“Il fascino e la forza della letteratura, vol.2”, il libro di Floriano Romboli

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fascino forza letteratura libroPubblicato il libro di critica letteraria di Floriano Romboli: “Il fascino e la forza della letteratura, vol.2” (Saggi su Fogazzaro, Dante, De Sanctis, Malaparte, D’Annunzio, De Roberto, Sanminiatelli), nella prestigiosa collana “Il Cammeo”, Guido Miano Editore, Milano 2023.

Non c’è tema, argomento, problema, dimensione, aspetto dell’umano vivere che la letteratura non abbia trattato in ogni epoca, cultura, civiltà, territorio del nostro pianeta, ovviamente dopo l’avvento della scrittura, che ha gradualmente sostituito la trasmissione orale del sapere, delle conoscenze, delle creazioni spirituali dell’uomo. Tale affermazione non va interpretata in senso apologetico, poiché mi pare inequivocabile che essa provenga da dati di fatto, cioè dai contenuti dei testi di ogni genere. Questa riflessione mi è sorta spontanea nell’accingermi a scrivere la premessa al secondo volume di Floriano Romboli, ovvero Il fascino e la forza della letteratura, continuazione cronologica e progettuale del primo tomo, entrambi quindi dedicati ai saggi di critica letteraria dello studioso e scrittore di Pontedera. A taluni potrà sembrare scontato e banale quanto si va dicendo ma, purtroppo, oggi non è così: il termine letteratura viene spesso citato, anche da esponenti di pubbliche istituzioni, in senso dispregiativo, come se fosse il prodotto di un mondo a sé stante, coltivatore di utopie e di sogni, inutile allo sviluppo della società e della civiltà, mentre è vero il contrario. Il fascino e la forza della letteratura dipendono proprio dal fatto che essa è stata ed è presente nella storia umana denunciando il negativo, testimoniando i valori fondamentali dell’uomo e proponendo modelli antropologici e spirituali progressivi. Ciò perché, nella gran parte dei casi, lo scrittore cerca la verità, mentre il politico mira al potere: sono due prospettive divaricanti.

Lo si evince chiaramente se si leggono con attenzione, interesse, passione i lavori di Floriano Romboli, che hanno la capacità di coinvolgere il lettore in un cammino alla scoperta della bellezza della cultura letteraria, dal momento che egli non si limita a quella che potrebbe essere un’asettica esposizione ‘tecnica’ ed ‘accademica’, poiché riesce a far vivere e brillare di luce propria ogni autore ed ogni opera, di cui ricostruisce l’humus psicologico, familiare, sociale, storico e dunque epocale, riportando anche eventi esistenziali, travagli e aneddoti per una loro più approfondita comprensione. Inoltre stupisce favorevolmente la ricchezza delle fonti citate e comparate, in modo da non far apparire solo la sua versione, dando così la possibilità al lettore di confronti dialettici fecondi: iniziò con tale metodo l’avventura della critica letteraria italiana agli albori dell’Umanesimo con Francesco Petrarca, considerato a ragione un capostipite nel campo, sostenuta dalla ricerca dell’interpretazione autentica dei testi. In definitiva i saggi qui pubblicati risultano sommamente stimolanti da ogni punto di vista, ed io riterrei principalmente dai versanti gnoseologici e noetici, ovvero suscitatori di sapere e pensiero.

Saggi che riguardano: Fogazzaro, Dante, De Sanctis, Malaparte, D’Annunzio, De Roberto, Sanminiatelli – come sintetizzato in esergo quasi come sottotitolo – ma che in realtà si occupano direttamente o indirettamente di altri autori chiamati in causa dal critico per allargare le visioni in materia, come vedremo di seguito. Se vogliamo storicizzare il periodo e i periodi in cui essi sono contestualizzati, potremmo suggerire a grandi linee la collocazione dei confini tra Otto e Novecento, tra Risorgimento e Grande Guerra, con sconfinamenti all’indietro nel caso di Dante (in verità si tratta delle riflessioni di pontefici contemporanei) e in avanti con Sanminiatelli. Gli alvei culturali principali sono allora quelli del Positivismo (soprattutto per la prospettiva evoluzionistica) e del Decadentismo, nella sua accezione più ampia, che può comprendere lo spiritualismo fogazzariano; il frammentismo; l’aggressività futurista e le componenti irrazionalistiche; il sensismo, il panismo e la dottrina del superuomo mutuata dal D’Annunzio dalla cultura tedesca (Nietzsche). Ma saremo più precisi ora nel presentare al lettore i singoli saggi.

Il primo di questi è inedito e porta come titolo: Fogazzaro e i suoi due “Piccoli mondi”. Si tratta naturalmente dell’analisi di alcuni aspetti dei due romanzi storico-psicologici dello scrittore vicentino: Piccolo mondo antico (1895 – ambientato essenzialmente in Valsolda nell’epoca risorgimentale) e Piccolo mondo moderno (1901 – prosecuzione cronologica del primo nell’Italia post-unitaria e nella terra natale del Fogazzaro). L’esiguità dello spazio ci costringe ad essere stringati, e questo vale anche per gli altri saggi. La prima notazione interessante di Romboli riguarda il legame stretto esistente – nella narrazione delle vicende dei coniugi Maironi e degli altri personaggi – tra le varie forme del paesaggio, le tonalità delle cromaticità e gli stati d’animo dei protagonisti: qui rientrano le descrizioni paesistiche dell’amata Valsolda, brani – come una lettera di Luisa a Franco esule a Torino – dove gli elementi naturali assumono valenze spirituali e proiezioni trascendenti. Un’altra cifra dominante le dinamiche del romanzo sono attinenti al contrasto buio-luce, all’antitesi tra l’oscurità di taluni risvolti interiori e le illuminazioni che subentrano negli slanci ideali verso il futuro, per cui esiste sempre un travaglio intimo nel quale si dibattono le anime e le coscienze messe a nudo dall’autore. Simili dualismi o bipolarizzazioni sono presenti anche nelle dimensioni politiche e sociali, nel motivo patriottico-indipendistico-risorgimentale (Franco: «Servir l’Italia, morir per lei!»), che tuttavia lasciano sullo sfondo la presenza del popolo, verso il quale il Fogazzaro ha sempre avuto un atteggiamento paternalistico.

Fondamentale – secondo Romboli – nel rapporto matrimoniale tra Franco e Luisa è la diversa sostanza della fede religiosa, che li fa agire in contrasto anche davanti alla tragedia familiare della morte della figlia: lui ha ereditato i valori tradizionali dall’ambiente nativo ed a quelli è saldamente ancorato; lei ha ricevuto dal padre non-credente i valori della ragione, della giustizia e sviluppa riflessioni problematiche che la porteranno anche a ribellarsi a Dio a causa del dolore per la perdita della piccola Maria. In tutto ciò si svela un’altra conferma della tesi del critico: il conflitto come legge che regola la vita interna delle anime e le relazioni tra le stesse. Condivisibile anche la sua osservazione sull’accostamento operato da Giorgio Bàrberi Squarotti con I Promessi Sposi manzoniani, considerato fuorviante: le tematiche fogazzariane sono forse più rintracciabili talvolta – seppur con le dovute cautele – nel Tommaseo (Sebenico 1802 – Firenze 1874) di Fede e bellezza (1842), ritenuto dalla critica anticipatore della sensibilità decadentistica (sensismo e moralismo; sensualità e religiosità; terra e cielo). Problematiche che riscontriamo maggiormente sviluppate dal Fogazzaro in Malombra (1881) e in Piccolo mondo moderno, dove il protagonista Piero Maironi fatica a trattenere la sua sessualità repressa quando incontra l’affascinante Jeanne Dessalle. Il secondo piccolo mondo nasce come prosecuzione storica del primo, ma si svolge sotto il segno della crisi per il tramonto degli ideali risorgimentali ed è immerso nella nostalgia del mondo antico, dei suoi valori, delle sue figure autorevoli, delle sue atmosfere. Infatti il nuovo mondo politico post-unitario della provincia veneta mostra una precoce decadenza e un immiserimento ideale a favore di anguste dimensioni localistiche. L’acribìa di Romboli ci fa conoscere anche una comparazione interessante con Hippolyte Taine (Vouziers, 1828 – Parigi, 1893) tratta da Les origines de la France contemporaines (1876-1893). Né l’amore, né la politica saranno comunque i mondi definitivi del protagonista: dopo la morte della moglie Elisa si realizza la metamorfosi verso la vita religiosa, nella «chiamata impellente a vivere e a operare nella Chiesa di Dio». Una sorta di vittoria finale della fede per una ritrovata pace interiore, fuori dalle delusioni del mondo.

Gli altri saggi del libro sono già stati pubblicati: L’opera di Dante nelle riflessioni storico-culturali ed etico-religiose di alcuni papi contemporanei in “Soglie. Rivista quadrimestrale di poesia e critica letteraria”, anno XXI, n° 2-3, agosto-dicembre 2019, Badia San Savino – Cascina (PI). Questo più breve lavoro inizia con le considerazioni di Benedetto XV (1854-1922) sulla genialità di Dante e sulla sua certa appartenenza alla Chiesa, essendo la Divina Commedia un’opera scritta per la glorificazione di Dio (Enciclica In praeclara summorum, 1921). Dopo aver elogiato le sue prese di posizione contro la Grande Guerra, definita «l’inutile strage», Romboli sottolinea l’importanza della ‘riabilitazione’ dell’opera De Monarchia, attuata anche da Leone XIII (1810-1903), il papa dell’enciclica sociale Rerum novarum. Sulla stessa linea si colloca Paolo VI (1897-1978), fine intellettuale, che istituisce una cattedra di studi danteschi, ammira lo spessore teologico di Dante e ne riafferma la ‘cattolicità’ (lettera apostolica Altissimi cantus, 1965). Così anche papa Francesco (2021). Ed in chiusura l’autore sottolinea la singolare comunanza di vedute su Dante fra il magistero religioso e la critica moderna, in particolare con la citazione di Giovanni Getto (1913-2002) in relazione al Paradiso.

Anche il terzo saggio – La prospettiva evoluzionistica e l’avvenire dell’uomo. Alcune note sulla letteratura italiana al passaggio dall’Otto al Novecento – appare sulla rivista precedente, ma dell’anno XIV, n°1, aprile 2012). Argomento affascinante che viene sviluppato dall’autore in modo esteso e con dovizia di riferimenti culturali, di cui segnaliamo i più significativi. L’analisi del pensiero del Taine apre lo studio, annotando alcuni dei suoi preferiti bersagli storico-filosofici: il razionalismo, l’astrattismo ideologico, il giacobinismo, per arrivare a dimostrare la permanenza nell’uomo degli istinti bestiali e distruttivi. Qui Romboli si allaccia alla nota teoria darwinania de L’origine della specie (1859) e de L’origine dell’uomo (1871) sulla selezione naturale ma, con il De Sanctis (1817-1883), si astiene dall’entrare negli aspetti scientifici, sottolineando che essa va considerata come una nuova visione del mondo, poiché Darwin (1809-1882) è un vero e proprio maître à penser (espressione del De Sanctis). Seguono poi altri contributi favorevoli a Darwin: Arturo Graf (1848-1913) che dichiara superato il Linneo; Roberto Ardigò (1828-1920), la duplicità della natura umana; Ernst Haeckel (1834-1919) con la sua “legge biogenetica fondamentale”. Il contrasto bestia-uomo viene indi ricercato nel D’Annunzio (1863-1938) a partire da Maia (1903) e nei suoi eterni conflitti tra Eros, Morale, Uomo e Superuomo. In Pascoli (1855-1912) che auspica il superamento della parte ferina ed aggressiva verso una continua ascesa antropologica e morale. Così anche nel Fogazzaro (1841-1911) che tenta una conciliazione fra darwinismo e fede cristiana, come più tardi Teilhard de Chardin (1881/1955), in modo più articolato e complesso: L’avvenire dell’uomo (1946), Il fenomeno umano (1955); il Fogazzaro soprattutto di Malombra (1881 – conflitto brutalità-umanità) che in conclusione dichiara che non discendiamo dal bruto, ma da esso ascendiamo.

La Grande Guerra nelle pagine di scrittori italiani del primo Novecento: Federico De Roberto, Curzio Malaparte, Gabriele D’Annunzio (pubblicato nei “Quaderni dell’Associazione di Cultura Classica”, Delegazione di Pontedera, novembre 2018): ecco il successivo prezioso lavoro di questo volume. Le testimonianze sulla Grande Guerra riguardano soprattutto diari, frammenti, lettere, pochi romanzi (Monelli, Alvaro). La disumanità del conflitto emerge da chi l’ha vissuto, come il soldato Gualtiero del Guerra (1889-1951); dai ripensamenti di diversi intellettuali interventisti (Serra, Lussu); dal nazionalista-patriottico Federico De Roberto (1861-1927) nel racconto La paura: guerra di trincea sotto il tiro dei cecchini austriaci, la follia dei suicidi; dalle contraddizioni di Curzio Malaparte (1898-1957) che vede Caporetto come lotta di classe e rivoluzione. Fa eccezione il protagonismo dannunziano: il Vate esalta l’eroismo, ama le violente invettive, perde un occhio dopo un incidente aereo… ma ha pietà per i soldati morti e l’autore conclude che l’arte sua (Il notturno) è superiore all’ideologia.

Si passa poi al penultimo saggio: A proposito di Francesco De Sanctis (pubblicato in “Rassegna Lucchese. Periodico di cultura”, n°17-18, autunno 1983 – inverno 1984, edizioni: Maria Pacini Fazzi). L’inscindibilità tra critica letteraria e impegno civile nell’opera e nella vita desanctisiane è la tesi difesa da Romboli, che mette in guardia dalle appropriazioni ideologiche (Gamsci, Croce, Gentile), afferma l’unità fra etica ed estetica, non simpatizza con Asor Rosa nei suoi giudizi liquidatori.

Trattando Il tema della natura nella narrativa di Bino Sanminiatelli (pubblicato in “La rassegna della letteratura italiana”, serie IX, n°2, luglio-dicembre 1998, edizioni Le Lettere) Romboli chiude con un motivo lirico-bucolico il suo libro, sebbene ci dica che il Sanminiatelli (1896-1984) non sia solo un autore che esprime un grande amore per la libertà e la genuinità della natura, per il mondo animale, per il tratteggio paesistico (ammirato da Emilio Cecchi,) in quanto la sua riflessione si espande ad un naturismo filosofico che contempla il rapporto uomo-universo, s’addentra nel mistero del cosmo, attua un processo alla civiltà, denuncia la contraddizione città-campagna, lascia spazio alla satira di costume, alla meditazione sulla morte e sul significato della vita.
Enzo Concardi

L’AUTORE

Floriano Romboli (Pontedera, 1949) ha compiuto i suoi studi presso la Scuola Normale Superiore di Pisa ed è stato per tanti anni insegnante di materie letterarie e latino nei licei. Si è interessato alla cultura rinascimentale, studiando soprattutto l’epica del Tasso; è poi passato ad occuparsi della letteratura italiana ed europea fra Otto e Novecento, nonché di narrativa e poesia contemporanee. È stato docente di letteratura italiana presso la Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario (SSIS) dell’Università di Pisa. Tra le sue numerose pubblicazioni: Un’ipotesi per D’Annunzio. Note sui romanzi (1986); Le ragioni della natura. Un profilo critico di Bino Sanminiatelli (1991); La letteratura come valore. Scritti su Carducci, D’Annunzio, Fogazzaro (1998); Fogazzaro (2000); Natura e civiltà (2005); L’azzardo e l’amore. La ricerca poetica di Nazario Pardini (2018). Ha curato l’edizione dei Racconti di Fogazzaro (1992) e di opere di Bino Sanminiatelli, di Eugenio Niccolini, di Dino Carlesi, nonché del diario dell’ufficiale pontederese Gualtiero Del Guerra alla prima guerra mondiale. Collabora a riviste specialistiche e a periodici di cultura generale e politica. Ha prefato i volumi di Nazario Pardini: Le voci della sera (1995), Le simulazioni dell’azzurro (2002), Scampoli serali di un venditore di arazzi (2012), I dintorni della vita. Conversazione con Thanatos (2019); ha scritto la postfazione della raccolta Alla volta di Lèucade (1999) prefata da Vittorio Vettori. Nel 2020 ha conseguito il premio “Una penna a Pontedera”, 32a edizione per l’anno 2019.

SCHEDA DEL LIBRO

Floriano Romboli, Il fascino e la forza della letteratura, vol.2, pref. di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 148, isbn 978-88-31497-93-0, mianoposta@gmail.com.