Giusy Cristina Ferrante, l’arte come mezzo per scoprire le profondità del sé

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me e me stessa

Molti artisti contemporanei scelgono volutamente di non rientrare all’interno di alcuno schema, né stilistico né tanto meno figurativo che potrebbe in qualche modo farli sentire troppo legati a una precisa identità, perché il loro imperativo più impellente, quello più forte di ogni altra cosa, è di sentirsi assolutamente liberi nell’esprimersi. La protagonista di oggi sceglie di rifiutare di appartenere solo a un genere pittorico per scoprire, di volta in volta, il linguaggio più affine al momento della creazione di un’opera.

La scoperta della forte indole artistica avviene molto presto per Giusy Cristina Ferrante – nata a e cresciuta a Torino, poi in Sicilia, a Lentini e a Reggio Calabria -, quando ancora bambina l’attività che la rendeva più felice era disegnare con le matite e i colori che riceveva in regalo da suo padre da cui ha ereditato anche la passione per i numeri; crescendo ha scelto di iscriversi alla facoltà di Architettura senza però mai abbandonare o tralasciare la sua passione per l’arte. Il percorso di vita di questa particolare artista, che oggi vive e lavora a Roma, è alla base di una poliedricità creativa che non poteva rientrare all’interno di schemi precostituiti, o meglio, la libertà mentale tipica di chi cambia spesso luogo, ambiente, modo di vivere, diviene un abito che resta addosso, non si può togliere e si manifesta in ogni espressione dell’esistenza.

il castello sul lago olio su tela
1 Il castello sul lago

La Ferrante riesce a cambiare pelle basandosi solo sull’emozione che desidera raccontare nel momento magico in cui si siede davanti alla tela bianca, uno schermo da riempire di sensazioni, di riflessioni, di ricordi o semplicemente di confronto con se stessa per affondare nelle profondità della propria anima. Il legame con i luoghi del passato emerge nelle nature morte che rappresentano sempre un momento vissuto, un qualcosa di familiare, di domestico, memoria di attimi vissuti nella condivisione degli affetti in un tempo in cui tutto sembrava semplice, naturale, rassicurante.

il vecchio casolare olio su tela
2 Il vecchio casolare

L’opera Il vecchio casolare è impregnata di quel senso profondo di appartenenza a una tradizione, quella delle domeniche passate con le nonne, a fare il pane e preparare il pranzo per la famiglia; una vita speciale che oggi resta indelebile nello scrigno emotivo di Giusy Cristina Ferrante. Lo stile è moderno, molto vicino al Postimpressionismo di Cézanne, anche se la scelta dei colori in lei è più calda, meno colpita dal chiarore, più soffusa e avvolgente, proprio perché legata alle pulsioni della memoria emotiva.

natura morta con terracotte olio su tela
3 Natura morta con terracotte

In Natura morta con terracotte, l’atmosfera delicata e nostalgica è forse ancor più evidente, quegli oggetti sembrano raccontare storie passate di legami e di istanti sereni trascorsi ormai da tempo eppure ancora incredibilmente vivi; per evidenziare la sensazione di rassicurazione sceglie di non contrastare lo sfondo anzi, le tonalità del tavolo su cui poggiano le terracotte, e il muro retrostante sembrano essere un continuum degli oggetti stessi, in perfetta armonia cromatica.

la quiete olio su tela
4 La quiete

L’emozione emerge in modo delicato dalle opere più paesaggistiche, come La quiete, in cui lo spazio è rarefatto, a metà tra un sogno e una realtà che può trovarsi davanti gli occhi, un attimo sospeso nel tempo e tuttavia reale, tangibile, afferrabile con uno sguardo; nei paesaggi la tecnica scelta dalla Ferrante è, ancora una volta il Postimpressionismo, stile più reale e meno legato alla fugacità e all’inconsistenza del dettaglio rispetto all’Impressionismo, più attento ai contorni e alla soggettività attraverso la quale l’artista esprime e racconta ciò che vede. Anche nelle opere in cui sente il bisogno di guardare dentro se stessa per cercare un’essenza che spesso tende a nascondersi, a celare le proprie fragilità e insicurezze o, al contrario, la forza che sa trovare nel momento in cui ha bisogno di attingervi, come il dipinto Me e me stessa, l’opera in copertina articolo, la Ferrante sceglie lo stile figurativo, realista eppure in qualche modo tendente al Metafisico per quel suo voler indagare dentro i propri stessi misteri, quelle pieghe a volte incomprensibili che si mettono in azione quando si è costretti a reagire velocemente, lasciando dunque fuoriuscire quell’intuito, quell’istinto che spesso resta silente a osservare ciò che fa la mente.

caos dittico olio su tela
5 Caos (dittico)
ricerca di se stessi dittico
6 Ricerca di se stessi (dittico)

Poi però, quando l’attenzione creativa, il messaggio narrato, si focalizza sull’approfondimento e il bisogno di comprendere anche l’altro, la società contemporanea con tutte le sue incoerenze e le sue difficoltà, Giusy Cristina Ferrante sceglie un linguaggio diverso, più ermetico, più concettuale, come nell’opera Caos, o in Ricerca di se stessi, in cui sente la necessità di interrogarsi sull’importanza del restare fedeli a se stessi nonostante la confusione generata dalla moltitudine, da una globalizzazione che da un lato annulla i confini ma dall’altro tende a un’uniformazione che appiattisce il sano individualismo che lega alle proprie origini, tradizioni e radici. Nel corso della sua carriera la Ferrante ha ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti tra cui il Diploma di Maestro Europeo di Pittura del Sever di Milano, il Premio della Critica al Mandelieu di Cannes, il Premio Canaletto a Venezia, il Premio alla carriera riconosciutole da Start e ricevuto presso la Camera dei Deputati, sarà inoltre presente nell’edizione 2019 del Catalogo dell’Arte Moderna di Giorgio Mondadori.

GIUSY CRISTINA FERRANTE-CONTATTI
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