D’Alema: “Il Pd non intercetta il voto popolare, ha bisogno di Conte e M5s”

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ROMA – “I dirigenti del Pd hanno pensato che la fine di Draghi provocasse un’ondata popolare nel Paese, travolgesse Conte e portasse il Pd, la forza più leale a Draghi, a essere il primo partito. Io non so che rapporti abbiano i dirigenti del Pd con la società italiana. Mi domando persino dove prendano il caffè la mattina, perché il risultato ha detto esattamente l’opposto”. Lo afferma, in un’intervista al Fatto Quotidiano, l’ex premier, Massimo D’Alema commentando il risultato delle elezioni e il dibattito in corso nel Pd.

“La destra ha preso 12 milioni di voti, gli stessi del 2018, con una forte concentrazione in FdI. È un risultato sconvolgente, perché la maggioranza parlamentare poggia su un consenso espresso dal 28% dell’elettorato, in termini assoluti – ricorda -. Neanche uno su tre. Oggi la destra avrà il controllo delle istituzioni con 12 milioni di voti: sono elezioni che mostrano una profonda crisi del sistema democratico”.

“Vorrei ricordare che i 5S già all’inizio della legislatura avevano scelto il Pd come partner naturale, ma ci fu il diniego dell’allora leader del Pd (Renzi, ndr). Conte ha rifondato e ricollocato i 5S e il Pd ha bisogno di lui perché non intercetta più il voto popolare”, rilancia D’Alema secondo il quale “ora bisogna ricomporre il campo largo e fare un lavoro profondo per riguadagnare la passione di chi non vota più. Sapendo che c’è una coalizione democratica e di centrosinistra potenzialmente maggioranza”.

E infine: “Il Pd non può pensare di riassumere in sé la sinistra ed è diventato scarsamente attrattivo. Tuttavia c’è bisogno del Pd. Penso che dovrebbe fare un bilancio serio e onesto degli ultimi anni e fare anche quelle correzioni statutarie che consentano di ricostituire un partito nel senso proprio del termine. Un partito vero”, conclude.