virtue of colours. Gian Luca Ferrari has only recently begun to listen to his artistic inclination, but from that moment on, he has not been able to stop the communicative need for which the canvas has become a privileged instrument to express himself and his own approach to life.