Al primo posto la serata a casa con gli amici (67%), seguita dall’aperitivo dopo il lavoro (65%) e dalla gita fuori porta (62%)
“Un’estate al mare, voglia di remare, fare il bagno al largo, per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni” recita il celebre tormentone di Giuni Russo, Un’estate al mare. Un ritornello iconico che, a distanza di oltre quarant’anni, continua a risuonare nei lidi italiani, simbolo intramontabile del desiderio di evasione, leggerezza e libertà, il quale accompagna l’arrivo della bella stagione. E infatti, con l’estate ormai alle porte, cresce la voglia degli italiani di prendersi una pausa dalla routine e ritagliarsi momenti di socialità e benessere: il clima è più mite, le giornate si allungano e la voglia di svago aumenta.
Ma cosa scelgono di fare quando vogliono staccare la spina? Cosa “ci sta” per l’estate 2025? Un recente sondaggio ha individuato le 10 attività preferite per la “summer season”: dalla serata con gli amici alla corsetta al parco, passando per una gita fuori porta e l’aperitivo post lavoro. L’indagine, realizzata da Sanbittèr con metodologia SWOA (Social Web Opinion Analysis) su un campione di 1.200 italiani, ha cercato di analizzare le attività “ci stanno” facendo leva sull’espressione di positività e inclusione che si sta affermando sempre di più nel linguaggio comune del Bel Paese.
Il “ci sta”, infatti, è diventato una risposta naturale nella comunicazione quotidiana, ma lo è ancora di più quando si parla di piccoli piaceri da condividere. Il sondaggio ha evidenziato che è proprio nelle esperienze semplici e informali che questa espressione trova il suo significato più autentico: per il 67% organizzare una serata con gli amici, mentre il 65% accettare un aperitivo improvvisato dopo il lavoro; persino una gita fuori porta (62%) o un giorno di ferie (60%) diventano occasioni perfette per dire “ci sta”, così come iniziare una nuova serie TV (58%) o concedersi un pomeriggio di shopping (54%); ma non solo, anche la pausa caffè con i colleghi (56%) e una serata speciale con il proprio partner (55%) hanno raccolto molti pareri positivi; chiudono la classifica due attività che hanno ricevuto apprezzamento da meno di una persona su due, ovvero una corsetta al parco (49%) e andare a vedere una mostra (46%).
L’indagine ha poi voluto indagare in quali circostanze si utilizza più spesso l’espressione “ci sta”: c’è chi lo dice mentre organizza un aperitivo (52%), chi lo scrive in chat (65%), chi lo pronuncia al ristorante (59%) o lo sussurra con un sorriso durante lo shopping (54%); c’è chi poi lo usa al lavoro (44%) o all’università (53%), e chi lo evita solo in contesti più formali come un colloquio (66%) o un incontro con persone appena conosciute (58%).
“Ci sta” è molto più di un semplice modo di dire: è un’espressione che attraversa le generazioni, da Gen Z e Millennial fino agli adulti under 50, trasformandosi in un vero e proprio codice relazionale condiviso. Lo studio ha rivelato come il “ci sta” sia oggi il nuovo “ok” per un italiano su 4, subito dopo il più classico “sì” (27%), ma con una marcia in più: è più inclusivo e capace di trasmettere complicità (56%), spensieratezza (54%) ed empatia (60%). È un’espressione che si usa con gli amici (68%), con i compagni di studio (63%), con il partner (60%) o con i coinquilini (55%), perché appartiene a quel linguaggio spontaneo e condiviso che nasce dove c’è confidenza e autenticità.
Eppure, oltre il 61% dichiara di non sapere nemmeno quando ha iniziato a usarlo: una locuzione che si è fatta spazio nel linguaggio quotidiano senza bussare, diventando un riflesso della socialità contemporanea. Ma non è tutto: il 67% degli italiani lo usa quando viene coinvolto in qualcosa di divertente, il 61% quando riceve una proposta che piace, il 57% quando qualcosa sembra una buona idea. È il modo per dire “sono d’accordo”, ma con un tono più caldo, più vicino, più sociale. E ancora, per un italiano su due (44%) è diventato di uso più che frequente nella comunicazione quotidiana, tanto che non eviterebbe mai di usarlo neanche nei contesti più inaspettati, e una formula spontanea, parte integrante del linguaggio quotidiano e naturale espressione del proprio stile di conversazione (47%).
“Ci sta” è molto più che un’abitudine linguistica. Come afferma la linguista Deborah Tannen nel saggio “Talking Voices”, il linguaggio non è solo un mezzo per trasmettere informazioni, ma uno strumento per costruire relazioni e riflettere i valori condivisi di una comunità. Ed è proprio il caso di questa espressione, che si è radicata nei modi di dire quotidiani grazie alla sua capacità di comunicare senza rigidità, diventando una sorta di “sì relazionale”.
Il successo sta anche nel modo in cui si inserisce in un’evoluzione linguistica più ampia: oggi, infatti, il linguaggio tende a essere sempre più diretto, informale, immediato; si adatta al ritmo della vita quotidiana e si modella sulla spontaneità delle interazioni. Le espressioni entrano nel vocabolario quasi senza accorgersene, influenzate dai social, dalle serie TV, dalla messaggistica istantanea. E il “ci sta” è uno degli esempi più forti di questo cambiamento: semplice, colloquiale, ma carico di significato sociale.
Dall’aperitivo alla pausa caffè, dal relax alle attività condivise, il “ci sta” si conferma come l’espressione simbolo di quei momenti che fanno stare bene.
La classifica dei 10 momenti che più lo rappresentano secondo gli italiani:
- Organizzare una serata a casa con gli amici (67%)
- L’aperitivo improvvisato dopo il lavoro (65%)
- Una gita fuori porta (62%)
- Un giorno di ferie (60%)
- Iniziare una nuova serie TV (58%)
- La pausa caffè con i colleghi (56%)
- Una serata speciale con il proprio partner (55%)
- Un pomeriggio intero di shopping (54%)
- Una corsetta al parco (49%)
- Andare a vedere una mostra (46%)