La strada dei bimbi perduti

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stradaMolti bambini sono sorvegliati, si sospetta per motivi gravi. E quando alcuni di loro scompaiono – rapiti? abbandonati?- pare che nessuno ne venga a capo. Tranne il padre di due rapiti, che farà di tutto per salvarli. Ecco il mio nuovo racconto.

“Sei matta? Non ti faccio entrare con una baby!” le urlò sul viso l’ imponente buttafuori albino. Cate guardò disperata l’insegna del pub ELECTRAMIND che lampeggiava viola. S’accomodò meglio lo zaino portabimbo perché sua figlia di due anni – in quel momento – le stava pesando moltissimo, in tutti i sensi.

“ Ascolta amico, devo vedere assolutamente una persona dentro!”

“ Niente invito niente entrata. E poi…”

“ Capito capito! Niente bambini! Fanc.”

“ Che hai detto?” L’ albino si fece minaccioso. Ne vedeva a decine di sciacquette come quella, sempre pronte a rincorrere qualche ragazzo nella merda.

Cate s’ allontanò imprecando. La piccolina dormiva ancora. Aveva appoggiato il viso sulla nuca della madre.

“ Ehi tesoro hai bisogno di aiuto?” Una voce dolce fece voltare la ragazza. Erano due guardie in divisa, un uomo e una donna.

“ Sì grazie. Devo vedere una persona che è all’Electramind e non mi fanno passare. Ho mia figlia e…”

La guardia donna le sorrise serena: “ Che problema c’è . Siamo della Sicurezza e pensiamo noi alla bimba. Lasciala a me!”

Il sorriso invitante della guardia fugo’ gli ultimi tentennamenti della giovane madre: liberò la piccola dormiente dalla cinghia e la consegno’ alla Sicurezza.

“ Graziee! Ho bisogno di pochi minuti. Torno a prenderla appena ho fatto. Ah, si chiama Gloria”

“ Gloria, ok. Va’ tranquilla”

Cate si voltò e sparì rapidamente dentro l’apertura viola, dopo aver evitato con abilità il controllo del buttafuori. Le due guardie con la bimba s’ allontanarono in fretta. L’uomo trasse dalla tasca una radio e sussurrò un ordine. Un pulmino chiaro li affiancò. Lo sportello s’ aprì ed ingoiò tutti e tre. Poi la vettura fu nascosta dalla notte.

Vitto Persic cercò di alzarsi quando fu svegliato dal suono del campanello. Sentiva i piedi ancora staccati dal corpo. La tequila aveva fatto il proprio dovere la sera precedente, infatti lui si era addormentato di botto vestito ed a bocconi sul divano. Al secondo squillo del campanello finalmente i piedi si riunirono al corpo e Vitto poté aprire la porta.

“ Persic? Vitto Persic?”

Due militari, un uomo ed una donna erano apparsi sul pianerottolo.

“Si?”

“ Dove sono i bambini, signore?”

“ Mah, dormono. È sabato, non c’è scuola”

“ Possiamo vederli? Normale controllo del Servizio Sociale”.

“ Emilia, l’assistente sociale che segue i miei figli ha detto che possono stare con me e non ci sono problemi”

La militare lo squadrò da capo a piedi: “ Un breve controllo di routine”.

Vitto annuì e raggiunse la cameretta dei figli. Dopo poco comparvero due maschietti ridenti e chiassosi.

“ Buoni state fermi, ecco Mattia e Fernando”.

“ Che tesori! Ci permette di stare cinque minuti con loro? Verifica su come giocano e studiano…” intervenne il militare.

“ Certo: davanti a casa si trova un cortile condominiale. Se volete!”

Il gruppetto scese le scale allegramente. Vitto si buttò sul divano grattandosi la testa. Un pulmino chiaro attendeva al portone, col motore acceso.

I dolori erano talmente profondi che pensò di avere l’addome tagliato di netto.

“ Sibilla, daiiiiii un ultimo sforzo!”

E Sibilla mugulando fece l’ultimo sforzo. Il piccolino nacque, si sentì un vagito lieve. L’ostetrica e un’ infermiera della nursery come di consueto finirono i lavaggi e la preparazione del neonato.

Sibilla si sentiva morire. Aveva superato il dolore perché era sfinita. Comunque, non lo avrebbe tenuto quel figlio.

“ È maschio o femmina?” sussurrò verso l’ostetrica.

“ Lo sai Sibilla non lo possiamo dire. Non lo devi vedere. Hai espresso la rinuncia, no?”

“ Sì ma ditemi solo se è maschio o femmina…”

Nella camera entrarono due agenti in divisa nera.

“ La Gendarmeria ci ha dato ordine di consegnare il neonato al Giudice tutelare. Lo portiamo via ora “ disse il più giovane.

Intervenne l’infermiera: “ Ah, strano, non avevano riferito nulla. Aspettavamo l’ ufficiale
per le adozioni. Comunque se è così!” Le operatrici avvolsero il neonato in una copertina e lo consegnarono all’agente.

“ Aspettate!! È maschio o femmina eh?” e si alzò con fatica sul letto la giovanissima madre.
I due agenti continuarono ancora a sentire le grida “ è maschio o femmina “ mentre salivano su un pulmino chiaro.

Vitto percepì di aver dormito troppo perché la bocca era impastata e le gambe doloranti. Le tre del pomeriggio! Ma i bambini? Sospetto quel silenzio in casa. Corse alla finestra e con terrore vide il cortile vuoto. Non c’erano più. I figli, le guardie. Me li hanno portati via me li hanno portati via urlava mentre cercava di vestirsi decente. Fece gli scalini a tre a tre e si precipitò verso il centro del paese. Correva a perdifiato, in dieci minuti raggiunse l’edificio interessato.

“ Emilia!” e rincorse la donna corpulenta che si stava avviando in ufficio.

“ Emilia perché mi avete tolto i ragazzi! Maledetti cosa ho fatto per meritare questo?!”

“ Cosa?? Ma che dice noi non… venga nel mio ufficio, Persic”.

Emilia, sconvolta dalla notizia, dichiarò che non era possibile essendo sabato che gli uffici esecutivi fossero aperti.

“ Impossibile che fossero mandati da noi, Vitto. Sono preoccupata quanto lei. Avvisiamo la Gendarmeria”.

Gli agenti inviati furono solleciti sia a prendere la denuncia di rapimento che avviare le indagini. Il povero padre era in preda ad uno stress terribile. Emilia commossa lo riaccompagnò a casa, fin sotto il portone:

“ Vitto, tutto è nelle mani dei detective. Hanno informazioni e tracce. Si deve fidare di noi. Smetta di bere una buona volta e attenda notizie a casa”.

“ Non penserà vero che me ne stia con le mani in mano senza far nulla. Chissà dove e con chi i miei figli…” e cominciò a piangere. L’ assistente ripartì mentre sentiva una gran pena per lui. L’ uomo stava per inserire la chiave nella toppa quando, con la coda dell’occhio, colse un movimento di una vettura chiara alla propria sinistra. Un tuffo al cuore: il pulmino che era parcheggiato quella mattina! L’ aveva scorto di sfuggita, quando i figli erano scesi nel cortile.

Il motore stava facendo retromarcia per cambiare carreggiata ed immettersi nella rotonda. Per questo aveva rallentato. Vitto veloce e disperato gli si lanciò contro. Riuscì ad afferrare la maniglia dello sportello del guidatore: con un altro scatto lo aprì.

Il guidatore sconcertato frenò, e Vitto ne approfitto’ per scaraventarlo fuori dal seggiolino. L’ uomo era in divisa nera, ma era non la stessa guardia che aveva portato via i bambini.

“ Ascolta bene: ti spezzo l’ osso del collo giuro se non mi dici dove avete portato i miei figli maledetto!”

“ Io non so io…”

“ Portami dal tuo capo. Portami da chi ti dà gli ordini.” Con una sola mossa gli sfilò la pistola dalla cintura e gliela posò sulla tempia.

“ Siediti, riavvia e portami dal tuo capo. Se no sei morto”

L’ edificio di periferia faceva paura da fuori. Figurarsi da dentro, pensò Vitto. L’ agente che stava spingendo per la spalla lo guidò fino ad un androne interno. I suoi movimenti dovevano essere stati registrati, perché dalle scale centrali stava scendendo un uomo ad accoglierli.

“ Basta così, Cernio, puoi andare. Darò io le informazioni necessarie”.

Il nuovo venuto era anziano, col cappello ed una pipa in bocca.

“ Benvenuto signor Persic. Noi sappiamo tutto. È giusto che lo sappia anche lei”.

“ Disgraziato! Voglio solo i miei figli delinquente!”

“ Oh che irruenza signor Persic. Troppa per uno che ha subito un processo per aver guidato in stato di ebbrezza, ed aver ammazsato due cavalli per strada andando addosso col SUV. Lei in grado di tirar su due meravigliosi bimbi orfani di madre?? Ma davvero, signor Persic?”

“ Io rivoglio i miei figli”.

“ Ma davvero, signor Persic?” ripeté l’uomo. S’ accostò ad una struttura di metallo vicino alle scale, e dopo aver premuto un pulsante si materializzò un’ immagine olografica. Era una lunga strada, percorsa da centinaia di bambini. Alcuni grandicelli, altri neonati e tenuti in braccio da infermieri. In fondo alla strada era piantato un enorme cilindro di metallo, e a lato una navetta nera. I piccoli erano guidati ad entrare nella navetta.

“ Ebbene, non mi ripeterò. Noi siamo un’ organizzazione talmente potente che non glielo spiegherò nemmeno. Siamo in possesso di un Mondo Nuovo. Per pochi, pochissimi.Salveremo da questo Pianeta marcio millecinquecento bambini, metà maschi e metà femmine. Abbiamo deciso di salvare i figli dei disgraziati, poveri, malati. Li preleviamo da tutta Europa, e molte sparizioni non sono neanche state denunciate dalle famiglie visto il grado di penuria che avevano raggiunto. Tra due giorni siamo pronti a partire e con i piccoli ci saranno medici, infermieri, insegnanti, assistenti. I suoi due figli sono già imbarcati. La vede la strada?”

Persic annuì. Era impietrito. Una vita nuova per loro. Un Nuovo Mondo.
“ Risponda signor Persic. Vuole davvero indietro i suoi figli?”

Era l’ alba della domenica ed il Bar Stella era già operativo. Vitto entrò un po’ barcollante.

“ Ehilà ciao, che prendi oggi ?” le chiese allegra la barista.

“ Un caffè.”

“ Ok te lo faccio subito. E i bimbi? Dove sono? Li hai lasciati soli?”

Vitto guardò verso la finestra aperta all’ alba.

“No. Non sono soli”.