ROMA – Sono diminuiti e non c’è dubbio. Ma rimangono oltre 520 al giorno. Per limitarsi solo ai furti nelle abitazioni denunciati dai danneggiati: molte volte le vittime sono scoraggiate e neanche arrivano alla caserma o al commissariato competenti. Così la paura rimane, tanto più in vista delle vacanze, che lasciano le abitazioni incustodite per giorni, settimane, talvolta mesi. A fronte di una casa svaligiata ogni tre minuti (dati Istat aggiornati al 2017) c’è poco da richiamare le statistiche. Se, poi, solo tre denunce su cento vanno a buon fine (con la scoperta del ladro, ma difficilmente pure della refurtiva) c’è poco da discutere di percezione e/o di realtà.
Eppure siamo un Paese blindato
Il merito del calo nel numero dei furti in abitazione denunciati è dovuto alle misure di prevenzione e di controllo messe in campo dalle Forze dell’ordine contro questo reato socialmente odioso. Ma una fortissima opera di deterrenza è stata attuata prima di tutto dai cittadini, che hanno investito cospicue risorse per ridurre i rischi di intrusioni indesiderate. Dal Censis si apprende, infatti, che nel nostro Paese due famiglie su tre (66,5 per cento) hanno installato la porta blindata, quasi una su due (42 per cento) un sistema d’allarme, una su tre (33,5 per cento) inferriate a porte e/o finestre, tre su dieci (il 31 per cento) infissi, vetri anti-intrusione, telecamere.
Un business in crescita
Questi numeri, secondo una indagine condotta da CNA Installazione e Impianti, sarebbero destinati a lievitare ulteriormente, nonostante il rallentamento delle spese per la videosorveglianza dovuto alla recente applicazione della normativa europea sulla privacy. Se tante famiglie si sono già cautelate, la platea dei possibili clienti rimane ampia: sono oltre dieci milioni le case dotate di utenza domestica, dalla fornitura idrica all’elettricità, ma non di porta blindata. Senza contare gli aggiornamenti dei dispositivi attualmente in opera. Diventerebbe ancora più performante, di conseguenza, un mercato già molto appetibile, trainato dall’innovazione spinta del settore. Il fatturato delle imprese della sicurezza nel nostro Paese ha superato i cinque miliardi con circa 10mila imprese. Milano è senz’altro la “capitale” italiana del comparto con 700 milioni di giro d’affari. Il primato tra le regioni va alla Lombardia, con Lazio, Piemonte e Campania nelle prime posizioni.
Il costo della sicurezza
Sulla sicurezza in genere il cliente non lesina. E, quale che sia l’investimento, anche ridotto, non punta primariamente al risparmio. Quando decide di affrontare la spesa, comunque, scopre che spesso è inferiore alle sue previsioni. Mettere in sicurezza un’abitazione costa complessivamente tra 4/5mila e 16/18mila euro a seconda delle dimensioni nonché di quantità e qualità delle apparecchiature. Per una porta blindata si spende da 1500 a 6mila euro. I costi minimi per le inferriate oscillano tra 150 a 600 euro al metro quadrato. I sistemi di allarme vanno da 200 a mille euro. Per le telecamere interne sono sufficienti 100 euro ognuna, per le esterne 150. Ovviamente queste ultime cifre aumentano con i costi della connessione: le abitazioni possono essere tenute sotto controllo da una centrale o tramite il proprio smartphone 24 ore su 24.
I suggerimenti di CNA Installazione e Impianti
Ma come fare per evitare brutte sorprese al ritorno delle vacanze o, in genere, al rientro a casa? A proposito, le ore peggiori sono tra le nove e le dodici e tra le diciotto e le ventuno, secondo una indagine dell’organismo europeo Transcrime. Ore più rischiose a parte, per evitare brutte sorprese prima di tutto ci si deve guardar bene dal raccontare le proprie escursioni fuori casa attraverso i social o altri mezzi. E’ necessario, inoltre, suggerisce CNA Installazione e Impianti, installare apparecchi anti-furto i più aggiornati possibile. E, soprattutto, rivolgersi a installatori abilitati, dei quali potersi fidare ciecamente tanto per professionalità quanto per onestà. Per quanto riguarda l’installazione di telecamere di sorveglianza, per sovrappiù, esiste il rischio di pesanti sanzioni se la collocazione non è corretta e può mettere a rischio la privacy di terzi.