La Metafisica Simbolista di Marc Henri van Tendeloo, in bilico tra romanticismo contemplativo e necessità di mettere in luce la realtà attuale

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Osservare tutto ciò che accade intorno all’individuo, il quale quasi inconsapevolmente vive la propria quotidianità in maniera indifferente, quasi assuefatta rispetto a ciò che esce dalla sua sfera personale, spinge alcuni artisti a mettere in evidenza proprio quegli aspetti che stimolano in loro un desiderio di approfondimento, di evidenziazione di quanto colpisce la loro sensibilità al punto di doverne manifestare sulla tela le sensazioni scaturite. La realizzazione visiva di questo impulso può avere differenti aspetti, dalla rinuncia totale alla forma per lasciar emergere solo le emozioni in maniera indefinita oppure optando per un aspetto familiare che riconduca l’occhio a qualcosa di conosciuto per poi portare in profondità svelando punti di vista e considerazioni che si svelano solo dopo uno sguardo più accurato. Il protagonista di oggi appartiene a questo secondo gruppo di creativi che scelgono di narrare la realtà osservata ma arricchita di pensieri, di considerazioni e di energie sottili e silenziose di cui avvolge le sue atmosfere.

Intorno alla fine dell’Ottocento sorse in Europa un movimento artistico che si proponeva di collegarsi alle ambientazioni suggestive e intimiste del Romanticismo approfondendone il forte legame tra uomo e natura, la spiritualità e l’evidenziazione di tutte le connessioni sottili ma fortemente determinanti e in grado di influenzare l’esistenza e gli eventi; il Simbolismo, questo il nome del movimento, volle andare oltre il visibile per esplorare persino l’immaginazione, attraverso la raffigurazione di personaggi inquietanti, come nei disegni di Odilon Redon, oppure il mondo dell’aldilà, come nelle cleberrime opere di Arnol Böcklin, o ancora la dimensione più carnale come nelle controverse tele di Félicien Rops. Di fatto le successive ricerche pittoriche sull’inconscio e il mondo onirico del Surrealismo attinsero esattamente al punto di vista sulla realtà sotterranea e invisibile messo in evidenza dal Simbolismo.

All’interno dei surrealisti tuttavia vi furono i più estremi, come Salvador Dalì, Max Ernst e Yves Tanguy, che legarono la loro produzione pittorica e scultorea a un mondo inquietante, post-apocalittico e popolato da mostri generati dal subconscio, mentre altri autori ebbero una visione più contemplativa, più orientata a esplorare gli enigmi dell’interiorità umana descrivendo ambientazioni decontestualizzate e a volte bizzarre, perfettamente ordinate dal punto di vista visivo eppure piene di elementi che inducessero l’osservatore a perdersi per ritrovarsi all’interno della meditazione stimolata. René Magritte e Paul Delvaux, entrambi belgi, attinsero alle atmosfere metafisiche di Giorgio De Chirico dandone però una loro interpretazione più legata all’esplorare la mente e il sentire umano, a volte ironizzando altre invece enfatizzando le debolezze e le fragilità dell’individuo. In entrambi i movimenti, la Metafisica e il Surrealismo anche nella sua variante più meditativa e riflessiva, ciò che affascinava il fruitore era quel sentirsi al di fuori dello spazio e del tempo, distaccato dalla realtà contingente per immergersi in una dimensione parallela dove ogni cosa aveva un significato diverso e solo metaforicamente legato a ciò che andava a generare quegli incubi o le considerazioni sottintese al di sotto delle immagini apparentemente tranquille e pacate.

Tanto quanto il Simbolismo restava distaccato dalla quotidianità per condurre l’osservatore verso quel mondo sotterraneo fatto di inquietudini ma anche di connessioni con tutto ciò che, appartenendo alle paure inespresse o a consapevolezze destabilizzanti, non poteva essere manifestato liberamente. Nella realtà contemporanea l’arte ha avuto la possibilità di uscire dalle linee guida tradizionali e mescolare le influenze dei vari movimenti pittorici del passato per dar vita a linguaggi nuovi e caratterizzanti la personalità del singolo autore, come nel caso del belga Marc Henri van Tendeloo, naturalizzato italiano ormai da molti anni, che unisce la decontestualizzazione della Metafisica, così come il tratto pittorico nitido e con aspetti realisti, alla visione profonda e intensa di tutto ciò che accade in una realtà attuale spesso intollerabile e in altri casi invece semplicemente percebile grazie all’ascolto di un significante che scorre sotto il visibile per andare a colpire la sensibilità dell’autore che ne dà una sua interpretazione contemplativa.

moonlight la grotta del turco
1 Moonlight, la Grotta del Turco a Gaeta – gesso e olio su tela, 70x100cm

La gamma cromatica è lunare, a volte giocata sulle sfumature del grigio e delle tonalità terrose, quasi a voler mettere in evidenza quei dettagli che sfuggono allo sguardo generico sulla tela, ma che poi emergono quasi Marc Henri van Tendeloo calamitasse l’attenzione verso ciò che per lui conta e che spesso viene celato all’interno di un’apparenza calma e perfetta; il messaggio, una volta percepito, si approfondisce spontaneamente e va a scavare la coscienza, quasi la sollecitazione andasse a toccare quei tasti che possono muoversi solo davanti a un’evidenza che esce sommessamente per poi travolgere e scuotere.

winter lake
2 Winter lake Fondi – olio su tela, dittico, 140x140cm

Lo straniamento Metafisico è anche in questo caso sottinteso, gli elementi estranei ai paesaggi raccontati sembrano incastonarsi perfettamente nel contesto circostante, come se l’occhio si illudesse che sia normale trovarli in quella particolare cornice.

wildfires
3 Wildfires, Fondi – olio su tela, 100x70cm

L’opera Wildfires appartiene a questa serie rivelatrice di realtà sussurrate che entrano e spaccano l’ordinarietà lasciando dietro di sé tracce indelebili; qui l’attenzione è convogliata verso il fenomeno degli incendi che spesso si diffondono intorno al lago di Fondi, luogo di ispirazione dove l’artista ha scelto di vivere, infatti l’immagine al centro della sfera racconta dell’episodio che ha causato la distruzione della vegetazione circostante il lago, descritto da Marc Henri van Tendeloo come un panorama brullo perché arso dagli incendi appena spenti. L’apparente tranquillità del paesaggio nasconde una sofferenza profonda nel vedere devastato il territorio che ama, ma anche il dolore della natura, e qui emerge il lato simbolista dell’opera, che si trova desolata a sapere di dover fare uno sforzo di rigenerazione a causa di un evento devastante.

oblò
4 Oblò – olio su tela, 100x70cm

L’opera Oblò evoca invece il desiderio di fuga, la necessità di uscire da un mondo grigio, rappresentato dal muro rovinato e anonimo, per tendere verso una serenità ideale che Marc van Tendeloo identifica con le acque tranquille del lago su cui fa navigare la barca visibile dall’oblò a cui fa riferimento il titolo. La suggestione è intensa, malgrado le tonalità ancora una volta tenui e sfumate, e lo sguardo non può fare a meno di soffermarsi sull’immagine idilliaca della barca che si allontana, quasi come se l’osservatore ammirasse il coraggio dell’uomo di essersi lasciato alle spalle una condizione in cui non poteva raggiungere la serenità di cui aveva bisogno. Qui lo stile è più metafisico soprattutto nello stimolo ricevuto nell’atto dell’osservazione, come se quella semplicità rappresentativa chiedesse uno sforzo di approfondimento e di interpretazione da parte di chi non può fare a meno di sentirsi rapito dall’incanto malinconico e al contempo ipnotico della totalità del dipinto.

moon illusion
5 Moon illusion – olio e impasto di liquin su tela, 60x60cm

Anche quando racconta lo scorcio di un paesaggio, Marc Henri van Tendeloo non riesce a perdere la tendenza metafisica poiché ogni singolo elemento di un’opera sembra appartenere a un mondo immaginario, a un luogo non luogo dentro cui si viene invitati a perdersi grazie alle tonalità delicate e sempre luminose che contraddistinguono la sua produzione pittorica; Moon illusion è emblematico di questo tipo di sensazione perché mentre lo sguardo viene attratto da un’immagine possibile dall’altro non può fare a meno di notare la stranezza di quella luna così grande da toccare l’iceberg, quasi come se il ghiaccio volesse invitarla a posarsi su di sé per cullarla. Sembra quasi che gli elementi della natura dialoghino tra di loro per infondere un’immagine struggente, romantica, selvaggia eppure invitante, come se quel panorama potesse divenire un luogo ideale dove rifugiarsi quando la realtà diviene troppo difficile da accettare.

february 29th 2024
6 February 29th 2024 – olio e impasto su tela di liquin su tela, 90x90cm

Ma la realtà a volte invade prepotentemente le coscienze, mette in luce tutta la violenza che l’uomo compie incurante di provocare tanta sofferenza e così Marc Henri van Tendeloo dedica alcune tele a Gaza, tra cui un polittico intitolato February 29th 2024 dove racconta le vite strappate, i bambini dissolti e scomparsi a causa di una guerra che non hanno scelto e in cui si sono trovati loro malgrado, così come tutte le persone che non hanno più una casa o un luogo dove andarsi a rifugiare. Le quattro tele di Marc Henri van Tendeloo evidenziano la devastante realtà delle guerre, tutte, dove la vita e i diritti umani perdono completamente di valore in nome di un bene superiore che probabilmente va a vantaggio solo di pochi lasciando dietro di sé il dolore e le perdite, le vite spezzate, il futuro rubato a quelle esistenze che non ci sono più, ecco perché i personaggi sono raffigurati in trasparenza oppure talmente piccoli da essere indistinguibili.

eyes of gaza
7 Eyes of Gaza – olio su tela, 60x60cm

Marc Henri van Tendeloo riprende a dipingere solo nel 2023, dopo aver accantonato per tutta la vita la sua passione giovanile, partecipando a mostre collettive e vincendo il premio Capitolium nella Galleria Angelica di Roma con l’opera February 29th 2024. Ha esposto come ospite alla 122ª edizione della celebre manifestazione Cento Pittori di Via Margutta.

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The Symbolist Metaphysics by Marc Henri van Tendeloo, poised between contemplative romanticism and the need to highlight current reality

Observing everything that happens around the individual, who almost unconsciously lives his daily life in an indifferent manner, almost addicted to what is far from his personal sphere, drives some artists to highlight precisely those aspects that stimulate in them a desire to deepen, to underline what strikes their sensibility to the point of having to manifest the resulting sensations on canvas. The visual realisation of this impulse can have different aspects, from the total renunciation of form to allow only the emotions to emerge in an indefinite manner, or opting for a familiar aspect that leads the eye back to something known and then leads into depth by revealing points of view and considerations that are only revealed after a closer look. Today’s protagonist belongs to this second group of creatives who choose to narrate reality observed but enriched with thoughts, considerations and the subtle and silent energies with which it envelops its atmospheres.

Around the end of the 19th century arose in Europe an artistic movement that aimed to connect to the evocative and intimist settings of Romanticism by deepening the strong connection between man and nature, spirituality and the highlighting of all the subtle but strongly determining connections capable of influencing existence and events; Symbolism, this is the name of the movement, wanted to go beyond the visible to explore even the imagination, through the depiction of disturbing characters, as in Odilon Redon‘s drawings, or the world of the afterlife, as in Arnol Böcklin‘s very famous artworks, or even the more carnal dimension as in Félicien Rops‘ controversial paintings.

In fact, Surrealism‘s later pictorial investigations into the unconscious and the dream world drew exactly on the view of the subterranean and invisible reality highlighted by Symbolism. Within the Surrealists, however, there were the more extreme, such as Salvador Dali, Max Ernst and Yves Tanguy, who linked their pictorial and sculptural production to a disturbing, post-apocalyptic world populated by monsters generated by the subconscious, while other authors had a more contemplative vision, more oriented towards exploring the enigmas of human interiority by describing decontextualised and sometimes bizarre settings, perfectly ordered from a visual point of view and yet full of elements that induce the observer to lose to find himself within the stimulated meditation. René Magritte and Paul Delvaux, both Belgian, drew on the Metaphysical atmospheres of Giorgio De Chirico, but gave their own interpretation of it that was more related to exploring the human mind and feeling, at times mocking, at others emphasising the weaknesses and frailties of the individual. In both movements, Metaphysical Art and Surrealism, even in its more meditative and reflective variant, what fascinated the viewer was that feeling outside of space and time, detached from contingent reality to immerse in a parallel dimension where everything had a different meaning and was only metaphorically linked to what went into generating those nightmares or the considerations implied beneath the apparently calm and tranquil images.

As much as Symbolism remained detached from everyday life to lead the observer towards that subterranean world made of anxieties but also connections with everything that, belonging to unexpressed fears or destabilising awareness, could not be freely manifested. In the contemporary world, art has been able to break out of the traditional guidelines and mix the influences of the various pictorial movements of the past in order to create new languages that characterise the personality of the individual author, as in the case of the Belgian Marc Henri van Tendeloo, naturalised Italian for many years now, who combines the decontextualisation of Metaphysics, as well as the sharp pictorial stroke with realist aspects, to the profound and intense vision of all that happens in a current reality that is often intolerable and in other cases simply perceivable thanks to the listening of a signifier that flows beneath the visible to strike the sensitivity of the author who gives it his own contemplative interpretation.

The chromatic range is lunar, at times played out in shades of grey and earthy tones, almost as if to highlight those details that escape the general gaze on the canvas, but then emerge as if Marc Henri van Tendeloo were drawing attention to what matters to him and is often concealed within a calm and perfect appearance; the message, once perceived, spontaneously deepens and burrows into the consciousness, almost as if the solicitation were touching those keys that can only move in the face of evidence that comes out softly and then overwhelms and shakes. Metaphysical estrangement is also implied in this case, the elements extraneous to the narrated landscapes seem to fit perfectly into the surrounding context, as if the eye is under the illusion that it is normal to find them in that particular frame.

The work Wildfires belongs to this series revealing whispered realities that enter and break through ordinariness, leaving behind indelible traces; here attention is focused on the phenomenon of fires that often spread around Lake Fondi, a place of inspiration where the artist has chosen to live. In fact, the image in the centre of the sphere tells of the episode that caused the destruction of the vegetation around the lake, described by Marc Henri van Tendeloo as a barren landscape because it was burnt by the fires that had just gone out. The apparent tranquillity of the landscape conceals a profound suffering at seeing the land he loves devastated, but also the pain of nature, and here emerges the symbolist side of the work, which is desolate at having to make an effort to regenerate because of a devastating event.

The painting Oblò, on the other hand, evokes the desire to escape, the need to go out from a grey world, represented by the ruined and anonymous wall, in order to strive towards an ideal serenity that Marc van Tendeloo identifies with the calm waters of the lake on which he sails the boat visible through the porthole to which the title refers. The suggestion is intense, despite the once again subdued and muted tones, and the gaze cannot help but linger on the idyllic image of the boat drifting away, almost as if the observer were admiring the courage of the man to have left behind a condition in which he could not achieve the serenity he needed. Here, the style is more metaphysical, especially in the stimulus received in the act of observation, as if that representational simplicity demanded an effort of deepening and interpretation on the part of the viewer who cannot help but feel enraptured by the melancholic yet hypnotic enchantment of the painting’s totality. Even when he depicts a view of a landscape, Marc Henri van Tendeloo does not manage to lose his metaphysical tendency because every single element of a work seems to belong to an imaginary world, to a non-place in which one is invited to lose oneself thanks to the delicate and always luminous tones that characterise his pictorial production; Moon illusion is emblematic of this type of sensation because while the gaze is attracted by one possible image on the other, one cannot help but notice the strangeness of that moon so large that it touches the iceberg, almost as if the ice wanted to invite it to rest on itself and cradle it.

It almost seems as if the elements of nature dialogue with each other to instil a poignant, romantic, wild yet inviting image, as if that panorama could become an ideal place of refuge when reality becomes too difficult to accept. But reality sometimes invades consciences in an overbearing way, it highlights all the violence that mankind commits heedless of causing so much suffering, and so Marc Henri van Tendeloo dedicates a number of canvases to Gaza, including a polyptych entitled February 29th 2024 where he tells of the lives torn apart, the children dissolved and disappeared because of a war they did not choose and in which they found themselves in spite of themselves, as well as all the people who no longer have a home or a place to go to seek refuge. Marc Henri van Tendeloo‘s four canvases highlight the devastating reality of wars, all of them, where life and human rights completely lose their value in the name of a greater good that probably benefits only a few, leaving behind pain and loss, broken lives, the future stolen from those existences that are no longer there, which is why the characters are depicted either transparently or so small as to be indistinguishable. Marc Henri van Tendeloo only resumed painting in 2023, after having set aside his youthful passion for life, participating in group exhibitions and winning the Capitolium prize in the Angelica Gallery in Rome with the work February 29th 2024. He exhibited as a guest at the 122nd edition of the famous Cento Pittori di Via Margutta event.