“È passato un anno dal decreto Scuola – aggiunge – un anno di battaglie politiche per portare avanti l’idea di una scuola da rinnovare secondo il principio del merito. In teoria niente di rivoluzionario. O forse sì, per questo Paese. Con quale coraggio poi ci lamentiamo del fatto che ogni anno decine di migliaia di ragazzi lasciano l’Italia? Prima li formiamo a scuola e nelle università, poi però ne ostacoliamo l’ingresso nel mondo del lavoro. Come se in un’azienda si formasse il personale per poi mandarlo ai concorrenti. In Parlamento si lavori per cambiare la norma, altrimenti vorrà dire che la politica avrà, ancora una volta, deciso di sbattere la porta in faccia ai giovani”.
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