L’essenza della realtà trasformata in colore nelle opere di Mila Mecchia

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paesaggio lunare anno 1995

Molti artisti partono dal proprio sentire per raccontare il loro punto di vista sulla realtà e sulle emozioni, molti altri invece si pongono in posizione di ascolto per ricevere sensazioni ed emozioni e trasformarle poi, attraverso il proprio personale stile, in immagini da imprimere sulla tela che riescono a comunicare con l’osservatore come se fossero loro stesse ad avere una voce. Mila Mecchia appartiene a questa seconda categoria di creativi, andiamo a scoprire perché.

Le avanguardie del secolo scorso hanno stravolto i canoni classici ai quali era legata l’arte fino a quel momento; per la verità l’inizio del cambiamento è avvenuto a partire dalla fine dell’Ottocento, con l’Impressionismo che ha aperto le strade a tutte le correnti successive, dall’Espressionismo, al Divisionismo, al Futurismo per giungere poi all’Arte Informale e all’Astrattismo. In questo panorama tanto vasto e privo di regole prestabilite e volto alla ricerca, da parte degli artisti, della propria identità espressiva, basandosi su un’inclinazione naturale, ogni stile presentava delle caratteristiche in perpetua evoluzione e mutazione, proprio in virtù di quella libertà che sembrava essere il nuovo imperativo dell’arte. E proprio di libertà parla il cammino artistico della friulana Mila Mecchia, figlia d’arte poiché cresciuta guardando la madre dipingere, e autodidatta per scelta ideologica, nel nome di quel desiderio di autonomia creativa che non poteva pensare di far rientrare all’interno degli schemi accademici. Eppure è evidente la forte influenza espressionista nelle sue opere, per le quali si ispira alla maniera di stendere il colore a onde affiancate tipica di Edvard Munch ma che poi viene completamente stravolta nei toni e personalizzata nella più delicata figurazione, nella scelta cromatica decisamente più solare e positiva, luminosa e morbida. La Mecchia sembra voler lasciare che siano i soggetti rappresentati a esprimere le proprie emozioni, non ne dà una propria interpretazione dopo averli osservati bensì diviene mezzo attraverso il quale le emozioni arrivano a lei, sotto forma di colore e lei semplicemente e naturalmente, le narra sulla tela. Il risultato è un impatto avvolgente, magnetico, in cui l’essenza dell’interiorità dei soggetti raffigurati, o dei paesaggi raccontati, si manifesta attraverso colorate curve sinuose che riescono a parlare non di ciò che è davanti agli occhi bensì di ciò che scaturisce dall’immagine stessa.

lo sguardo tempera
1 Lo sguardo

Nell’opera Lo sguardo, l’osservatore è catturato dall’insieme che sembra accompagnare l’occhio verso l’interno del dipinto, per permettergli di focalizzarsi, lentamente, su quello sguardo protagonista del titolo che è il punto focale del dipinto ma che, senza tutto il resto non avrebbe senso, resterebbe forse inascoltato.

la donna albero olio e tempera su tela anno 1997
2 La donna albero

E ancora, ne La donna albero, i colori tenui sembrano voler sottolineare l’importanza della natura circostante, la lievità dell’ambiente contrapposta alla solidità delle radici che fanno da base ma anche da punto di partenza per una rigenerazione necessaria a liberarsi dall’immobilità senza per questo dimenticarlo, quel punto di partenza.

galeone fantasma 80x70 olio
3 Galeone fantasma

In Galeone Fantasma invece, il grido d’aiuto dell’imbarcazione piegata dal vento esce dalla tela, eco di battaglie lontane e di vite dimenticate ma che comunque cerca di sopravvivere e di vincere quel mare tempestoso che l’ultima volta lo ha visto soccombere.

pieta tempera su tela 40x50
4 Pietà

Nell’opera Pietà il suo legame con l’Espressionismo più classico appare decisamente evidente, per la rappresentazione dei volti addolorati del Cristo e di Maria e anche per il pathos che ne esce pur senza che l’artista senta la necessità di colpire l’osservatore con colori forti, aggressivi, violenti; lei descrive quell’attimo di dolore con una delicatezza e un rispetto per le emozioni dei due personaggi che rende la scena decisamente più intensa proprio in virtù di quel tono non gridato con cui sceglie di raccontarla.

astratto 70x50 olio
5 Astratto

La tendenza all’interpretazione di Mila Mecchia è talmente innata, così spontanea, da indurla a volte a sentire il bisogno di distaccarsi dal suo lato più figurativo e passare all’Astratto, come nel caso dell’opera che porta lo stesso titolo, perché in alcuni casi il bisogno di interpretare vuole lasciare il passo all’esigenza di lasciar fluire quelle emozioni sue, interiori e personali che si manifestano, perché non filtrate dalle voci dei soggetti, nella loro pienezza, nella loro gamma cromatica più affine al momento che l’artista sta vivendo.

composizione astratta olio su tela anno 1986
6 Composizione astratta

Anche Composizione Astratta rientra in questa chiara esigenza di liberare la sua anima, di comunicare attraverso le tonalità che più si accordano al suo stato d’animo l’intensità di sensazioni che desiderano fluire libere. Mescola spesso l’olio con i pastelli nei suoi dipinti, a cui alterna la tempera, quasi per sottolineare quell’istinto che tende, sempre, verso la libertà. Mila Mecchia, nel corso della sua lunga carriera artistica, ha partecipato a mostre collettive su tutto il territorio italiano ed europeo – Austria, Spagna, Francia – e le sue opere sono inserite in molti cataloghi e pubblicazioni importanti, dall’Arte Contemporanea Italiana degli anni 1995 e 1999 a Maestri oggi del 2018 per finire a I mille di Sgarbi.

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