Intervista a Siro Comencini, i retroscena della sua arte

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Siro Comencini, autore di narrativa veronese vanta due pubblicazioni all’attivo: “Ikigai” e “Step Back” – pubblicati dall’editore Qui Edit Editoria rispettivamente nel 2021 e nel 2022. Per L’Opinionista abbiamo già avuto modo di recensire il secondo romanzo, Step Back; oggi Comencini approfondisce i suoi legami con l’arte della scrittura e i primi romanzi pubblicati. Due romanzi che si inseriscono facilmente nel genere della narrativa pura, dove i sentimenti e il vissuto umano presiedono la scena e mantengono il lettore ancorato alla fino all’ultima pagina.

Per conoscere meglio Siro Comencini e scoprire che cosa si nasconde nei retroscena della sua arte, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.

1) Buongiorno Siro, grazie per aver accettato di scambiare due chiacchiere con noi. La Sua qualifica di professionista del commercio internazionale sicuramente la porterà a viaggiare in giro per il mondo, a partire da questo assunto, viene naturale supporre che all’interno dei Suoi romanzi si possa ritrovare ciò che nella vita reale Lo ha emozionato e/o colpito. C’è qualcosa, un evento in particolare o una persona che ha incontrato per lavoro che ha influenzato le Sue opere? In che modo coordina la Sua occupazione principale con l’altra faccia della sua persona? Le viene difficile, oppure riesce a dividersi tra l’una e l’altra attività senza troppi intoppi?

Buongiorno. Sì, in realtà il mio lavoro amplia il mio modo di scrivere costantemente, di sicuro di paesaggi e diversità culturali che provo a riportare nei miei romanzi. Adoro viaggiare incontrando nuove persone e abitudini, sapendo che tornerò a casa più ricco e profondo di prima. Spesso è proprio il tempo di attesa nei viaggi quello che investo nello scrivere, per esempio in hotel la sera o in aereo. Non mi risulta difficile perché non ho pressioni di tempo sulla scrittura; quindi, anche se impiego un anno per scrivere un libro non mi pesa, e lo faccio con dedizione assoluta solo nei momenti in cui posso permettermelo. Oggi scrivo anche per isolarmi dal resto, è per me strumento di grande evasione. Sarebbe bello poter vivere della propria passione, per ora resta però solo un bellissimo sogno.

2) Focalizziamoci sul suo rapporto con la scrittura. Nel 2021 pubblica “Ikigai”, nel 2022 vede la luce “Step Back”. Noi vogliamo concentrarci sul prima. Come lettore, ci sono stati romanzi o autori a cui si è ispirato per la scrittura – anche non in maniera diretta? O meglio ancora: c’è uno scrittore (o una scrittrice) a cui vorrebbe assomigliare, e se sì, perché?

Un autore che mi ha ispirato particolarmente è stato di sicuro Nicholas Sparks, ho letto diversi suoi romanzi. Trovo abbia un modo di descrivere le emozioni davvero profondo e molto molto coinvolgente. Di sicuro mi piacerebbe poter arrivare a quel livello di intensità per il lettore, mi piace anche molto Fabio Volo che riesce a far passare concetti di alto livello con un linguaggio più comprensibile dal pubblico di massa. E lo fa con stile, giocando tra piani di comunicazione diversi, gestendo con grande mestiere la profondità negli argomenti.

3) Per non allontanarci dal tema della domanda precedente, qual è il Suo genere preferito e in che modo seleziona le Sue letture? Si può ravvisare in qualche modo un’influenza tra le letture che sceglie e le storie da scrivere che Le passano per la testa – oppure non c’è alcun legame tra i due eventi? E poi, quando si è avvicinato alla lettura e che cosa rappresenta per lei questa pratica?

No, non c’è legame diretto tra ciò che leggo e ciò che scrivo, anche perché spazio molto nella lettura tra generi diversi. Di sicuro però c’è correlazione con il fatto che tra questi i miei preferiti sono da sempre romanzi e biografie; quindi, tendenzialmente adoro leggere e scrivere dell’aspetto umano, relazionale ed emotivo. Ci sono diversi libri che mi hanno avvicinato alla lettura in età adolescenziale, uno su tutti e forse il primo è stato Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Per me leggere è un modo per scoprire posti che non conosco, vivere emozioni che a volte dimentico o sottovaluto e conoscere modi di pensare che arricchiscano il mio. Di sicuro provo profondo interesse per la diversità quando autentica.

4) Pubblicare in Italia, soprattutto con una casa editrice solida, è impresa ardua per gli autori esordienti o in linea di massima ancora poco conosciuti. C’è un consiglio che si sente di dare a tutti gli aspiranti scrittori e scrittrici che ancora faticano a trovare un editore? Nella Sua esperienza specifica, in che modo si è avvicinato a un editore? Come ne ha trovato uno interessato ai Suoi scritti?

Concordo sul fatto che sia dura, che i professionisti siano pochi, e sia davvero difficile trovare la strada giusta in questo mondo. Per arrivare a produrre un testo di livello buono e sperare sia prodotto da un editore serio non basta il talento, servono doti commerciali e capacità imprenditoriali spesso sottovalutate nel mondo amatoriale. Io ho iniziato con una piccola casa editrice locale, che mi ha aiutato senza grosse spese iniziali nell’editing e nel creare progetti credibili. Proporre dopo attenta analisi la propria bozza a chi fa editing di lavoro può essere il primo passo vero per conoscere il valore reale del lavoro svolto. Purtroppo, tutti sognano di diventare autori di best seller, la realtà è che pochissimi arrivano a farlo, e probabilmente è giusto sia così. Spiace di più vedere a volte che l’espressione sia schiava di meccanismi commerciali più che profondamente comunicativi, ma vale per molta dell’arte in gioco oggi.

5) Per chi ha letto “Step Back” appare lampante la relazione tra il mondo raccontato nel Suo ultimo romanzo e l’esperienza personale. Come si evince in rete, nella vita Lei non si occupa solo di commercio internazionale ma il Suo nome compare tra i soci di una società sportiva dilettantistica di Verona. Che cosa ha imparato dal mondo dello sport e che cosa l’ha spinta, da ex sportivo, a formare gli altri?

Si, sono stato un buon agonista nella pallacanestro ed ho avuto la possibilità di sperimentare personalmente ogni sacrificio, beneficio e ogni sfumatura che lo sport gratuitamente porta indipendentemente dal livello di gioco. Ho scelto di allenare successivamente per provare a condividere e guidare i giovani in questa esperienza nella maniera più attenta possibile. Sapendo che dosare dura disciplina e partecipazione emotiva è fondamentale per motivarli e prepararli alle competizioni più importanti che non sono di certo quelle che troveranno in campo. Trovo lo sport sia una delle uniche ed ultime forme gratuite per spiegare loro molte dinamiche che avvengono nella vita e nelle relazioni del mondo che vivranno, esattamente come su un campo e con i compagni di squadra.

6) Filippo e Marta, protagonisti del Suo romanzo d’esordio, sono due anime affini che nel momento in cui si incontrano capiscono di essere destinate l’una all’altra: da quel momento comincia il romanzo. Al di là del pathos necessario per la costruzione di una solida struttura narrativa, in linea di massima Lei crede succeda così anche nella vita di tutti i giorni? Che le persone che incontriamo e alle quali decidiamo di donarci siano le uniche con cui avremmo potuto farlo? Vuole raccontarci la Sua filosofia a tal riguardo?

Credo che la vita ci regali un cammino stupendo, sul quale incontriamo persone diverse, in età diverse, che ci portano relazioni sempre uniche. Queste relazioni lasciano in noi segni indelebili a seconda del livello di coinvolgimento emotivo e consapevolezza interiore del momento in cui le viviamo, e a volte cambiamo proprio strada grazie ad esse o per esse. Ognuna di queste persone poi ci regala una parte di sé, e ci dona la versione di noi stessi che si rivela solo ed esclusivamente in quel momento e con quella persona in maniera irripetibile.

Trovo che tutto questo dia significato a ogni momento passato in relazione con altri, o quantomeno ci venga offerta la possibilità di coglierlo. Chiaro che ci sono individui con cui magari il nostro cammina dura solo qualche tempo, che magari hanno poco di innovativo per noi, a cui a volte dedichiamo troppo ed a volte troppo poco, ammesso che esista una età di misura univoca per giudicarlo.

Io amo in ogni caso pensare che ognuno porti una luce e un messaggio, a volte solo un riflesso che ci indica le aree di miglioramento dove ci perdiamo, a volte invece ricchezza vera ed amore incondizionati. Nei miei libri provo a riportare quanto ho fotografato nei ricordi di quegli attimi indelebili, cristallizzando e rendendolo visibile a tutti, per ricordarmi e ricordare che ogni incontro va onorato e rispettato inquanto tale.

7) Anche l’Ikigai stesso è una filosofia diffusa dalla cultura orientale – la parola potrebbe essere tradotta in italiano con il significato di “ragion d’essere”. Con questo termine, infatti, ci si riferisce alla necessità di avere uno scopo nella vita, un punto d’arrivo, qualcosa verso cui tutti tendiamo naturalmente. In che modo si è avvicinato a questa filosofia, quando ne ha sentito parlare per la prima volta?

Il Giappone e la sua cultura mi hanno da sempre attratto, trovo nella loro forma di rispettosa riservatezza una speciale e immensa maniera di arricchire ogni aspetto della vita. Mi ci ritrovo e provo da sempre a leggerne, e magari trarre qualcosa che mi possa aiutare nell’affrontare i miei lati più introspettivi. È complesso dare un significato unico alla propria ragion d’essere, ma come ho ampiamente provato a riportare in “Ikigai”, trovo che onorare le mie emozioni vivendole con attenzione, e rispettare quelle altrui ascoltandole senza giudizio di merito, mi abbia indiscutibilmente migliorato la qualità dell’esistenza in via definitiva.