Ai microfoni di “Supernova”, il podcast di Alessandro Cattelan arriva Fabio Caressa, il più grande telecronista della nostra generazione ci racconta la sua visione sul calcio moderno e su cosa andrebbe migliorato.
Fabio è anche attualmente in onda con “Money Road – Ogni tentazione ha un prezzo”, il nuovo show Sky Original prodotto da Blu Yazmine. Il programma è condotto dallo stesso Caressa, tutti i giovedì su Sky e NOW e anche in chiaro su TV8, sempre disponibile on demand.
Il mestiere della telecronaca è un lavoro complesso, che richiede grande conoscenza, forte preparazione e che in Italia non è esente da giudizi spesso molto taglienti e feroci. All’estero la situazione è un po’ diversa e Fabio Caressa ha portato l’esempio del lavoro svolto nel Regno Unito e in Francia da ex calciatori, oggi opinionisti e commentatori sportivi: “Loro hanno Carragher, Henry, Micah Richards. Si mettono lì, se fa gol il Liverpool per dire, si prendono in giro e finisce lì. Se lo facessimo da noi, diventa un inferno. Lì non c’è il concetto di “hai fatto il tifo per, hai fatto il tifo contro. È proprio un altro mondo e io li invidio molto da questo punto di vista. Non ci sono mai polemiche in Inghilterra sulle telecronache. Cosa che invece di recente è successa anche per la finale di Champions League. Ma è la partita che fa la telecronaca. C’è differenza tra una partita che finisce 4 a 3 ai supplementari e una che fa 2-0 al 20° minuto ed è praticamente finita”.
L’identikit del calciatore perfetto? Eccolo secondo Fabio Caressa: “Piede destro, Totti. Sinistro, Maradona. Colpo di testa, Gigi Riva. Cattiveria in campo, Gattuso. Fantasia, Roberto Baggio. Tiro da fuori, Andrea Pirlo. Freddezza: o Inzaghi o Gerd Müller. Il migliore nelle pubbliche relazioni? Fabio Galante perché gli voglio bene. Il più bello? David Beckham. La mia eterosessualità vacillava moltissimo con Beckham. E poi è anche un gran signore”.
Il calcio negli anni è molto cambiato e Fabio Caressa ha sempre accolto le novità: “Mi piace molto il VAR, malgrado venga attaccato da più parti. Il VAR ha nettamente cambiato il calcio ma secondo me andrebbero cambiate altre cose. Io sono un fautore del tempo effettivo perché si perde troppo tempo. Tu considera che in Serie A nella stessa giornata, una partita dura 43 minuti e un’altra 63. Vuol dire che sono sport diversi. Solo che mi hanno spiegato a un convegno sul VAR della UEFA che non vogliono toccare la sacralità dei 90 minuti perché sono il simbolo del calcio. La seconda cosa è che mi dà fastidio quando un giocatore sta per terra e viene secondo lui colpito in testa – perché questa è la moda più brutta che sto vedendo in questo momento – e siccome questa cosa è per la concussion, benissimo, ti sei messo le mani in testa e allora stai fermo 5 minuti così verifichiamo che non hai preso botte in testa. Questa è una moda che non mi piace, è antisportivo. Non si può guardare”.