Si celebra oggi, 20 marzo, la Giornata Internazionale della Felicità. Fu istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) il 28 giugno 2012, e stabilisce:
“L’Assemblea generale […] consapevole che la ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica […]” (Assemblea generale delle Nazioni Unite, Risoluzione A/RES/66/281[1]) .
Da sempre oggetto della ricerca dell’uomo, la felicità costituisce un insieme di emozioni mentali e corporali in grado di procurare sensazione di benessere e gioia ed è frutto di raggiungimenti sia intellettuali che materiale, sia fisici che psichici.
La scienza ha evidenziato la partecipazione di più parti del corpo nei meccanismi biologici che si manifestano con la percezione di sensazioni definite di “felicità”. Si è osservato infatti che:
Studi recenti dimostrano come la genetica “influenzi” l’indole di ogni individuo portandolo ad essere più o meno incline al buonumore. Una ricerca pubblicata nel 2008 su Proceedings of the Royal Society B sostiene infatti che la presenza di due copie della variante genetica lunga del gene 5-HTTLPR , che controlla il trasporto della serotonina, neurotrasmettitore che influisce sull’umore, induca ad essere più felici.
È possibile esercitarsi ad essere felici. Scrivere giornalmente su un diario 10 cose per cui essere grati, può aiutare a riconoscere la felicità che scaturisce anche dalle situazioni quotidiane.
Barbara Fredrickson dell’Università del North Carolina inoltre, ha sottoposto un gruppo di volontari a pensare positivamente a uno dei propri cari, per poi estendere progressivamente quei sentimenti positivi a persone meno vicine. Dopo 7 settimane (con un allenamento quotidiano di qualche minuto) i partecipanti hanno dimostrato di aver raggiunto livelli più alti di felicità e gratitudine.
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