“I Guardiani delle Aquile”, il nuovo romanzo di Maria Elisabetta Giudici

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Maria Elisabetta Giudici – photo Paolo Ferrera

“In questo mio terzo romanzo ho riassunto le emozioni di quasi tutti i miei viaggi, per mare e per terra. Come sempre i veri protagonisti dei miei libri sono i ‘luoghi’, che sono per me la più alta espressione di identità, sono la patria dell’anima, sono tutto ciò che ci determina”

I Guardiani delle Aquile” è il nuovo romanzo di Maria Elisabetta Giudici, edito da Castelvecchi, disponibile in libreria e negli store digitali. Due uomini attraversano le steppe dell’Asia centrale fino a incontrarsi, inconsapevoli comparse di una guerra di spie che, per buona parte dell’800, vide contrapporsi gli imperi coloniali di Gran Bretagna e Russia.

Il protagonista del romanzo è Tristan Ek, un marinaio italo irlandese, imbarcato sul mercantile borbonico Clementina, diretto nelle Indie delle spezie che assiste impotente al misterioso eccidio dell’intero equipaggio. Inizia per lui un lungo viaggio dalla Malesia all’Uzbekistan, all’ inseguimento frenetico di una promessa.

Il suo viaggio si mescolerà all’annodarsi di relazioni sorprendenti e uniche, immerso nel movimento perenne di un mondo sconosciuto, primordiale e di straordinaria bellezza, in una felicità naturale di generosa poesia.

“I Guardiani delle Aquile” è il suo nuovo romanzo, di che cosa si tratta?

Siamo a metà dell’800 in piena guerra di spie tra Russia e Gran Bretagna per il possesso dell’Asia Centrale, questione che ancora adesso non sembra essere risolta. Il romanzo è una storia nella Storia: L’eccidio dell’equipaggio del brigantino italiano Clementina, episodio realmente accaduto e le intricate vicende del Grande Gioco, come fu chiamata questa guerra “diplomatica”. I due protagonisti sono Tristan Ek, marinaio italo inglese imbarcato sul brigantino Clementina diretto nelle Indie delle spezie all’inseguimento di una promessa fatta e Arkaiy Makarov, ufficiale russo in una pericolosa missione diplomatica. I due, in un viaggio infinito attraversano mari e deserti fino ad incontrarsi in Asia Centrale. Contaminati da una natura prepotente e assoluta si muoveranno in un paesaggio eterna preda del destino di terra di conquista. Intorno le grandi carovane, i deserti, i cacciatori di schiavi e i cacciatori con le aquile.

Cosa vuole trasmettere con questo lavoro?

Ho trovato una scusa per parlare indirettamente di altro e questa scusa è la caccia, non di un animale ma tra uomini: caccia per vendetta, caccia di un trofeo, caccia di denaro, caccia di una nuova vita. Nascosta dietro questa scusa c’è la natura, l’amicizia, le vite vissute, le vite spezzate, gli animali, i viaggi, i luoghi e la storia. Ecco cosa voglio trasmettere.

In questo testo parla dei suoi viaggi, cosa rappresenta per lei l’esplorazione dei luoghi?

Il luogo è un territorio espressivo di identità, è la patria dell’anima, è tutto ciò che ci determina. I miei personaggi sono ipercinetici, sono sempre in viaggio e ogni viaggio è sempre come una porta che si apre su una nuova realtà e ciascuna di queste realtà ha come sfondo un luogo.

Com’è nata la sua passione per la scrittura?

È nata per caso cercando di scrivere un sogno. Piano piano si è aperta nella mia mente una porta che ha fatto rotolare sulla carta tutto ciò che si nasconde nella cesta delle parole, tutte quelle immagini che erano nascoste in qualche angolo di quell’immenso labirinto che è la memoria. È stato come se avessi tirato fuori le emozioni e le avessi fuse nella ragione.