La seduzione della montagna, l’imprevisto durante una ciaspolata

242

montagna paesaggio

La montagna ricoperta da una candida veste è seducente e ti attira dentro di sè come fosse una conturbante donna. Il richiamo della natura selvaggia ti riporta indietro di anni, addirittura di secoli… fino alll’inizio dell’avventura umana. Contemporaneamente a questa visione mistica pensi che comunque sarà una stupenda passeggista. Con le ciaspole ai piedi ti muovi goffamente e immagini, sorridendo, d’assomigliare ad un goffo e paffuto pinguino. Un grosso pinguino con la giacca a vento, i pantaloni imbottiti e tutto il resto.

I primi passi sono incerti, sarà per gli attrezzi ai piedi, per la neve alta e per il forzato immobilismo degli ultimi anni. Metro dopo metro il tuo incedere si fa più sicuro, quasi baldanzoso. L’adrenalina che pompi è un potente drogs che a stento tieni a freno.

Poi il fiatone premonitore comincia a bussare dentro al petto: “Ah, se pesassi qualche chilo in meno e fossi un poco più allenato! Non importa, oggi è la prima sgambata di una lunga serie, con il tempo supererò anche queste dificoltà. Ancora qualche metro poi tornerò alla macchina… però il belvedere non è molto lontano”, pensi amaramente.

Non dai ascolto al tuo corpo che chiede ossigeno, ma guardi l’orologio e decidi che c’è tutto il tempo per raggiungere la meta e godere della stupenda vista. Riparti verso la cima. Poi le gambe cominciano a farti male e le prime stilettate di freddo raggiungono la punta delle dita. Anche il sudore che scivola sugli occhi ti annebbia la vista già provata dala fatica.

Ma ecco finalmente il balcone naturale che si affaccia sulla valle, “Mi fermo un minuto, riprendo fiato, una boccata di cioccolata che mi darà vigore e sarò pronto per la discesa”. L’orizzonte ti appaga, ti sazia infondenti “badilate” di serenità. Il silenzio della montagna t’avvolge, lenisce la stanchezza e scarica le tossine della pesante e stressanta settimana. Il tuo io si sente finalmente realizzato rendendot invincibile. No sa che la montagna può essere anche cattiva; è nella sua natura.

Respiri a pieni polmoni l’aria frizzante e decidi di ripartire. Un passo verso valle, un’ultima occhiata verso la cima e senti un allarmante scricchiolio che ti attanaglia la spina dorsale. Sotto i piedi un pezzo di ghiaccio maligno si sgretola, ti fa perdere l’equilibrio e scivoli, come quando eri un ragazzino al parco giochi, lungo un canalone naturale.

Il cielo scorre velocemente alla tua vista e cerchi di frenare l’indiavolata corsa puntando le braccia nell’inconsistente manto bianco. La neve ti entra negli occhi, nel naso dentro le orecchie fino giù in gola e pensi che è proprio fredda. Un ramo ti graffia una guancia e un masso ti da una botta su una gamba spezzandola.

Il dolore ti fa aprire la bocca che viene riempita di farina bianca, ma gelida. Finalmente la corsa finisce perchè sei finito in un piccolo avvallamento. Sei supino su un letto ghiacciato, il cuore che batte forsennatamente contro la gabbia toracica e tu che respiri a bocca aperta.

Chiudi gli occhi e metabolizzi il dramma: “E adesso come faccio?” Ti aggrappi al sorriso della tua ex moglie, pensi di sentire il fedele latrato del tuo bastardino, annusi l’intenso profumo della primavera e mordi la gioia di vivere.

Rivaluti anche l’odiato lavoro. Sentimenti che ti donano vigore e ti giri cercando di strisciare, ma una fitta alla gamba ferita ti spezza le forze e demolisce le speranze. I piedi non li “senti” più. Sei avvolto da un algido silenzio. Cerchi di muovere le dita, ma non rispondono agli impulsi del cervello e stilettate di freddo ti brucano le mani. Apri gli occhi verso il cielo che sta sfumando in un colore antracite che preannuncia l’arrivo della sera e una solitaria lacrima scende lungo la guancia. Un sereno torpore t’invade tutto il corpo e ti addormenti serenamente.