Giada Prandi: intervista a Lisa, della fiction Rai con Alessandro Gassmann

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giada prandi

L’attrice: “Io ti cercherò? Ha un respiro molto internazionale. Il Covid? Spero che non cambi la natura del nostro lavoro”. Intervista e podcast

Una serie crime dai contorni decisamente intimisti e drammatici: questo e altro è la nuova fiction targata RaiFiction – Publispei, in onda tutti i lunedì in prima serata, su Rai 1.

La sapiente regia di Gianluca Maria Tavarelli, unita alla grande professionalità degli attori (oltre ad Alessandro Gassmann, nel cast anche Giada Prandi, Luigi Fedele, Maya Sansa, Andrea Sartoretti e Zoe Tavarelli) ha fatto si che Io ti cercherò totalizzasse, nella serata del 5 ottobre, il numero di ascolti più alto, tallonata dal Grande Fratello Vip. Un risultato confermato nella serata di lunedì 12 ottobre, nella quale il trend è rimasto simile con il 19,5 % di Io ti cercherò, contro il 18,7 % del reality condotto da Alfonso Signorini su Canale 5.

I fantasmi del passato riemergono prepotenti nella vita di Valerio (Alessandro Gassmann), ormai deciso a ricostruire le vicende che hanno portato alla morte del figlio Ettore (Luigi Fedele). Di elevata statura anche gli altri personaggi della fiction, fra i quali quello di Lisa: un personaggio che ha in sé una grande forza, sebbene nascosta dalla sua tenerezza. Lisa è la moglie di Gianni (Andrea Sartoretti), che a sua volta è il fratello di Valerio: si tratta di un personaggio positivo, affettuoso ed empatico, che fungerà da mediatore tra i due fratelli.

In occasione del grande successo della serie, noi de L’Opinionista l’abbiamo intervistata, il 12 ottobre. Con lei abbiamo parlato di Io ti cercherò, ma anche di tematiche più attuali. Di seguito l’intervista.

Ascolta “Intervista a Giada Prandi” su Spreaker.

***Nell’audio sono presenti contenuti musicali creati tramite Groovepad, disponibile sull’App Store: https://play.google.com/store/apps/details?id=com.easybrain.make.music&hl=it

Partirei da Io ti cercherò. Gli ascolti del 5 ottobre parlano chiaro: avete dominato con circa il 20-1% dello share. Dal punto di vista degli ascolti, ti ritieni soddisfatta? Te lo aspettavi? Dopotutto il competitor era il Grande Fratello Vip…

Guarda, sono molto contenta degli ascolti. Tutti noi eravamo sicuri di aver fatto un lavoro di qualità. Sia perché era un cast d’eccellenza, sia perché Tavarelli ha svolto una regia molto bella, cruda, realistica, con una fotografia forte. Io dopo aver visto le prime due puntate in anteprima, ero emozionata e molto soddisfatta. Da lì a sapere a quante persone sarebbe piaciuto, però, ne passa. È una serie che ha un linguaggio, un respiro molto internazionale che ci sta premiando. La storia segue il filo del crime e del giallo, ma poi segue anche un racconto più intimo: il racconto di un padre che cerca di scoprire com’è morto suo figlio, e in questa ricerca si confronta con i fantasmi del suo passato.

Il personaggio che interpreti, Lisa, è una figura nella quale ti rivedi? O hai incontrato qualche particolare difficoltà nell’immedesimarti?

Lisa è un’infermiera, una donna che riesce ad affrontare la realtà quotidiana sempre col sorriso sulle labbra. È accogliente, amorevole, empatica, ironica e allo stesso tempo anche molto riservata e dolce: riesce a stare vicina a Valerio (Alessandro Gassmann) in questa grande tragedia, ma senza essere invadente. Ho dovuto trovare una grande spontaneità, semplicità e naturalezza, e l’ho fatto  cercando di immergermi nella sua quotidianità. E poi ci siamo incontrate a metà strada per trovare la giusta misura! Dopo aver trovato le sue caratteristiche, ci ho messo qualcosa di mio. Poi Lisa, rispetto a me, è più in sordina; io sono molto più istrionica.

I Cavalieri di Castelcorvo: sembra pensata per un target decisamente diverso rispetto a quello che ti segue, generalmente. Interpreterai zia Margherita: ti va di parlarci di questo personaggio e, soprattutto, di come sei “diventata” la zia Margherita?

I Cavalieri di Castelcorvo è un fantasy, ispirato ad Hansel e Gretel e Stranger Things. Diversissimo da Io ti cercherò! Un’esperienza molto bella: io ho cercato di fare un lavoro sul lato infantile che tutti abbiamo, perché lei in fondo è questo. Vive nel suo mondo, è una sognatrice adorabile: è la zia che tutti vorrebbero avere, una pazza scatenata [ride]. I  suoi due nipoti vanno a vivere da lei, che vive in questo paesino dove vuole aprire un B&B, circondata dagli animali: lei ha questa visione bucolica della vita. I nipoti fanno amicizia con altri bambini e da qui comincia la storia, piena di misteri, indovinelli e streghe. È stato bello perché lavorare con i ragazzi ti insegna tante cose: tu insegni qualcosa a loro, ma anche loro insegnano qualcosa a te.

Nelle tue corde c’è molta capacità di spaziare da un format a un altro. Sei talentuosa e poliedrica. Come ti vedresti in una trasmissione come Tale e Quale Show?

Che dirti: sono un’interprete poliedrica, posso essere sia comica che drammatica: ho una verve brillante, spiccata, multiforme e camaleontica. Ma sempre in un ambito interpretativo, non imitativo. Perché l’ambito delle imitazioni non è tanto il mio contesto: io non sono bravissima a imitare. È un talento a sé. Per me gli imitatori sono dei geni ma non tutti gli attori sono dei grandi imitatori. Dipende: io non so se in una trasmissione così riuscirei a dare il mio meglio, ma sono comunque una grande fan di quel tipo di attori.

Covid e mondo dello spettacolo. Moltissimi lavoratori sono costretti a star fermi. Cosa ne pensi della protesta pacifica che sta coinvolgendo centinaia di operatori a Milano? Parlo dei 500 bauli in piazza Duomo…

È una manifestazione che sottoscrivo. Se fossi stata a Milano sarei andata, insieme a tutti i miei colleghi. Anche quest’estate abbiamo fatto diverse manifestazioni a Roma. Siamo una categoria utile e necessaria: se non ci fossero stati attori, musicisti, cantanti, presentatori, chi ci avrebbe intrattenuto durante il lockdown? E poi ci sono i tecnici, le maestranze, i costumisti, i truccatori: tutti loro sono la linfa vitale dei nostri prodotti e non devono diventare dei fantasmi. Ci siamo confrontati anche col sindacato e c’è molto fermento, perché purtroppo la pandemia ha dimostrato che non siamo una categoria riconosciuta e quindi dobbiamo essere più visibili. Questo ci sta unendo.

Quindi pensi che la vostra categoria possa ripartire in sicurezza? Il lavoro diventerà più smart? Come evolveranno i tuoi progetti, anche in prospettiva dei cambiamenti legati alla pandemia?

Questo è un grande punto interrogativo. Si, sui set si sono create le condizioni per lavorare in sicurezza: mascherine, tamponi, test sierologici. Però per i teatri il problema è più grande: già prima del lockdown c’era molta difficoltà nel riempirli. Il mio pensiero va soprattutto ai teatri più piccoli: molti di loro non riusciranno a riaprire. Il nostro è un lavoro che non può andare in smart working più di tanto: io durante il lockdown ho sperimentato un nuovo format con Marco Lungo e Fabio Avaro. È una commedia a puntate: un mix di teatro, sitcom ma anche talent show. Ho anche continuato le prove di Anna Cappelli, che doveva debuttare ad aprile, ma abbiamo dovuto rimandare. Questo farà sì che aumenteranno gli spettacoli con due attori o i monologhi, che piacciono molto anche a me; tuttavia spero che il Covid non cambi la natura del nostro lavoro.