‘L’attualità di Rosario Livatino è sorprendente, perché coglie i segni di quel che sarebbe emerso con maggiore evidenza nei decenni seguenti, non soltanto in Italia, cioè la giustificazione dello sconfinamento del giudice in ambiti non propri, soprattutto nelle materie dei cosiddetti ‘nuovi diritti’, con sentenze che sembrano preoccupate di esaudire desideri sempre nuovi, disancorati da ogni limite oggettivo”, ha aggiunto il Pontefice.
Per Francesco, il magistrato ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 a 38 anni – e per il quale si è concluso positivamente il processo diocesano di beatificazione – continua “ad essere un esempio, anzitutto per coloro che svolgono l’impegnativo e complicato lavoro di giudice”.
Livatino, ha proseguito il Pontefice, ” è un esempio non soltanto per i magistrati, ma per tutti coloro che operano nel campo del diritto: per la coerenza tra la sua fede e il suo impegno di lavoro, e per l’attualità delle sue riflessioni”.
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