Deal or not deal? Questo è il dilemma

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Una delle trattative più complesse della storia europea ancora allo sbaraglio: May revoca il voto di Westminster fissato per l’11 dicembre

BREXIT – Deal or not deal? Soft or Hard Brexit? Remain or Leave? Queste le domande che dal 23 giugno 2016 tormentano i muri di Westminster e non solo. Da allora sono già passati più di due anni e il marzo 2019 non sembra più un lontano miraggio. In questo tempo, il primo ministro inglese e il delegato alle trattative Michel Barnier hanno oscillato tra innumerevoli possibilità: dal Chequers plan all’Hard Brexit, passando per l’opzione di un secondo referendum, oggi il Regno Unito sembrava avere in mano un accordo più o meno concreto. Dopo il “si” dei 27 al meeting europeo tenutosi il 25 novembre, per Theresa May era arrivato il momento di conquistare una vittoria anche in casa, solo così la premier britannica avrebbe potuto definire la partita quasi conclusa. Tuttavia, alla vigilia dello scontro, la May ha deciso di annullare il match dopo la nuova sentenza della Corte Europea che afferma: “Il Regno Unito è libero di revocare unilateralmente la notifica della sua intenzione di ritirarsi dall’Unione”. La sentenza dà una nuova speranza agli europeisti inglesi, che per restare in Europa, dovrebbero ottenere solo una maggioranza tra muri di Londra, senza interpellare Bruxelles.

“Dopo la sentenza della corte, il voto di domani era un fallimento già dichiarato” spiega la premier, 92 deputati erano infatti già pronti a bocciare la proposta mentre gli strong Brexiters continuano ad affermare che i termini di questo accordo non consistano neppure in una vera Brexit.

La verità è che il May Plan non fa altro che prolungare le tempistiche per raggiungere un “final deal” in termini economici finanziari, fino al 2020; permettendo inoltre che la Gran Bretagna permanga nell’unione doganale fino a data da destinarsi, lasciando di fatto irrisolto anche il nodo riguardo le frontiere tra Nord Irlanda a Irlanda.

Conseguenzialmente in che termini il Regno Unito lascerà l’Unione Europea il 29 Marzo 2019? Se mai questo accordo verrà ratificato, gli inglesi lasceranno solo formalmente la bandiera stellata, continuando in realtà a negoziarci al fine di trovare reali soluzioni ai complessi dubbi irrisolti. Ecco così che l’ira dei Brexiters, in favore di una Hard Brexit, si scaraventa sulla May.

Se davvero l’opzione di un secondo referendum è scartabile perché ritenuto un atto non-democratico che non rispetta il volere dei cittadini espresso tramite il primo referendum; quanto è democratico firmare per Londra una Brexit che in realtà non è tale e che di fatto lascia la Gran Bretagna strettamente correlata all’Unione?

Con le spalle al muro, le mani vuote di reali soluzioni e Westminster pieno di oppositori la premier ha affermato: “tornerò a Bruxelles a rinegoziare la questione Nord Irlanda”.

Possibili scenari?

Fare pronostici su un fenomeno così inaspettato eincostante non sarebbe possibile, anche perché dal canto suo Bruxelles continua a ribadire che questo è l’unico accordo trattabile per l’Europa. Così con il 2019 alle porte e le trattative ancora in alto mare, forse un NO DEAL potrebbe essere la risposta al dilemma?

A cura di Rossella Savojardo