La Digital Art in technicolor di Ashblow per ricordare i ruggenti e dinamici anni Ottanta

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gioconda 2 marius ashblow

Lo sguardo nostalgico verso il passato più recente ha spesso contraddistinto la produzione di molti artisti contemporanei ma anche di quelli meno attuali, proprio perché fermarsi e immortalare un tempo durante il quale alcune emozioni sono emerse o sono state vissute in maniera più intensa, costituisce una fonte creativa irrinunciabile. Il protagonista di oggi imprime nelle sue opere tutto il legame che sente verso un periodo della sua vita e della storia recente, che continua ad affascinarlo.

In tutto il corso del Ventesimo secolo ogni settore dell’esistenza ha subìto profonde trasformazioni che sembravano susseguirsi inarrestabilmente. Il campo artistico non poteva non essere coinvolto da questi mutamenti che modificarono lentamente la società e il modo di vivere di quel dinamico secolo; fin dai primi decenni, interrotti dalle due guerre mondiali, è emersa l’esigenza di sperimentare inediti linguaggi creativi necessari per rompere gli schemi preesistenti e adeguarsi al differente approccio alla vita non solo delle persone comuni bensì anche di quelle che, per formazione e per mentalità, erano più vicine al mondo artistico e culturale. La società borghese della prima metà del Novecento, quella nuova classe sociale abbiente che colmava il divario precedente tra aristocrazia e popolo, sentiva di necessitare di nuovi punti di riferimento artistici più adeguati al loro status e più al passo con i tempi; fu esattamente in questo panorama e in accordo con le nuove esigenze esistenziali che nacquero i movimenti artistici più rivoluzionari e contrastanti rispetto alle regole classiche della pittura e della scultura fino a poco prima ritenuti baluardi dell’arte. Astrattismo, Surrealismo, Arte Concettuale, Arte Informale, Futurismo, Spazialismo, solo per citare alcune tra le correnti principali, vollero affermare la supremazia dell’espressione artistica rispetto alla mancanza di valori e di certezze generatasi dopo i due conflitti, ma anche nei confronti del nuovo metodo di riproduzione delle immagini che avanzava grazie al perfezionamento della tecnica fotografica. La velocità nell’evoluzione dei meccanismi delle immagini suddivise in pixel, piccole tessere, frammenti di colori che componendosi davano vita alla figurazione, ne permise l’applicazione nell’altra rivoluzionaria scoperta di quegli anni, il computer; e, come spesso accade, dopo le iniziali resistenze e opposizioni due menti curiose con forte spinta evolutiva sentirono l’esigenza, pur non essendo artisti bensì matematici e programmatori – Ben Laposki e Manfred Frank – di aprire la strada a una nuova forma d’arte, quella che in principio venne chiamata Computer Art e che oggi è conosciuta con il nome di Digital Art. Da quei primordi creativi basati essenzialmente sulla raffigurazione grafica di una funzione matematica, il linguaggio di questo nuovo approccio artistico si è notevolmente evoluto sia dal punto di vista tecnico, perché la generazione dell’opera può essere un’elaborazione e modificazione di una fotografia, oppure un’immagine astratta completamente creata tramite i frattali, o una mescolanza delle due, sia perché ciascun creativo sviluppa le opere sulla base della propria personalità creativa. Marius Ashblow, artista torinese che mostra la sua inclinazione verso l’arte fin da bambino, giunge alla Digital Art dopo un percorso più classico, dopo essersi misurato con varie tecniche e stili che però con il passare degli anni, sembravano essere diventati troppo limitanti per la sua mente curiosa e desiderosa di sperimentare.

blue marius ashblow
1 Blue

Il suo parallelo percorso professionale che lo ha condotto a lavorare come tecnico specializzato in un negozio di articoli di elettronica, gli ha permesso di scoprire gradualmente le potenzialità dell’Arte Digitale, così come le sue infinite sfumature.

time actor marius ashblow
2 Time actor
il verdetto marius ashblow
3 Il verdetto

A quel punto la sensazione di stasi creativa che aveva avvertito in precedenza comincia a lasciare spazio a un nuovo impulso artistico, quello attraverso cui celebra non solo le emozioni che entrano più o meno prepotentemente nella sua vita, ma anche quegli anni incredibili, gli Ottanta del Novecento, durante i quali il progresso tecnologico sembrava essere ancor più accelerato che in precedenza, in cui nacquero i primi videogiochi, i primi film in videocassetta, gli hi-fi, i primi computer, un mondo che oggi si dà per acquisito ma che all’epoca sapeva ancora suscitare meraviglia ed entusiasmo.

gioconda arlequine marius ashblow
4 Gioconda Arlequine

Lo sguardo nostalgico verso quei ruggenti e veloci anni traspare dalle opere di Ashblow come se fossero dei flashback cinematografici verso simboli dell’epoca, come Gioconda Arlequine, l’immagine che più di tutte lo contraddistingue e che declina in molteplici variabili, che non può non ricondurre la memoria all’immagine monoscopica dei primi televisori a colori, in quei momenti della giornata non coperti da alcuna programmazione. In questo lavoro l’artista gioca non solo con la gamma cromatica bensì anche con la storia dell’arte, suggerendo quanto in fondo tutto sia in costante evoluzione e quanto anche i simboli possano trovare una via per comunicare in maniera differente, anche a un pubblico profano che può essere stimolato, in virtù di quell’impatto più adeguato al suo colpo d’occhio, ad approfondire e scoprire l’origine di quel simbolo.

il monaco marius ashblow
5 Il Monaco

Il lavoro Il monaco sembra invece voler riprendere le immagini bidimensionali e semplici dei primi videogiochi, quelli in cui la terza dimensione computerizzata non era ancora stata scoperta, non faceva ancora parte della tecnologia di quell’epoca; l’approccio figurativo è quasi Pop, semplificato proprio per strizzare l’occhio ai ruggenti anni Ottanta, quando in fondo tutto era più elementare, spontaneo, ingenuo così come il modo di vivere e di affrontare il quotidiano, valori perduti a cui Ashblow desidera ricondurre l’osservatore. Poi improvvisamente il suo stile vira verso l’Espressionismo che tuttavia mantiene una linea di ermeticità, in cui il fruitore è chiamato a dare la propria interpretazione delle figure tracciate così come del segno del passato recente a cui le opere si legano, si collegano.

devil inside my phone marius ashblow
6 Devil inside my phone

Devil inside my phone sembra ispirarsi ai video dei gruppi Heavy Metal, anch’essi simbolo di un periodo in cui anche l’eccesso era uno status symbol, con le chitarre rotte durante i concerti, il fumo sul palco, incendi emotivi che esaltavano i fan così come gli stessi componenti delle band; i colori rosso, nero, giallo di quell’immagine in distorsione sembrano essere il perfetto accordo con le note metalliche delle chitarre, ideale per infondere nel fruitore dell’opera l’atmosfera esagerata ed esaltante di quei concerti.

iolanda marius ashblow
7 Iolanda

Lo stile di Marius Ashblow potrebbe definirsi dunque Pop Digital, più per il legame dell’artista con i ruggenti anni Ottanta, che non per i simboli effettivamente rappresentati, come se per lui la figurazione non fosse sufficiente, ancora una volta, per narrare le sensazioni e le emozioni che ne contraddistinguono la sensibilità interiore nei confronti di quel legame con il passato. Marius Ashblow ha all’attivo molte mostre collettive nelle principali città del nord Italia – Genova, Milano, Torino, Venezia – riscuotendo grande apprezzamento da parte del pubblico e degli addetti ai lavori.

MARIUS ASHBLOW-CONTATTI
Email: ashblow@virgilio.it
Sito web: www.mariusashblow.org
Facebook: https://www.facebook.com/marius.ashblow/
Instagram: https://www.instagram.com/mariusashblow/