Secondo quanto previsto dall’Accordo collettivo nazionale (Acn) – che regola il rapporto di lavoro del medico di famiglia – il numero massimo di assistiti di un Mmg è fissato a 1.500: in particolari casi può essere incrementato fino a 1.800 assistiti, ma molto spesso questo numero viene superato attraverso deroghe disposte dagli Accordi integrativi regionali, deroghe locali per indisponibilità di Mmg e scelte temporanee del medico, ricorda Gimbe in una nota.
“Per ciascun Mmg – commenta Cartabellotta – il carico potenziale di assistiti rispetto a quello reale restituisce un quadro molto eterogeneo, dove accanto a troppi medici ‘ultra-massimalisti’ ci sono colleghi con un numero molto basso di assistiti”. I dati Agenas per l’anno 2021 documentano infatti che su 40.250 Mmg il 42,1% ha più di 1.500 assistiti; il 36,7% tra 1.001 e 1.500 assistiti; il 13,6% da 501 a 1.000; il 6,2% tra 51 e 500 e l’1,4% meno di 51.
In particolare, il massimale di 1.500 assistiti viene superato da più di 1 medico di medicina generale su 2 in Campania (52,7%), Valle d’Aosta (58,2%), Veneto (59,8%) e da quasi 2 su 3 nella Provincia autonoma di Bolzano (63,7%), in Lombardia (65,4%) e nella Provincia autonoma di Trento (65,5%) “con ovvia riduzione della qualità dell’assistenza – sottolinea il presidente Gimbe – accendendo ‘spie rosse’ su varie Regioni in relazione a tre criticità: la reale disponibilità di Mmg in relazione alla densità abitativa, la capillare distribuzione territoriale e la possibilità per i cittadini di esercitare il diritto della libera scelta”.
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