Da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre torna nel centro altoatesino il laboratorio d’idee per una svolta ecologica
DOBBIACO – Gli animali provano sentimenti? Hanno memoria e diritti? Sentono suoni, vedono colori che vanno oltre la nostra percezione sensoriale? Cosa sanno gli animali? è il titolo-tema della 33^ edizione dei Colloqui di Dobbiaco, laboratorio d’idee per una svolta ecologica che tornerà da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre nel centro altoatesino.
Con Giulia Innocenzi, attivista, giornalista televisiva e autrice, si parlerà di allevamenti intensivi e del costo del nostro cibo, mentre Martin Lintner, docente di teologia morale e spirituale allo Studio teologico accademico di Bressanone, presenterà il suo appello per un’etica della convivenza tra uomini e animali, coabitanti dell’unica terra, in una prospettiva cristiana. Lo scrittore e drammaturgo tedesco Fabian Scheidler analizzerà il “mistero” degli animali, Ludwig Huber, zoologo e biologo cognitivo comparato presso l’Università di Medicina Veterinaria di Vienna, approfondirà i punti in comune tra gli animali intelligenti, mentre con Tanja Busse, autrice e giornalista, si rifletterà sull’impatto dell’alimentazione e del consumo di carne sulla salute del pianeta. Infine, si parlerà anche di caccia – sostenibile? – con il presidente dell’Associazione Cacciatori dell’Alto Adige Günther Rabensteiner e, tra gli altri, con Daniel Felderer, blogger vegano.
Un importante cambio di prospettiva, quindi, per la manifestazione che negli anni ha posto l’attenzione su energia solare e mobilità elettrica, agroecologia e nutrizione, digitalizzazione e istruzione, ma raramente ha dedicato un focus agli animali. A Dobbiaco si parlerà del ruolo dell’etica animale nel dibattito sulla sostenibilità, indagando le violente contraddizioni nel rapporto che intercorre fra uomini e animali: da un lato coccoliamo i nostri animali domestici, dall’altro mettiamo le bistecche sulla griglia per cena; da un lato guardiamo fantastici film sulla natura, dall’altro sappiamo che la maggior parte degli animali da fattoria conduce una vita miserabile fino a quando non finisce nei nostri piatti.