In Italia, infatti, nelle micro-imprese il 22,4 per cento dei dipendenti conta meno di trent’anni. In termini assoluti si tratta di oltre 673mila lavoratori dipendenti. Per rendere l’idea, i loro coetanei che lavorano nelle imprese tra 10 e 49 addetti sono il 17,3 per cento del totale, vale a dire in tutto 545mila circa. Nelle imprese tra i 50 e i 249 addetti raggiungono il 13,2 per cento (290.890 nel complesso). Nelle imprese di 250 e più addetti costituiscono il 12 per cento fermandosi a poco più di 461mila unità.
Un secondo aspetto molto significativo nel rapporto tra giovani lavoratori e micro-imprese riguarda la tipologia contrattuale. Dall’analisi del Centro studi CNA si evince che l’attrattività non è casuale ma risponde anche a una strategia di lungo periodo perseguita dagli imprenditori: il 77,2 per cento degli occupati nelle micro-imprese con meno di trent’anni di età lavora con un contratto a tempo indeterminato. Nella fascia tra 10 e 49 addetti tale quota scende al 71,7 per cento e cala al 65,1 per cento tra 50 e 249 addetti e al 51 per cento da 250 addetti in poi.
Va sottolineato quanto il dato sull’occupazione giovanile nelle micro-imprese sia rilevante. Le micro-imprese sono poco meno di quattro milioni (cioè il 94,8 per cento della platea imprenditoriale nazionale) con 7,3 milioni di addetti (il 43,2 per cento) e generano un valore aggiunto di 825,5 miliardi di euro, il 23 per cento del totale.
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