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No Racism, intervista a Simone Fugazzotto

Il razzismo è, purtroppo, un fenomeno sempre attuale; per razzismo si intendono delle idee, secondo le quali la specie umana è divisa biologicamente in razze; il concetto di razze umane è, però, totalmente errato, infatti siamo tutti geneticamente uguali, indipendentemente da tratti secondari come il colore della pelle, il colore degli occhi…

Basta pensare all’apartheid, politica di discriminazione razziale, sviluppatasi in Sudafrica, che poneva la popolazione ”bianca” ad un livello superiore rispetto a quella ”non bianca”. Presentava una serie di leggi che dividevano la popolazione in due parti distinte. Venivano divisi i bagni, i marciapiedi, i mezzi e i luoghi pubblici; e alla parte di popolazione ”bianca” erano riservati i servizi più efficienti.

Nel 1950 furono, persino, proibiti i matrimoni misti. La sconfitta dell’apartheid si deve, soprattutto, a Nelson Mandela, leader dell’African Nazional Congress; divenuto anche il presidente del Sudafrica, grazie a lui furono approvate nuove leggi.

Un altro esempio di grande intolleranza e di forte indifferenza avvenne durante la seconda guerra mondiale da parte dei nazisti nei confronti degli ebrei, i quali furono perseguitati, ingannati e uccisi con abominevole ferocia.

Ma ancora oggi avvengono discriminazioni razziali; ad esempio contro calciatori, tra cui Mario Balotelli il quale, stanco dei continui cori razzisti, lanciò il pallone verso i tifosi.

Però atteggiamenti razzisti si verificano anche per le strade, contro persone che nemmeno si conoscono, ma il danno peggiore è costituito dall’indifferenza, infatti sono ”colpevoli” anche le persone che assistono a questi episodi ma non fanno niente. É il caso di George Floyd che avrebbe potuto salvarsi se qualcuno fosse intervenuto.

Troppo spesso, si ha paura della diversità, di quello che va al di fuori da ciò che riteniamo ”normale”; non deve essere così, dobbiamo vivere tutti insieme pacificamente, senza dover fare distinzioni prive di significato.

Le diverse lingue e culture vanno viste come un modo per arricchirsi e non come qualcosa di diverso che va isolato.

Simone Fugazzotto fu il no al razzismo per la lega calcio e la serie A. No al razzismo fu il messaggio più forte che fu gridato nel mondo del calcio per combattere una piaga che una volta si e l’altra pure colpisce,ancora oggi,gli stadi di tutto il mondo. Nell’iniziativa contro il razzismo il trittico realizzato da Simone ,artista milanese di grande talento, fu presentato dalla lega serie A con un risultato del tutto inaspettato, dove la lotta contro il razzismo finì in secondo piano.

Non venne capita la libertà dell’artista di esplorare nuove visioni come strumento e mezzo per comunicare un pensiero personale che poteva diventare un messaggio universale intercettando il sentimento e la sensibilità di una larga fascia sociale.

La libertà di espressione di Simone Fugazzotto lo portò ad accettare di veicolare, attraverso le scimmie,protagoniste delle sue opere,un messaggio chiaro e forte: No al razzismo.

Le tre opere in versione occidentale, asiatica e di colore presentarono la scimmia quale metafora dell’essere umano. Del resto la teoria evolutiva dice questo: da qui parte tutto.

La scimmia é dunque come la scintilla per insegnare a tutti che non c’è differenza tra gli esseri umani.

Bisognerebbe smettere di censurare la parola scimmia nel mondo del calcio e rigirare il concetto: affermare invece che alla fine siamo tutti delle scimmie.

Perché se siamo esseri umani, scimmie, anime reincarnate, energia, alieni, l’importante è sentire un sentimento ed un concetto di eguaglianza e fratellanza.

Bisognerebbe combattere il razzismo con le stesse parole di chi le usa per offendere rigirandogliele contro. Questo è il messaggio che portò Simone a realizzare quel trittico che parlava e parla di uguaglianza.

La domanda è: cosa è mancato? La comunicazione o è stata semplicemente un’occasione di confronto pubblico?

Conosciamo meglio Simone.

Intervista a Simone Fugazzotto.

Simone Fugazzotto (1983 – Milano – Italy)

Simone Fugazzotto nasce a Milano nel 1983. Il suo curriculum è ricco di esperienze internazionali, espone abitualmente a New York, Parigi e Milano. Accademicamente formato, Fugazzotto è comunque distaccato da influenze classiche, impegnato nella sperimentazione di nuove modalità espressive, fondendo texture e concetti, utilizzando il supporto tela prima per arrivare al calcestruzzo. Disegnatore da bambino, amante della storia dell’arte in adolescenza, poi pittore presso l’Accademia. Irrefrenabile attività interiore ed espressiva per trovare la sua strada, una propria voce non necessariamente ancorata agli insegnamenti accademici, approfittando del mezzo artistico primario della pittura: la pennellata diventa intensa, forte, di spessore, quasi come un graffio, la tela è parte integrante del suo lavoro, miscela colore e juta. Poi passa al plexiglas e al calcestruzzo, frutto dal bisogno di cambiamento, perché la mente è in subbuglio costante, curiosità, ricerca, novità. Nei suoi dipinti abbiamo esseri umani sofisticati, le situazioni più disparate, che si sposano con la figura della Scimmia: punto di origine che costituisce un modello per cosa dovremmo tornare ad essere, un’armonia, ove sia possibile coesistere con la natura, un modello di semplicità e di integrità.

L’ordine sociale razzista, diverso dal razzismo che può essere individuale, identifica ogni persona emarginata, svantaggiata o povera. Il razzismo è multiforme. Non esiste un solo razzismo ma tanti razzismi o diversi tipi di razzismi. Tutti dello stesso grado di gravità. In Italia, in Europa, negli ultimi anni, si è diffuso un razzismo strisciante che va dall’aperta ostilità al diverso, a forme di paternalismo più o meno spinte.D’altra parte si è diffusa l’ideologia del “non sono razzista ma…”, con quel “ma..” paradossalmente privo di significati e carico di pregiudizi. Qual’e’ la tua posizione in merito Simone?

Viviamo in un mondo ipocrita, dove tanti (non tutti fortunatamente) in pubblico predicano uguaglianza ma poi in privato sfogano inquietanti e velenosi malesseri e paure. Da quando sono al mondo (trentasette anni ahimè) ho sempre visto l’essere umano come un animale impaurito, che cerca disperatamente qualche appiglio per sentirsi più al sicuro da quelle che ritiene minacce tangibili per la sua esistenza, ma che nessuno, e da questo principio nascono odio e intolleranza, può garantirgli. Sicurezze ricercate principalmente fuggendo da chi è diverso o che si percepisce come tale.

I razzisti dicono che i “negri” sono come le scimmie e quindi non si possono raffigurare scimmie. Come a dire che Dante non potrebbe punire i peccatori dell’Inferno altrimenti ,per analogia, sarebbe anche lui un blasfemo. Ma è notorio, almeno per chi ti conosce e per chi ti segue, che le tue scimmie sono la metafora dell’essere umano. Vorresti chiarire una volta per tutte questo concetto perché credo sia la domanda che più frequentemente ti viene posta?

Le mie scimmie siamo noi. Raccontati attraverso le nostre magiche, irrazionali e colorate debolezze, pensa che la maggior parte delle scimmie che dipingo sono autoritratti, perché di me più di chiunque altro conosco i difetti, le malinconie e le assurdità. Dire che dipingere una scimmia che si atteggia a uomo è un soggetto razzista é, a mio modo di vedere, razzista. Si dice che la bellezza (come la bruttezza) sta negli occhi di chi guarda no? Ecco probabilmente chi ha visto del male in quelle opere d’arte un pò di male ce lo aveva dentro.

La costante ripetizione di un soggetto rende le tue opere riconoscibili e l’indagine sul tema molto approfondita. Qual è il valore che permette al primate di porsi al centro della tua poetica? Credi che le scimmie e dunque il richiamo alle origini abbiano lo scopo di smascherarci, per rivelarci quanto siamo deboli, patetici e, restando involuti, giammai straordinari?

Esatto. Trovo le scimmie perfette per descrivere l’Uomo perché riesco attraverso i loro sguardi a raccontare emozioni umane, ma con un estetica che ci ricorda il distacco che esiste tra noi e la natura. Ogni mia scimmia che compie un nostro gesto quotidiano (come guardale il telefono, truccarsi o fumare) rende esplicita la follia di alcune nostre abitudini, che ormai noi viviamo come assoluta normalità.

Oggi, alla luce degli innumerevoli fatti di cronaca che hanno al centro la ferocia razzista, xenofoba, sessista e più in generale violenza, sangue, egoismo e morte, nel passaggio da uomo a primate, chi ha prevalso: la ragione, che sappiamo essere degli uomini o l’istinto animale? E dunque l’uomo sulla bestia o la bestia sull’uomo? L’uomo si è mai evoluto?

Evoluzione / Involuzione.

Se la scimmia è il riflesso dell’uomo visto attraverso uno specchio rotto, noi, da che parte dobbiamo guardare?

Dovremmo sforzarci di guardare dentro lo specchio, senza paura di vederci per quello che siamo. Molta gente non sopporta la vista delle scimmie sai perché? Perché in qualche modo sente un profondo e strano legame che non riesce a spiegarsi e allora si preferisce guardare altrove. Uno specchio rotto genera immagini suggestive, bisognerebbe imparare a conviverci un pò meglio.

Progetti in cantiere?

Tante mostre e collaborazioni, qualcuna rimandata dal recente periodo di stop e altre nuove, non vedo l’ora di poter ricominciare a parlare di arte senza per forza che nella stessa frase ci sia anche la parola virus.
Grazie.

Grazie a te caro Simone.

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Pubblicato da
Daniela Piesco

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