“Pentagramma di parole”: la nuova silloge poetica di Tiziana Celano

pentagramma di parole tiziana celanoIn un’epoca in cui la parola spesso rischia di perdersi nel frastuono quotidiano, la poesia rimane uno spazio intimo e necessario per chi, come Tiziana Celano, sceglie di attraversare le pieghe dell’anima con la delicatezza di chi sa ascoltare. La sua ultima silloge, “Pentagramma di parole” (Aletti Editore, 2025), rappresenta un nuovo tassello del suo percorso poetico, in cui la musica diventa metafora e sostanza, colonna sonora di un viaggio interiore che si nutre di silenzi e vibrazioni segrete.

La poesia di Celano si nutre di esperienze personali e universali, trovando nella musica non solo una fonte d’ispirazione, ma un vero e proprio modo di intendere la parola come suono, come battito del cuore. Artisti come Andrea Vanzo, David Garrett, Tony Ann e Dawid Nowaczyk hanno saputo influenzare la sua sensibilità artistica, offrendo melodie e armonie capaci di tradursi in versi, in un dialogo continuo tra note e parole. Non è un caso che la silloge si intitoli “Pentagramma di parole”: un titolo che già racchiude la sinestesia di suono e senso, di ritmo e immagine.

In questa intervista, proveremo a esplorare il suo mondo poetico, a comprendere come la musica influenzi la sua scrittura e come la parola riesca a trasformarsi in suono, in carezza, in respiro. Parleremo dei temi che abitano la sua poesia, delle sfide della scrittura oggi e del suo rapporto con i lettori. Ma anche della sua storia personale, delle radici che l’hanno portata fin qui, dei progetti futuri che nutre e delle emozioni che ogni poesia le restituisce. Perché la poesia di Tiziana Celano non è soltanto un atto creativo: è un invito ad ascoltare, a lasciarsi attraversare dalla bellezza e dalla fragilità della vita.

1. Il titolo della sua ultima silloge, “Pentagramma di parole”, richiama immediatamente la musica. Qual è per lei il legame più profondo tra musica e poesia, e in che modo la musica ha influenzato la sua scrittura?

La poesia e la musica sono interconnesse, si tengono per mano. L’una è il trainante dell’altro. La musica chiama i versi; l’una la band e l’altra la canzone. Nella nostra contemporaneità c’è ancora molta differenza tra le arti. La poesia, un tempo, nasceva con la musica. La mia poesia trae spunto dalla musica, da un ascolto immersivo degli spartiti che innescano i versi. Per me, scrivere immergendosi in una riflessione sonora è fondamentale.

2. Nei suoi versi si percepisce una grande attenzione al ritmo e alla musicalità delle parole. Quali sono i musicisti che più l’hanno ispirata e cosa, delle loro composizioni, ha sentito più vicino alla sua sensibilità poetica?

I musicisti che maggiormente mi hanno ispirato sono gli autori di note composizioni quali Andrea Vanzo, Tony Ann, David Garrett, Raffaele Grimaldi, Dawid Nowack e molti, molti altri.

3. La prefazione di Hafez Haidar sottolinea l’universalità dei suoi versi. Quanto conta per lei che la poesia non sia solo un fatto personale, ma diventi un linguaggio condiviso capace di parlare anche agli altri?

La poesia dovrebbe trasportare il lettore in una dimensione che il poeta ha cercato di evocare. Con semplici versi, la parola deve avere la capacità di attraversare il tempo e lo spazio richiamando a sentimenti autentici. Il poeta diventa guida, vento e radice. La finalità è un lirismo universale che supera le barriere linguistiche e culturali, trovando risonanza in ogni cuore connesso.

4. L’ambientazione delle sue poesie non è mai del tutto definita, come se la parola cercasse uno spazio interiore più che esteriore. Se ci sono, quali sono i luoghi, reali o simbolici, che abitano la sua poesia e che la ispirano maggiormente?

La mia poesia non ha luoghi definiti ma mira ad abitare gli spazi dell’interiorità, della mente e celebra come luogo perfetto la natura e i suoi elementi.

5. Il suo stile è caratterizzato da un lessico asciutto, essenziale, e da versi brevi, quasi aforistici. È una scelta consapevole oppure nasce spontaneamente dal suo modo di scrivere? Quali sono stati i suoi poeti di riferimento? C’è una poesia che vorrebbe aver scritto lei, se sì, qual è e perché?

Il lessico è asciutto perché la struttura non segue uno schema metrico preciso. I poeti di riferimento a cui mi rifaccio sono tanti: da Dante e la lirica stilnovista alle poesie di Rabindranath Tagore che dà valore all’amore e alla vita. In particolare, Tagore e Gibran mi hanno appassionato per la loro ricerca dell’armonia e della bellezza. Una tra le poesie che mi scuotono maggiormente è sicuramente “Alla luna” di Leopardi; tuttavia, anche tra i poeti contemporanei ci sono versi e stili che non mi lasciano indifferente, per esempio “Quando spunta la luna “di Federico Garcia Lorca: avrei voluto scriverla io.

6. Nella sua poesia si avverte spesso un dialogo sommesso tra il narratore e sé stesso, come se la scrittura fosse anche un momento di riflessione personale. Che ruolo ha per lei la poesia come forma di conoscenza interiore?

La poesia, attraverso i versi si trasforma in essenza. Col suo solo esistere ci permette di gridare ai sentimenti in questa nostra epoca dove le persone hanno un’attenzione breve e fugace. Il valore del componimento poetico si propone di riuscire a catturare il punto focale interiore. Aver cura di noi stessi e fare attenzione a quello che ci circonda ci conduce verso una nuova emotività e a un’inedita forma mentis: per rappresentare al meglio l’animo umano.

7. Chi è, secondo lei, il lettore ideale delle sue poesie? A chi si rivolge quando scrive?

Dal mio punto di vista, nella poesia ogni lettore dovrebbe poter leggere sé stesso e ritrovare un pezzo di sé. Per quanto riguarda le mie poesie, non credo abbiano un lettore specifico e definitivo: forse, a doverne individuare uno ideale, si potrebbe dire che i miei versi sono destinati a chiunque ricerchi un’introduzione dolce e delicata e una vibrante esperienza sensoriale attraverso l’ascolto e l’osservazione della natura per farsi toccare le corde del cuore dalle parole del Pentagramma.

8. In un’epoca in cui la parola è spesso inflazionata e veloce, cosa significa per lei “trovare il tempo” per scrivere poesia e per leggerla?

In un’epoca dove tutto è veloce e i sentimenti sono consumati in un post sui social, da poetessa è importante preservare la qualità, porsela come un obiettivo. Sensibilizzare profondamente e coltivare la passione per la poesia, nonché motivare alla lettura diventa un’esigenza e una specie di educazione sentimentale.

9. Qual è la poesia della sua raccolta a cui è più legata emotivamente e perché?

“1000 albe” è la poesia autobiografica a cui sono legata maggiormente perché mi descrive, racconta di me. Spesso è difficile consegnarsi al lettore con le parole giuste. Eppure, ci ho provato, e spero di esserci riuscita. Ringrazio i lettori per avermi dato l’opportunità e l’attenzione per dar voce ai miei versi.

10. Sta già lavorando a nuove poesie o a progetti letterari futuri? Può darci qualche anticipazione su quello che ci aspetta dopo “Pentagramma di parole”?

Mentre lavoro a una nuova raccolta poetica e ho in porto una collaborazione in un’antologia poetica, sto ultimando un romanzo che riprende lo stile e le tematiche di alcuni componimenti di Pentagramma di parole, che spero possa presto raggiungere nuovi porti e lettori.