Milano, successo per la manifestazione “I nostri animali: una questione di famiglia” [FOTO]

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manifestazione brambillaMILANO – La rapida approvazione della pdl Brambilla che consente l’iscrizione degli animali nella famiglia anagrafica, la riduzione degli oneri fiscali a carico dei proprietari e un serio impegno per la tutela dei diritti degli animali, tutti, e in particolare il rapporto con quelli d’affezione. Sono le principali richieste di chi ha partecipato alla manifestazione “I nostri animali: una questione di famiglia”, che si è tenuta a Milano, promossa dalla presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, on. Michela Vittoria Brambilla, con l’adesione di ben 23 associazioni animaliste, tra cui tutte le principali a livello nazionale. Migliaia di attivisti e simpatizzanti, provenienti da tutt’Italia, hanno partecipato ad una festosa e pacifica marcia di protesta da piazza Cordusio a piazzetta san Carlo, dove hanno preso la parola l’on. Brambilla e i rappresentanti delle associazioni.

“Gli animalisti, uniti – spiega l’ex ministro – vogliono segnalare che è necessaria una netta svolta rispetto al passato, che la questione animale è diventata troppo importante per lasciarla in mano a politici distratti, che dietro le istanze di chi ama gli animali c’è un fronte stanco di chiacchiere e perciò determinato, nonostante le differenze d’ispirazione e di metodo, ad ottenere risultati concreti. Primo tra tutti, in attesa di una riforma costituzionale che riconosca gli animali come esseri senzienti, la tutela del rapporto tra le persone e gli animali d’affezione: l’iscrizione degli animali nella famiglia anagrafica, prevista da una mia pdl il cui esame è già cominciato in commissione Giustizia, è il primo passo verso il riconoscimento di tutele ormai indifferibili, come pene più severe per chi maltratta e uccide gli animali, e per una promozione davvero efficace del possesso responsabile, unico vero rimedio alla piaga del randagismo, che negli abbandoni e nella riproduzione incontrollata trova il proprio alimento.

“Proponiamo – aggiunge – anche un cambio di passo nel trattamento fiscale riservato a chi convive con un animale. Nei prossimi giorni inizierà a prendere forma la legge di stabilità, con il grande interrogativo sulla “sterilizzazione” delle clausole IVA. Diciamolo subito con grande chiarezza: a nessuno venga in mente di penalizzare addirittura oltre la misura attuale i proprietari di animali d’affezione, magari immaginando aumenti selettivi che vadano a colpire alimenti o cure veterinarie. La direzione da percorrere è esattamente quella opposta, quantomeno con un aumento sostanziale delle detrazioni e provvedimenti che riducano le distorsioni sul mercato dei farmaci veterinari: a parità di molecola non possono costare fino a dieci volte quelli per uso umano”.

“Da questa possibile, auspicabile svolta culturale – aggiunge – deriva anche l’esigenza di punire più severamente chi maltratta o uccide gli animali. In Italia, ogni 55 minuti si apre un fascicolo per reati di questo tipo o simili, ma solo il 30% dei processi per maltrattamento di animali che viene celebrato si conclude con una sentenza e appena la metà prevede una condanna. Le sanzioni attuali non sono commisurate alla gravità dei fatti e non hanno effetto deterrente. Parliamo di pene fino a cinque e sei anni per il maltrattamento e per l’uccisione, altrimenti ben poco cambierà. Ora che le elezioni europee sono state celebrate, e le politiche non sembrano in vista, qualcuno sarà disposto ad ascoltarci? Gli animali si difendono sempre, non solo quando conviene”. Infine, c’è l’annoso tema dell’accesso ai luoghi pubblici e aperti al pubblico. “L’assenza di una normativa nazionale chiara ed esaustiva e la giungla di leggi regionali e ordinanze comunali che complicano la vita di cittadini italiani e turisti con animali al seguito – ricorda l’on. Brambilla – hanno prodotto una situazione intollerabile, che richiede una risposta ragionevole ed equilibrata”.

“Nei palazzi – conclude – la tendenza di lunga durata, confermata da coalizioni di diverso colore, è quella di considerare il fenomeno della convivenza con gli animali d’affezione come un argomento “di serie B”, se non “di serie C”. Anche in questo campo impera il vizio nazionale del “benaltrismo”: c’è sempre “ben altro” da fare, “ben altro” di cui occuparsi, così non si fa nulla. Allora non stupiamoci se la distanza tra politica e società aumenta sempre di più, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti”.