Che cosa è cambiato in lei dopo tutto ciò che è successo? “Nessuno esce da quest’anno senza essere cambiato, è impossibile. Per me certo è stato molto più traumatico. In Cina mi sono stabilita ad agosto, arrivavo dall’America a Pechino e verso dicembre sono cominciate le prime strane cose. Poi a gennaio l’accelerazione, i primi morti ma non si sapeva praticamente nulla. Con le prime vacanze dell’anno del Topo, molto simbolico nella storia cinese, tutto è precipitato. In Italia quando è arrivata l’avevi in qualche modo già vista, mentre per noi in Cina era qualcosa che non avevi idea di cosa fosse. Sono stati momenti di panico e abbiamo vissuto la paura”.
Eppure lei si è trovata spesso in situazioni pericolose, in zone di guerra: “Ho fatto l’inviata di guerra molte volte, da Sarajevo all’ex Jugoslavia, ma tu coprivi il servizio e poi tornavi a casa nella tua normalità. Questa volta non c’era più nessun angolo di terra in cui tornare nella tua normalità”.
Poi, mentre il mondo cadeva in pezzi, è esplosa la polemica sulla sua immagine: “Io non sono sui social, non ho avuto la percezione di quello che stava accadendo. Ad un certo punto uomini e donne mi hanno scritto, parlando di quanto di loro vedevano messo in gioco in quella precisa situazione. Io non c’entro niente quasi in questa storia, che è semplicemente capitata nel momento in cui una società si interroga su stessa e sui modelli che si rivelano delle gabbie”. Sul piano personale, che cosa chiede al 2021? “Sul lavoro sento il bisogno di riavvicinarmi a casa”.
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