“Donne che sanno ballare e altre storie”, quel realismo che riappare nel XXI secolo e crea parallelismi

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ROMA – “Donne che sanno ballare e altre storie” (Giampiero Casagrande editore, pp. 173, € 14) di Nicoletta Mondadori tratta una realtà complessa, sospesa tra la tangibilità di un presente quotidiano e un insorgere di passato e assurdo che si insinua in modo travolgente nell’epilogo delle vicende. Le figure che vengono proposte differiscono nell’età, nell’esperienza di vita e nel percepire le situazioni con cui convivono se pur emerge un visibile fil rouge che dipinge di nostalgia e malinconia i volti e sentimenti delle protagoniste.

L’aspetto ludico diviene tragicomico, la virtù si affianca all’impotenza e le circostanze si pullulano con evidenza di motivi beffardi e tristi. Un quadro realistico, inquieto, convulso, con scatti mnestici che evocano parentesi più o meno lunghe e tracciano un componimento che nel suo insieme risulta fortemente icastico e fantasioso con accenti di imprevisto fascinosi.

Nicoletta Mondadori decanta e incanta il pubblico con una scrittura che come un pennello colora e imbianca, tiene alta l’attenzione su tematiche tutt’altro che vacue ma con una alacrità limpida scende nei nerbi del mannello narrativo. Il fulcro converge nella riflessione permeabile del senso dell’esistenza e sulla forza di reagire all’evolversi delle situazioni che costituiscono l’esistenza stessa nell’estrapolazione lirica del libro.

Assente la componente religiosa, alcun riferimento a elementi trascendentali né di invocazione per il superamento delle difficoltà. Un testo che vede susseguirsi come su un palco tanti sipari e scene miste e umbratili, luminose, spiritose, immaginate ed inventate in un pannello laico. Interessante il parallelismo che suscita Nicoletta Mondadori con il realismo verghiano pensando a “I Malavoglia” o con le “Novelle” pirandelliane come “Piuma”, “La carriola”, “Il treno ha fischiato”, “La tartaruga” e tante altre.

Quelle scene, quei contesti e sfondi abbozzano un senso concreto che elimina ogni romanticismo e sentimentalismo e pur quando traspare un inciso di emozione si riverbera sull’allegria ironica che si tramuta presto in fatalità tragica come nel racconto che dà il titolo al libro “Donne che sanno ballare” (pagg. 107).

Naturale appare l’opera di Nicoletta Mondadori che coinvolge il lettore in un viaggio alla scoperta dell’esistenza tramite uno sguardo attento e concreto della realtà privo di emozioni. Il pubblico si interfaccia come spettatore e osservatore e seguendo l’analisi si cela, riflette, medita acquisendo un acuta auscultazione dei sensori interiori volti all’esterno.

Monica Baldini